lunedì 6 ottobre 2008

La questione Trasimeno

"Fino all'inizio degli anni Ottanta il lago Trasimeno era la seconda fabbrica di Perugia."
Con queste parole Rino Cocchini, anziano pescatore, esperto del lago dall'età di nove anni e ora guida al museo della pesca di San Feliciano, individua con estrema efficacia il nodo di quella che ormai si può chiamare "questione Trasimeno".
"C'erano 480 pescatori - prosegue - più l'indotto creato dalla pesca. I pescatori erano riuniti in sei cooperative, c'era il consorzio per la valorizzazione del pescato. Oggi sono una quarantina riuniti in due cooperative e con pochissimi operatori giovani."
Il lago è logorato - afferma Cocchini - ci sono dai 3 ai 4 mila cormorani che mangiano il pesce, più le specie infestanti come i gamberi e il carassio a scapito di quelle pregiate.
Ora i pescatori hanno il problema della quantità del pescato
"Una volta - ricorda - il lago Trasimeno era considerato il lago di Perugia. Certo, ora non si può più dire."
Come a sottolineare che "dall'alto" non sono arrivate le attenzioni dovute a quello che è il principale lago umbro e le opere da tempo annunciate tardano ad arrivare a compimento:
"Nel 2004 - racconta Cocchini - ho partecipato a una riunione a Castiglione del Lago dove è stato annunciato che l'acqua proveniente dal Montedoglio sarebbe arrivata al Trasimeno nel 2006.
Tutte chiacchiere. Siamo a fine 2008 e le condotte sono ferme a 2mila metri dall'allaccio."
Cocchini non ha dubbi sulla causa principale del livello critico delle acque del Trasimeno che una settimana fa toccavano i meno 164 centimetri sullo zero idrometrico:
"Bisogna bloccare gli attingimenti.
Ci sono tre sistemi di pompaggio che portano via 950 litri di acqua al secondo. Bisogna togliere questi motori dal lago e tornare a un'agricoltura tradizionale. Se quest'inverno non piove nel 2009 il lago calerà di un altro mezzo metro. Con l'acqua bassa spariscono pesci preziosi per la pesca come il latterino e il persico, l'aumento della salinità rovina ne habitat naturale e il ripopolamento non è adeguato.
In più quando fanno i dragaggi lasciano la melma dentro al lago che imputridisce e rovina la qualità dell'acqua."
Cocchini però non è ottimista sul futuro. Non crede che sarà fatto niente per il Trasimeno:
"La gente vuole bene al lago, anche quella che viene da fuori.
Gli abitanti conoscono e sono consapevoli del problema ma per i nostri politici passa in seconda mano e anche l'opposizione non ha fatto il suo dovere, ha mostrato scarso interesse, doveva intervenire tutti i giorni."
"Tutti gli altri laghi d'Europa sono tutelati - commenta -. Il nostro è un lago meraviglioso, dovremmo proteggerlo, quasi accarezzarlo. Se fosse ben nutrito darebbe spazio non solo alla pesca tradizionale ma anche a quella sportiva, incentivando anche il turismo.
Ricordiamoci che ci sono più di 2mila operatori intorno al Trasimeno che vivono di turismo."
Non è facile, sostiene Cocchini:
"Ci sono interessi diversi. Difficile conciliare quello che vogliono gli agricoltori, gli operatori turistici o l'oasi naturistica"
Simona Billi
dal Corriere dell'Umbria Lunedì 6 Ottobre 2008

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