venerdì 27 marzo 2009

Stefano Benni e l'omaggio a Osvaldo Soriano

Di sé diceva di avere un passato da grande centravanti, ma non tutti quelli che l'hanno visto giocare sembrano essere d'accordo.
Con la sua flemma argentina, da argentino che può farsi beffe senza mentire e viceversa, Osvaldo Soriano raccontava un calcio fantastico e certamente magico, in cui non poteva far troppa differenza essere stato o non essere stato davvero un "nueve" di talento.
È morto da dodici anni, Soriano, e da morto è riuscito nell'impresa, che a lui sarebbe interessata poco, c'è da scommettere, di diventare lo scrittore del calcio per antonomasia.
Quello del rigore più lungo del mondo, del Gato Diaz e del Negro Varela, quello della passione per il San Lorenzo de Almagro e dell'amore per Diego Armando Maradona, quello che spremeva storie su storie d'Argentina e ne sapeva tirar fuori tango e pallone.
Ma ovviamente la letteratura di Soriano non era solo calcio, esattamente come la sua vita non era solo letteratura.
La sua fuga dall'Argentina lacerata dalla barbarie del regime di Videla ne fece uno scrittore esiliato, come tanti sudamericani negli anni Settanta e Ottanta, i suoi racconti e i suoi romanzi spiegarono al mondo la sofferenza e la straordinaria tempra di un intero popolo.
La magia del Rio de la Plata, tutta la malinconia di una terra sconfinata che sembra non saper distinguere tra norma ed eccezione.
In fondo, però, è sbagliato ridurre l'intera opera di Soriano alla cifra dell'argentinità. Non a caso in Triste, solitario y final, probabilmente il più celebre dei suoi romanzi, lo scrittore narra la Los Angeles di Stan Laurel e Philip Marlowe.
Stefano Benni lo conosceva bene, Soriano, ed è per questo che lunedì sarà a Perugia a parlarne, a raccontare la sua parabola di uomo morto troppo giovane, a poco più di cinquant'anni, di uomo forte e beffardo, di scrittore flemmatico e decisivo.
L'omaggio di un amico e il tributo di un compagno di lettere, l'intreccio tra due grandi scritture che hanno segnato l'educazione letteraria di generazioni di italiani e non solo di italiani.
Insieme a Benni ci sarà Pippo Russo, anche lui scrittore e anche lui, tra le altre cose, scrittore di calcio, che nel suo romanzo "Il mio nome è Nedo Ludi" qualche anno fa fece del pallone la metafora filosofica e politica della resistenza contro la modernità.
Dal legame tra calcio e letteratura i due autori prenderanno spunto per toccare i temi principali dell'opera di Soriano, tra letture, aneddoti ed analisi.
Durante la serata, che prenderà inizio alle nove di sera alla sala dei Notari, verranno proiettatati dei contributi filmati estrapolati da un dialogo sul calcio tra Soriano e il fumettista e narratore argentino Roberto Fontanarrosa andato in onda a metà degli anni Novanta sulla televisione pubblica del Paese sudamericano.
Si tratta di un reperto raro, fornito dall'associazione La corsa di Miguel di Roma. L'iniziativa, frutto della collaborazione tra l'associazione culturale Banana Republic e l'assessorato alla Cultura del Comune di Perugia, è a ingresso gratuito
Gio.diz.
Corriere dell'Umbria Venerdì 27 Marzo 2009

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