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giovedì 31 gennaio 2013

Bonus Benzina: i consiglieri perseverano

L'occasione era buona per mettere la parola fine a una vicenda che si protrae ormai da quasi un anno e che non è certo la migliore pubblicità per i politici. I quali però, imperterriti di fronte alle critiche, continuano ad animare il dibattito cittadino con la questione dei rimborsi benzina.
Ieri i consiglieri comunali, senza saper leggere né scrivere, potevano serenamente destinare il rimborso soltanto a quanti risiedono fuori dal territorio comunale (come fanno già altri Comuni italiani, tra cui Cagliari).
E invece, centimetro alla mano, hanno stabilito che il bonus-carburante spetta anche a chi vive nel comune, purché risieda al di fuori del capoluogo e cioè all'esterno dei cartelli che indicano l'ingresso con su scritto “Perugia”.
Basta avere la dimora abituale esternamente a quella indicazione (contenuta nell'aggiornamento del codice della strada del 2011) e si possono chiedere 35 centesimi di rimborso per ogni chilometro percorso all'andata o al ritorno. Ieri in commissione si è a lungo dibattuto se il bonus spettasse o meno di diritto, senza cioè dover presentare alla fine del mese il modulo pre-stampato: alcuni (come Pierluigi Neri del Pdci, o Giuseppe Sbrenna, portavoce dell'opposizione) hanno sostenuto questa tesi.

Ma poi si è arrivati alla decisione che la richiesta vada fatta sia per la partecipazione a Commissioni e Consigli, sia per la svolgimento di quelle che vengono definite “funzioni proprie o delegate”, come le commissioni elettorali, edilizie e quant'altro (per le quali però non si percepisce il gettone). La gran parte dei consiglieri promette comunque che rinuncerà al bonus: c'è chi lo darà in beneficienza e chi, invece, lo lascerà al Comune che poi lo destinerà ai Servizi sociali.
Domanda: ma perché mettere in moto uffici, personale per riempire modelli, sprecare carta e quindi accrescere la già smisurata burocrazia? Bastava fare una mossa - legittima - che era quella proposta da Stelvio Zecca (Idv), confortata dal parere della segreteria del Consiglio: concedere l'opportunità di avere il rimborso solo a chi risiede fuori dal Comune. Invece niente. Errare è umano, perseverare è diabolico.

La Nazione Giovedì 31 Gennaio 2013

mercoledì 23 gennaio 2013

Le Montane perdono 18.000 euro al giorno

Fusione sì, ma con debiti a carico. Le vecchie Comunità montane o almeno alcune di esse, si ritrovano disavanzi che per essere sanati avranno bisogno dell'intervento della Regione (cioè del denaro dei cittadini). Il timore è dunque che si ripeta uno scenario simile a quello di Umbria Mobilità la cui fusione sta portando l'azienda verso il default.
Ieri della nuova Agenzia forestale regionale se ne è parlato con i commissari liquidatori delle Comunità. Un'audizione a Palazzo Cesaroni che ha chiarito il preoccupante quadro dal quale emerge un buco che complessivamente è di circa 6,5 milioni (una perdita da 18mila euro al giorno). La situazione generale che emerge è che accanto ad alcune Comunità montane, che non presentano particolari criticità, quali quella dell'Alta Umbria e dei monti Martani, ci sono situazioni differenti per le Comunità montane che hanno un disavanzo economico.
In particolare, la Comunità montana Valnerina presenta un disavanzo di oltre 1milione 100 mila euro che dovrebbe essere ripianato attraverso l'alienazione di beni per oltre 2 milioni di euro. Quella Orvietano -Narnese-Amerino-Tuderte, invece, presenta un disavanzo complessivo, frutto cioè della somma dei disavanzi degli ultimi esercizi, pari a circa 1 milione 300mila euro, per cui il conseguente ripiano ipotizza un ulteriore contributo straordinario regionale in mancanza del quale si procederà alla vendita dei beni di proprietà.
La situazione più complicata è quella relativa alla Comunità montana del Trasimeno Medio Tevere, i cui dati sono ancora molto approssimativi pur evidenziando la necessità di coprire un deficit per un importo di oltre 4 milioni di euro.
Va inoltre sottolineata la posizione di esposizione debitoria dell'ente, al 31 dicembre 2011, di oltre 17 milioni di euro.

