mercoledì 9 luglio 2008

Emergenza sicurezza nel quartiere di Madonna Alta

Via Rizzo è una strada che attraversa alcuni dei condomini che caratterizzano il quartiere di Madonna Alta.
La stessa strada su cui si affaccia il palazzone in cui Ana Maria è stata uccisa la notte scorsa e probabilmente la stessa via di fuga che l’assassino ha percorso dopo aver tolto il respiro alla sfortunata rumena.
Di tradizione una strada tipica di un quartiere residenziale, apparentemente ben tenuta e piena di verde. In realtà una via dove i segni del degrado si vedono tutti.
Lo sanno i residenti che oramai ci hanno fatto l’abitudine e lo intuisce anche chi capita qui per caso, notando che i cespugli di alloro e di oleandro sono tutti “bucherellati”.
“Ci nascondono la droga in continuazione - spiega uno dei tanti curiosi che ieri mattina è venuto a vedere cosa era successo al civico 87 di via Rizzo -. Qui da qualche anno l’ambiente è completamente cambiato.
Sì, sono rimaste le famiglie ma non è che ti puoi più muovere in tranquillità come era una volta. Nei giardini c’è sempre il rischio di imbattersi in qualche siringa e di notte qui c’è un via vai continuo verso la farmacia”.
Quello che una volta era un plus valore per un quartiere (ovvero la farmacia a portata di mano) è divenuto quindi un qualcosa che in realtà convoglia anche un’utenza non gradita, che acquista stupefacenti nella zona della stazione e viene a consumare qui.
“Arrivano da via Martiri dei Lager e via del Macello - continua uno dei residenti mostrando i cespugli rovinati -.
Gli spacciatori nascondono la sostanza in mezzo alle piante e poi arrivano i tossicodipendenti, che per cercarla distruggono tutto”. Non è un caso che di recente a Madonna Alta si siano verificate diverse overdosi. L’altro problema con cui i residenti del quartiere si trovano a convivere ed esploso tragicamente sotto gli occhi di tutti è il fenomeno della prostituzione.
Proteste ed esposti a più riprese sono stati fatti nel corso degli ultimi anni dai residenti e dagli amministratori dei condomini, per richiamare l’attenzione delle forze dell’ordine su un’invasione che ha rapidamente mutato il quartiere. Infatti i numerosi mini appartamenti (monolocali e bilocali) ricavati nei condomini sono gettonati da giovani donne, soprattutto di provenienza dai paesi dell’Est, che li tengono come base per poi esercitare su strada.
“Mah, alla fine non danno fastidio - spiega una signora che abita nella scala B del palazzo dove Ana Maria è stata uccisa -. Escono la sera tardi e rientrano quando la gente normale dorme. Altro discorso da fare è invece con i transessuali, che si trascinavano in schiamazzi e discussioni per tutta la notte. Alla fine da qui se ne sono andati ma è stata dura. Queste signorine invece sono più tranquille. E lavorano su strada così non si portano gli uomini in casa e di via vai non ne vediamo. Almeno qui da noi”.
“Prendono il taxi e vanno a lavorare - continua un pensionato che abita in via Rizzo -. Il problema è che tanti perugini affittano in maniera sconsiderata a queste ragazze che non si tirano dietro a richieste assurde in termini economici e ovviamente in nero. E così questo tipo di condomini si riempiono”.
Tra i residenti della zona c’è anche il capogruppo di Forza Italia Massimo Monni che ben conosce la situazione in questi paraggi, i cambiamenti degli ultimi anni e gli effetti che un simile presente ha sui residenti.
“Ennesimo episodio che riporta Perugia sulle pagine dei giornali nazionali. Una volta la nostra città era un simbolo di cultura e civiltà adesso è conosciuta per fatti di cronaca gravissimi che non danno un’immagine edificante di Perugia - commenta Monni, ricordando che qui furti, risse e violente discussioni tra trans sono all’ordine del giorno e della notte -.
Se siamo arrivati a questo punto ci sono precise responsabilità politiche. Ed è la conseguenza di un atteggiamento buonista, come il tenere il problema criminalità sotto traccia”.

Giovanna Belardi dal Corriere dell'Umbria

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