sabato 27 febbraio 2010

Numeri fallimentari per il piano casa regionale

Il piano casa regionale? Un fallimento. Almeno secondo i dati che ieri pomeriggio sono stati snocciolati durante un convegno organizzato dall'Associazione ecologisti democratici che si è tenuto all'hotel Giò di Perugia. A illustrarli è stato Franco Marini, presidente della sezione umbra dell'Inu (Istituto nazionale urbanistica). Ebbene, i numeri sono piuttosto impietosi. Nella fattispecie, sarebbero giunte dodici-tredici domande per Perugia e cinque-sei per Terni. Stessa musica per i comuni più piccoli.
Tanto per fare un esempio, solo due domande sono state avanzate in quello di Magione. Gli allarmi relativi alla "cementificazione selvaggia" che il piano casa avrebbe dovuto causare, dunque, sono tutti rientrati. D'altro canto, le rosee previsioni sull'impatto economico dello stesso provvedimento sono andate a farsi benedire. L'Associazione ecologisti democratici ha anche condotto, nei giorni scorsi, un sondaggio tra i "portatori di interesse" (ovvero Associazione piccoli proprietari, Ater, Associazione inquilini, Associazione Monti del Tezio, Confapi, Italia Nostra, Associazione piccole e medie imprese, La città di tutti, Legambiente e Ordine degli architetti) della legge n.13/09 "Piano casa Umbria" e n. 17/08
"Sostenibilità ambientale degli edifici."
Il vero rilancio del settore costruzioni - come più volte affermato ieri nel corso degli interventi - può arrivare solo seguendo determinate strade, che passano per svolte obbligate quali innovazione, qualità, risparmio energetico, mobilità facilitata, attenzione per le fasce sociali più deboli. In particolare, è stato evidenziato come l'edilizia certificata possa garantire i massimi standard abitativi per chi vive in un'abitazione. Una qualità che può dare vita a una sorta di circolo virtuoso che vada a risvegliare il mercato e, di conseguenza, che spinga l'intero comparto edile
Da.Bri.
Corriere dell'Umbria Sabato 27 Febbraio 2010

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