sabato 27 marzo 2010

Teatro di Solomeo: Ballata del carcere di Reading

Ballata del carcere di Reading
28 Marzo
Solomeo - Teatro Cucinelli
Emilia Romagna Teatro Fondazione
Stagione Teatrale 2009-2010

di Oscar Wilde, con U.Orsini, G.Marini, regia Elio De Capitani. '...e' un canto di bellezza e desiderio, rabbia e dolore, che colpisce per la sua semplicità, la sua forza e riesce a dar vita a un recital capace di intrecciare musica, canzoni e parole. Giovanna Marini, signora della ribellione e della musica, e Umberto Orsini,... si confrontano sui versi di Oscar Wilde,.. in una testimonianza di dolore che è al contempo inno alla bellezza, atto di amore, ma anche di forte denuncia... un viaggio mentale e un cammino profondamente religioso di meditazione sui mali del mondo e sulla redenzione in forma di ballata...'.
Info: 075.57542222, www.teatrostabile.umbria.it.
Orario: 17.00
La chiusura della stagione di prosa del Teatro Cucinelli di Solomeo, domani, alle 21 è affidata a Giovanna Marini, signora della ribellione e della musica e a Umberto Orsini, indiscusso protagonista della scena teatrale italiana.I due artisti si confrontano sui versi di Oscar Wilde, in "Ballata del Carcere di Reading". È un canto di bellezza e desiderio, rabbia e dolore, che colpisce per semplicità; la sua forza riesce a dar vita a un recital capace di intrecciare musica, canzoni e parole in una testimonianza di dolore che è al contempo inno alla bellezza, atto di amore, ma anche una forte denuncia. La regia di Elio De Capitani, è fatta di geometrie, ombre e luci che simboleggiano un viaggio mentale e un cammino profondamente religioso di meditazione sui mali del mondo e sulla redenzione in forma di ballata che è lamento poetico ed esistenziale al tempo stesso. Umberto Orsini, maestro indiscusso del teatro borghese e Giovanna Marini, la più grande studiosa e cantante folk d'Italia. Può sembrare una strana accoppiata. Che ne pensa?
"Non tanto strana - risponde Giovanna Marini -. Intanto perché apparteniamo alla stessa generazione e poi perché condividiamo molti ricordi e abbiamo molte vedute simili: e questo vuol dire molto. Poi perché io ho sempre ammirato molto Umberto e ci siamo conosciuti sulla scia di una stima. Non so se lui mi conoscesse, perché è sempre dentro il mondo teatrale da cui non esce facilmente. Però abbiamo molto facilmente lavorato insieme, anche perché Umberto è molto disponibile. Io l'ho incontrato sul palcoscenico di Pippo Delbono e sono rimasta stupita da come lui grande attore…."
…Si è rimesso in discussione in un gruppo teatrale composto per lo più non tanto da dilettanti quanto da gente atipica e in alcuni casi con qualche grave problematica…
"sì, esatto. Si è calato perfettamente in questa nuova dimensione, rimettendosi completamente in discussione. E continuano a lavorare piacevolmente insieme."
Questo recital musicale infatti viene da lontano, dalla vostra collaborazione in "Urlo", lo spettacolo di Pippo Delbono che suscitò tra l'altro molto interesse anche al Festival di Avignone in Francia. Cosa le ha lasciato quell'esperienza?
"Mi ha lasciato intanto - afferma ridendo - un esercizio alla pazienza"
In che senso?
"Perché erano tutti gentilissimi, molto dolci e molto buoni. Ma come sempre quando si è in tanti, il tutto procedeva molto lentamente. Le prove sono state molto lunghe, con lunghe pause, durante le quali parlavo con Orsini e avevo provato già a mettere in musica un pezzo di Oscar Wilde, esattamente quello che Orsini recita proprio nello spettacolo di Pippo. E Umberto si è subito interessato molto, fino a quando propose: "
Facciamoci uno spettacolo
". Ed è venuto così, proprio attraverso la prova di pazienza dello spettacolo di Pippo."
