mercoledì 29 dicembre 2010

Adesso pensiamo a conservare il contemporaneo

Specialistico, ma importante il seminario sulla conservazione del contemporaneo organizzato dal Comune di Perugia, assessorato alla Cultura, e dalla Regione Umbria nel freddo pomeriggio infrafestivo di ieri che ha visto purtuttavia convenire a Palazzo Penna un folto pubblico. Si è parlato a lungo di problemi e metodologie inerenti la gestione delle opere d'arte contemporanea.
Intanto, in una terra dove si tratta sempre (e solo, n.d.a.) di arte del passato - che ha invece eccellenze anche nel contemporaneo, come ha rammentato nel suo intervento l'assessore regionale alla cultura Bracco ricordando Burri e Dottori -, è importante che si affronti anche l'esigenza della continuità artistica. Partendo da esperienze importanti come quella dell'Università di Perugia che ha messo in piedi col professor Sgamellotti il più avanzato sistema di analisi non invasiva dei dipinti, e in occasione del riordino del deposito di Palazzo Penna, ben curato da Marina Bon, si è voluto fare il punto sulla problematica. Coordinati da Antonella Pinna della Sezione Musei della Regione, i lavori sono stati aperti dall'assessore alla cultura Cernicchi che ha sottolineato la vocazione del palazzo che ha ospitato il seminario per il contemporaneo e l'impegno dell'amministrazione comunale per la cultura. Si sono poi succeduti numerosi interventi specialistici. Lo stato della legislazione in materia è stato spiegato da Vittoria Garibaldi, soprintendente ai Beni artistici, non nascondendo i limiti, in materia di arte contemporanea, della legislazione, ma anche la felice conclusione del vincolo alla Collezione Burri di Palazzo Albizzini.
Alessandra Barbuto della Fondazione Maxxi di Roma ha raccontato l'esperienza del nuovo museo d'arte contemporanea della Capitale fra opere realizzate con materiali non tradizionali che darano problemi di conservazione non solo in futuro, ma anche nell'immediato. Dalle installazioni con lampadine e televisori non più in produzione ai supporti mediali obsoleti che rischiano di cancellare le immagini, fra volontà esplicite di conservazione degli autori (anche defunti) e indifferenza di altri ai quali non interessa la caducità dei materiali. Sgamellotti ha illustrato la metodologia d'eccellenza maturata nella nostra Università ed esportata nel mondo per far vedere quanto c'è di nascosto in un dipinto (disegni preparatori e ripensamenti), quanto non si vede più (affreschi sbiaditi) e con quali materiali (colori ed altro) è stato realizzato.
Ha illustrato molti esempi fra i quali opere d'arte contemporanea come i (tecnicamente) difficilissimi Burri dei quali sono stati scoperti i sofisticati ed eterogenei materiali di realizzazione e un Dottori del Museo di Roma con un fitto disegno sottostante. Sempre dal punto di vista tecnico, ma in particolare biologico, il discorso di Teresa Bellezza del laboratorio di restauro della Soprintendenza di Perugia che nell'illustrare l'esperienza di risanamento dall'infestazione di parassiti di un gruppo di opere dei depositi di Palazzo Penna, ha indicato le linee per una corretta prevenzione dei danni. Infine, Alessandra Migliorati, ricercatrice e docente d'Arte contemporanea all'Università di Perugia ha ricordato la storia recente della collezione di Palazzo della Penna, dalla prima catalogazione degli anni Novanta, che mise in luce opere e personaggi dimenticati, eppure importanti, come Giancarli, i fratelli Migliorati, Ribustini, Iraci, Baldracchini, tanto per fare alcuni nomi, alle incertezze sull'utilizzo di queste opere, fra mezze volontà di musealizzazione e preoccupazioni di stampo provincialista (ad avviso del sottoscritto) di esporre lavori di qualità non sempre eccelsa, in realtà, semmai, insufficienti a rappresentare un brano di arte perugina ed umbra del Novecento, auspicando però la necessità della continuità della ricerca.
Il lungo pomeriggio si è concluso con la visita ai depositi tirati a lucido, che si aprono al visitatore con le memorie ottocentesche: stampe, documenti e autentici fucili risorgimentali e poi le rastrelliere con dipinti, stampe, disegni e molte sculture che, appunto, sono, nel bene e nel male, brani della nostra storia artistica con la quale ci dobbiamo confrontare proprio per guardare meglio al futuro

Nessun commento:

Posta un commento