mercoledì 20 marzo 2013

Così ho salvato la Fontana Maggiore

Una vita per l'arte e nell'arte, in difesa della bellezza. Sempre con Perugia nel cuore, centro di gravità di una carriera vertiginosa con incarichi sempre più importanti e prestigiosi nelle Soprintendenze di tutta Italia. Caterina Bon Valsassina racconta con orgoglio ed emozione sincera quella che definisce “l'insana passione” per la storia dell'arte.

“Sono nata a Perugia, ci sono rimasta fino al primo anno di Università, questo mestiere l'ho deciso a 16 anni”. Come è successo? “Grazie alla mia insegnante di storia dell'arte del Liceo Classico, Mariella Liverani. Ricordo benissimo, in un preciso momento ho capito quello che volevo fare. La cosa strana è che a 16 anni era già tutto chiaro: non storia dell'arte in generale, io volevo proprio lavorare in Soprintendenza. Poi? Mi sono iscritta all'Università qui a Perugia, mi ci è voluto un anno intero per convincere mio padre a mandarmi a studiare fuori, a Firenze. L'Università migliore, dove mi sono laureata”.

Li inizia la sua carriera, ricchissima. Primi passi? “Nel 1980 faccio il primo concorso da ispettore della Soprintendenza. Vinco, scelgo Napoli come destinazione. Volutamente non sono tornata a Perugia, avevo ancora bisogno di essere libera, di mantenere la mia autonomia, di restare lontano”. Poi c'è Roma... “Già, al Gabinetto del Ministro Scotti, poi Palazzo Venezia, la Soprintendenza, il doppio incarico per la mostra su Garibaldi e la direzione del Laboratorio di restauro. Nell'87 vinco il concorso del Ministero degli Affari Esteri, un anno in Kenia, mi sono praticamente inventata il lavoro”. L'Umbria quando arriva? “Ci sono tornata per questioni personali, dal 1989 al 2001 sono stata qui. Venivo da una soprintendenza storico-artistica, questa era mista: un periodo meraviglioso, fondamentale, tutto quello che ho fatto dopo lo devo a questa esperienza, ho imparato quello che mi è servito in questo mestiere”.

Momenti clou? “Il restauro della Fontana Maggiore, la direzione di Palazzo Ducale di Gubbio e della Rocca Albornoziana di Spoleto. Ho elaborato una nuova idea di gestione, il contratto di comodato d'uso gratuito, adesso è diventato un modello nazionale”. C'à stato anche il terremoto... “In un mese abbiamo raccolto in un libro la prima stima dei danni. Ricordo la Basilica di Assisi ma anche un episodio curioso, riguarda il Crocefisso di Sellano. Aveva subito danni gravissimi ma era apotropaico, la città non voleva rinunciarci. Ho ottenuto una sorta di conciliazione con la Curia: poteva essere trasferito per il restauro con la promessa che sarebbe tornato per la Processione. Tornò con un'ingessatura”. Dopo l'Umbria? “Soprintendente a Milano e dal 2002, per 7 anni, direttrice dell'Istituto centrale del restauro, una grandissima scuola di vita. E poi Venezia, alla guida del Polo museale, il mio grande amore accanto a Perugia, ci sarei rimasta per sempre. Dall'aprile 2010 sono Direttore generale per i beni culturali della Lombardia”. II legame con Perugia? “Resta fortissimo, sono residente, voto qui, ci torno ogni settimana, è un punto fermo in una vita itinerante. Ho bisogno del verde, della vegetazione, dei profumi della primavera, delle colline e del Tevere, ci faccio grandi camminate”.

 

La Nazione Lunedì 18 Marzo 2013

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