giovedì 5 febbraio 2009

L'eccellenza della Farmacia a Perugia

Professor Carlo Rossi, secondo il Rapporto Censis 2008, la facoltà di Farmacia di Perugia è passata dal terzo al primo posto tra le facoltà di Farmacia in Italia.
Cosa è stato determinante per raggiungere questo importante traguardo?
"Secondo dei parametri prestabiliti, la facoltà di Farmacia eccelle per l'internazionalizzazione, per la produttività, per l'attività scientifica e anche perché ha tentato di ringiovanire il "parco" docenti, immettendo all'interno della sua organizzazione didattica un cospicuo numero di ricercatori.
La facoltà di Farmacia, e non solo quella di Perugia, ha effettuato una politica sempre molto oculata in materia, per cui, il problema della cosidetta piramide rovesciata non esiste."
Quale politica avete intrapreso nei confronti dei ricercatori, data la vostra vocazione verso la ricerca di base?
"Ultimamente la politica della nostra facoltà è stata indirizzata all'allargamento della base, aumentando l'organico con sei nuovi ricercatori.
Ad oggi si annoverano trentadue ricercatori, ventuno associati e sedici ordinari. Selezione e qualità sono sempre stati i parametri che la nostra facoltà ha adottato per costruire la propria futura classe docente nella convinzione che questa sia l'unica via da perseguire per ottenere concreti risultati di eccellenza sia nella docenza che nella ricerca, sia essa di base che applicata."
Passando all'organizzazione didattica, quali sono stati i cambiamenti che ha portato la riforma universitaria del "3+2"? "Noi non abbiamo il "3+2
" poiché, in applicazione delle regole europee, la facoltà di Farmacia, nei suoi corsi di laurea storici, che sono farmacia e chimica e tecnologia farmaceutiche (Ctf), è a ciclo unico.
Pur tuttavia, con il decreto ministeriale 509, erano stati attivati tre corsi triennali in tecniche erboristiche, informazione scientifica sul farmaco e controllo di qualità nel settore industriale farmaceutico ed alimentare.
Il decreto Bersani sulle liberalizzazioni infatti ha dato origine alle para-farmacie infliggendo indirettamente un colpo mortale alle tecniche erboristiche, prevedendo la figura di un farmacista alla direzione delle parafarmacie.
Pertanto, su questo fronte, si è registrata una riduzione delle iscrizioni. I corsi di laurea in controllo di qualità nell'industria farmaceutica e alimentare ed informatore scientifico sul farmaco non hanno avuto successo anche perché la nostra società non è preparata ad accettare queste nuove figure di quadri.
Questa è la ragione per cui la facoltà ha deciso di disattivare tutte e tre le classi triennali garantendo comunque agli iscritti la possibilità di portate a termine gli studi iniziati.
Al contrario, il corso di laurea in farmacia vede costantemente crescere il numero dei propri iscritti.
Anche quest'anno registriamo un aumento delle iscrizioni del 3 per cento, che solo a farmacia sono 216."
Avete particolari accordi di cooperazione scientifica con enti pubblici e imprese private che permettono ai vostri studenti di fare pratica sul campo?
"La nostra facoltà ha attivato convenzioni con circa il 90 per cento delle industrie farmaceutiche che operano nel suolo italiano, oltre che con l'istituto zooprofilattico delle Marche e dell'Umbria, e con quelle farmacie che hanno un laboratorio di preparazioni attivo.
Con le aziende locali non abbiamo progetti di ricerca perché in Umbria non ci sono industrie farmaceutiche.
Abbiamo invece progetti culturali con l'estero che prevedono la mobilità degli studenti e dei docenti.
A parte il progetto Erasmus, abbiamo trattati culturali quadro con la Turchia, Singapore e gli Stati Uniti.
Abbiamo proposto inoltre alle facoltà di farmacia delle Università americane del Kentucky e di Pittsburgh accordi per fare espletare ai nostri studenti il tirocinio professionale, obbligatorio e parte integrante del percorso di laurea in farmacia."
Quali sono gli sbocchi lavorativi dei giovani laureati in farmacia o in Ctf?
"Innanzitutto i laureati in farmacia possono lavorare nelle farmacie, nelle parafarmacie oltre che nelle farmacie ospedaliere.
Possono lavorare nelle officine farmaceutiche ricoprendo il ruolo di direttore e nelle aziende erogatrici di farmaci all'ingrosso, dove il direttore deve essere necessariamente un farmacista.
Inoltre nelle industrie farmaceutiche possono occupare il ruolo di direttore di produzione. In Italia il numero dei laureati in farmacia e Ctf è inferiore al fabbisogno nazionale, per cui non c'è disoccupazione."
La maggior parte dei brevetti farmaceutici provengono dai paesi esteri. In Italia il rapporto tra università e ricerca farmaceutica è buono. In che modo la vostra facoltà si inserisce in reti nazionali e internazionali di ricerca sui farmaci?
"Alcuni professori della nostra facoltà hanno legami piuttosto robusti con l'industria farmaceutica, più a livello internazionale che nazionale.
Industrie farmaceutiche del nord Italia ultimamente ci hanno contattato per esplorare la possibilità di stipulare accordi di collaborazione.
I nostri ricercatori sono tutti molto produttivi come dimostrato dalle numerose pubblicazioni, edite su riviste internazionali di alto impatto scientifico.
Il gruppo di chimica farmaceutica, così come quello di farmacologia hanno tra l'altro sviluppato importanti ricerche che hanno condotto al deposito di brevetti."
6 Continua (Le puntate precedenti sono uscite il 10 e il 17 dicembre (Quadro generale sull'ateneo), il 14 gennaio (Giuriprudenza), il 21 gennaio (Scienze politiche) e il 28 gennaio (Ingegneria))
Carlo Timio
Corriere dell'Umbria Mercoledì 4 Febbraio 2009

1 commento:

  1. Peccato solo che i laureati in Farmacia siano disoccupati e con prospettive ancora nulle anche dopo il tirocinio post laurea!
    Se l'università per saldare i debiti continua a far iscrivere centinaia di studenti per possibilità di inserimento (neanche a breve termine) prossime allo zero: cambiate facoltà da subito! il mercato del lavoro nelle farmacie in Umbria è più che saturo!
    Disoccupata in Farmacia!

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