Quindi è nata nei camerini di "Urlo" la prova di musicare il testo di Wilde? "sì, esattamente". Qual è stata la molla, l'ispirazione che l'ha convinta a dar vita a questo spettacolo?
"La modernità del pezzo. Perché io non conoscevo questo brano. Quando scoprii che era Wilde rimasi sorpresa. In quel momento rimisi in discussione tutto quello che pensavo di lui, anche perché lo conoscevo poco. In seguito ho letto delle cose magnifiche. É stata una folgorazione."
i testi della ballata sono stati lasciati volutamente in lingua originale inglese. É una scelta più attinente alla filologia e alla musicalità?
"a entrambe, perché l'inglese è più adatto a essere messo in musica dell'italiano. L'italiano ha sempre una sillaba in più. Per esempio "
trovare
" è difficile da sistemare, molto meglio trovà, c'è quel re di troppo."
Wilde rappresenta in qualche modo anche l'iniziatore della lotta per i diritti degli omosessuali, in una realtà rigida come quella dell'Inghilterra vittoriana…
"sì, poi lui è straordinario perché fa un manifesto assoluto contro la pena capitale."
Anticipatore anche in questo senso...
"sì, anche perché si richiama in modo religioso a questo contrasto."
Secondo lei, cosa conta di più in Wilde? Il coraggio o l'onestà intellettuale? "Ci vogliono l'uno e l'altra". Quali problemi ha incontrato nel musicare un testo in inglese, rispetto ai temi consueti della tradizione orale italiana?
"Problemi ne ho avuti, certo. Ma mi sono avvalsa del vantaggio che sono stata educata in Inghilterra. L'inglese non mi pone problemi. Lo amo molto e il poter usare un inglese più vicino al mio, piuttosto che l'inglese di oggi, mi ha gratificata. Infatti tutti mi dicono che parlo un inglese shakespeariano. Io sono stata nel Regno Unito negli anni quaranta e a quei tempi si parlava un altro inglese. Prima l'accento era diverso, adesso legano tutto, come gli americani. L'inglese che ho imparato io è duro, sembra quasi scozzese."
Per quanto riguarda la situazione del folk in Italia? Lei naturalmente continua ancora a lavorare alla Scuola di musica popolare del Testaccio a Roma?
"sì, e credo che non smetterò mai. Al corso che curo nella scuola si è creato un gruppo molto legato. Ci sono anche nuovi ingressi, ma si trovano già in un bagno di affetto e di calore. Con alcuni dei miei allievi stiamo insieme da quando è nata la scuola, quindi dal 1976. E abbiamo dato vita ad uno studio che non finirà mai, perché noi andiamo fuori a registrare: quando tornerò da Perugia, andremo ad esempio a Sessa Aurunca per registrare la Passione. Ci passiamo l'anno su quello che registriamo tra Pasqua e giugno, periodi tradizionalmente legati alle ritualità del mondo rurale."
E per quanto riguarda la situazione del folk in Italia, cosa pensa?
"Non lo so. Ormai il folk è molto vago come termine. C'è un mondo di folklore musicale che non è affatto disprezzabile, ma è da minoranza etnica e viene quasi come rinchiuso. La Lega in questo ci mette molto del suo, tutto è molto settorializzato, ambienti chiusi, asfittici. Poi c'è il mondo degli studiosi, perché con i Dams si è aperta nelle Università questa materia. Gli studiosi vanno più in profondità e si effettuano studi sulla musica di tradizione orale. C'è una parte che mi conforta molto, che è questa del canto più nascosto, il vero canto nostro, contadino, arcaico, i discanti, le serenate, i canti devozionali."
Quindi ancora oggi è facile raccogliere testimonianze dirette?
"sì, bisogna andare nei paesi, avere pazienza, ma vengono fuori cose interessantissime, non solo dagli anziani, ma abbiamo ad esempio tutta una serie di nuove leve che stanno portando avanti la poesia in ottava rima"
Claudio Bianconi
Corriere dell'Umbria Sabato 27 Marzo 2010

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