giovedì 23 luglio 2009

Università di Perugia: tasse aumento medio 200

Tanto tuonò che piovve sul capo degli oltre trentamila studenti iscritti all'Università di Perugia e sui bilanci delle rispettive famiglie.
Il consiglio di amministrazione dell'ateneo guidato dal rettore Bistoni ha deciso ieri mattina (9 favorevoli, 3 contrari, 1 astenuto) di aumentare le tasse universitarie secondo quanto già disposto pochi giorni fa dal Senato accademico.
Un aumento medio di 200 euro, con picchi che possono toccare i 400 con incrementi percentuali che in alcuni casi raggiungono il 70% e con fasce di reddito che da 20 passano a 10.
É questa la supermanovra in forza della quale si prevede di incassare circa 30 milioni di euro, con un incremento di oltre il 10% rispetto allo scorso anno.
Le nuove rette andranno da un minimo di 424 euro ad un massimo di 1.680 euro.
"La realtà - commenta il coordinatore della Sinistra universitaria Leonardo Esposito - è che l'aumento previsto non è solo questione di cifre e aliquote.
Penso che difficilmente una famiglia che stenta ad arrivare alla fine del mese, con un aumento di 400 euro sulle tasse, decida di non mangiare per poter permettere al figlio di studiare.
Il fatto è che l'Università chiude le porte a tanti studenti e mette in crisi il futuro di molti giovani.
Non capisco come si possa avere il coraggio di parlare ancora di merito e di innovazione. É merito dire a un ragazzo di venti anni che non potrà frequentare l'università perché costa troppo e non se lo può permettere? "
Entrando più nel dettaglio della vicenda, anche in seno al consiglio di amministrazione di ieri mattina è andato in scena lo scontro fra rappresentanti degli studenti, su tutti Sinistra universitaria-Udu, e vertici dell'università.
La decisione, annunciata da tempo anche sulla scorta di una serie di provvedimenti adottati a livello di governo centrale, è passata ad amplissima maggioranza secondo uno schema che ha suscitato critiche feroci e che nei prossimi mesi dovrebbe dar luogo anche a forme di protesta clamorose.
Nel mirino degli studenti ci sono sia i "ritocchi" che la nuova suddivisione delle fasce di reddito alle quali fanno riferimento le tasse da pagare.
Non più tardi dell'altra mattina, in occasione di una conferenza stampa convocata per annunciare la propria posizione, Sinistra universitaria-Udu aveva fatto esempi quanto mai calzanti: una famiglia con Iseeu fra 20.000 e 21.000 euro che prima pagava 627,47 euro ora ne dovrà sborsare 1.026,10, con un incremento del 64%; chi ha un reddito fra 65.000 e 70.000 euro passerà invece da 1.437,47 a 1.598,89 euro, dovendosi cioè accollare un aumento dell'11%.
Gli studenti hanno criticato con durezza la decisione assunta da Palazzo Murena, anche perché è molto difficile non pensare che gli aumenti siano la risposta dell'ateneo alla riduzione dei fondi statali.
Critiche forti anche in considerazione del fatto che - come ha sottolineato Tommaso Bori, uno dei tre rappresentanti degli studenti in consiglio di amministrazione - non sì è tenuto minimamente conto di richieste assai chiare.
"Ci siamo trovati a valutare - spiega Bori - un mero aumento di tasse, senza alcun tipo di concertazione o pianificazione di lungo periodo.
Avevamo chiesto che venisse messo in campo un piano di razionalizzazione delle spese dell'ateneo, che si controllasse al meglio l'evasione e l'elusione fiscale che non sono un sintomo o un'aggravante, bensì la causa originaria del problema della tassazione studentesca.
In particolare, avevamo sollecitato controlli a campione più severi e con l'utilizzo dell'Isee al posto dell'Iseeu così da poter fare delle verifiche incrociate con altre agenzie.
Avevamo chiesto che fosse rispettato il piano triennale concordato con l'amministrazione e sottoscritto dal rettore in cui si vincolavano gli eventuali aumenti progressivi delle tasse al miglioramento dei servizi agli studenti.
Chiedevamo che l'aumento fosse ridiviso in senso proporzionale tra le varie fasce di reddito, che si dividessero le tasse in quattro rate anziché tre e che fossero tutte simili e non alcune molto più pesanti ed altre molto più leggere e che fossero mantenute le 20 fasce di reddito progressive per arrivare fino agli 80.000 euro di reddito."
Richieste, è evidente, che sono rimaste lettera morta tanto che non è fuori luogo pensare ad un "autunno caldo" sul fronte della protesta
Mauro Barzagna
Corriere dell'Umbria Mercoledì 22 Luglio 2009

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