venerdì 21 giugno 2013

Franco Venanti: un maestro che non finisce 'stupire

La cosa più errata e lontana da studi di rigore scientifico è considerare un'opera in bianco e nero come se non fosse a colori. Così dire che Franco Venanti ha elaborato un'enciclopedia visiva diversa può anche rientrare nella logica ma i tanti quadri appesi alle pareti della Fua (la “Fondazione umbra per l'architettura” in piazza Danti) diventano un elogio della pittura, del segno, della densità espressiva, dell'invenzione, e pure del silenzio.

Ma non si dica che mancano di colore: certo non ci sono le lusinghe dell'intera tavolozza, ridotta a due elementi fondamentali. Il bianco che è il più antico, il più fidato, da sempre investito dei simboli più forti e universali, e il nero che passa dal dolore all'eleganza con disinvoltura estrema.
Così si pensa a un immaginario a parte, trasportato dalla fotografia e dal cinema d'autore, ma questo universo non si lega al passato e Franco dimostra che è ancora qui, profondamente ancorato ai nostri e ai suoi sogni e al modo di pensare.

Tutta una costellazione di emozioni sospese vibra ed esplode, di primi piani, suggestioni vellutate in un interno, corse frenetiche di cavalli e cavalieri, riposi felpati, sguardi profondi, costruzioni limpide e ardite.
Insieme, Venanti propone una fitta, improvvisa e calamitante serie di sculture che hanno l'intensità di un interrogativo, risposte negate e preghiere esaudite, miscela fervida delle tecniche, innesti di coraggiose risonanze, risultati stranianti. Del resto l'intera rassegna è forte e spiazzante, straordinaria e coinvolgente, tenera e aggressiva: qui sta la cosiddetta dualità, non nella scelta dei due colori ma nel variare continuo della lettura interpretativa.
Tanto bella e nobile la rassegna da essere stata prorogata sino al 10 luglio. Accanto a Venanti quattro maestri fotografi, con le proprie cadenze, motivi, soggetti, ispirazioni: Stefano Bottini e i monumenti ricostruiti con idealità e senso della storia, sovrapposizioni e incastri. Irina Mattioli e il corpo femmineo nell'atto della danza, oltre il tempo e lo spazio forma a se stante. Marco Nicolini e il suo potente diario americano, l'uomo e l'ambiente. Franco Prevignano e l'immagine del cimitero di Genova, ghiacciati particolari. Sensibilità estrema per tutti. Si conclude: domani alle 18, sempre alla Fua, presentazione del libro “Quei giovani degli anni `50” (Morlacchi editore) di Franco Venanti. Ne parlano Gian Biagio Furiozzi, l'architetto Paolo Vinti, Francesca Tuscano, Franco Mezzanotte.

La Nazione Venerdì 21 Giugno 2013

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