“il Lavoro sulle Comunità montane è complesso - afferma l'assessore all'Agricoltura, Fernanda Cecchini - perché non si tratta semplicemente di prendere atto di quello che è stato fatto e trasferire il personale, ma di tenere conto di una complessità di elementi. L'Agenzia della forestazione ha avviato il suo lavoro con le 571 persone con contratto privatistico e i 36 impiegati. Poi 77 degli 81 previsti come dipendenti, come impiegati pubblici, entro il 28 prenderanno il primo stipendio da parte dell'Agenzia. Quindi conclude - non c'è difficoltà di interpretazione normativa rispetto all'assegnazione di funzioni, c'è solo la necessità che i passaggi siano consumati nel modo migliore e trasparente”. []

La Nazione Mercoledì 23 Gennaio 2013

venerdì 4 gennaio 2013

Ora il Comune ha solo 30 giorni per pagare i fornitori!

Scatta la rivoluzione dei pagamenti per la pubblica amministrazione. Dal primo gennaio anche il Comune di Perugia dovrà pagare i propri fornitori entro 30 giorni. Una boccata d'ossigeno per centinaia di imprenditori strangolati dai ritardi record degli enti locali. Quasi 180 giorni la media per pagare una fattura.
"L'introduzione dei nuovi tempi di pagamento è positiva. Ogni giorno incontriamo imprenditori con problemi di liquidità. Mettere mano ai ritardi nel settore pubblico era assolutamente necessario. Ritardi però non imputabili agli enti locali stretti nella morsa del patto di stabilità. Patto che va al più presto rivisto"

commenta Wladirniro Boccali, sindaco di Perugia nonché presidente dell'Anci Umbria. Il primo cittadino del capoluogo regionale saluta positivamente l'entrata in vigore delle regole europee introdotte dal decreto legislativo 192 del 2012 sulle nuove transazioni commerciali concluse quest'anno. Regole che tuttavia non sarà facile onorare. Regole su cui pende la "sanzione' degli interessi legali di mora, che decorreranno automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine di pagamento. I settori interessati saranno individuati attraverso una circolare ministeriale che sarà emanata a giorni.

"Prima dell'applicazione del patto di stabilità, il Comune di Perugia riusciva a onorare le proprie fatture entro 60, massimo 90 giorni. Poi i tempi si sono dilatati fino ad arrivare anche a 180 giorni "

precisa il sindaco. Sotto la lente del governatore di palazzo dei Priori i vincoli di finanza pubblica che incidono pesantemente su investimenti e opere. Vincoli allentati dall'ultima manovra del governo Monti che mette a disposizione un "tesoretto" pari a 800 milioni per i Comuni e 200 milioni per le Province per i pagamenti in conto capitale.

"Per sapere quante risorse saranno distribuite al Comune e agli altri enti locali umbri è necessario attendere ancora qualche giorno. Risorse necessarie che tuttavia dovrebbero essere distribuite con altri criteri. Criteri che premino le amministrazioni virtuose" sottolinea il sindaco. Boccali, in qualità di presidente dell'Anci, non risparmia critiche in merito alla decisione di estendere il patto di stabilità anche ai Comuni sotto i 5mila abitanti: "Estendere i vincoli di finanza pubblica anche ai piccolissimi Comuni è rischioso. Può significare la morte di questi enti che con sempre maggiore difficoltà porteranno avanti le opere pubbliche. Tentare di attuare riforme istituzionali passando per la via fiscale è profondamente sbagliato. Questo tema dovrà essere inserito nell'agenda del nuovo governo".

Corriere dell'Umbria Venerdì 4 Gennaio 2013

giovedì 3 maggio 2012

Imu seconde case a Perugia al 10,6 per mille … è quasi una certezza

Il Quadro del prossimo bilancio comunale comincia a delinearsi. E se emerge che i tagli complessivi dello Stato saranno pari a quasi venti milioni di euro, si fa largo con forza l'ipotesi (ormai divenuta quasi certezza) che l'aliquota Imu sulle seconde case e sugli altri fabbricati venga portata al massimo e cioè al 10,6 per mille.DI Bilancio preventivo si è discusso ieri pomeriggio durante una riunione della Giunta e dei capigruppo di maggioranza durata quasi tre ore, durante la quale sono stati affrontati numerosi aspetti. A illustrarli il sindaco Wladimiro Boccali e l'assessore al Bilancio, Livia Mercati.

I quali hanno prima di tutto sottolineato che non ci saranno variazioni sulle tariffe che riguardano i servizi alla persona: le rette di asili nido, mense, trasporti scolastici e cimiteri rimarranno ferme al palo. Così come l'aliquota dell'addizionale Irpef, che non subirà incrementi e quindi resterà allo 0,7 per cento. L'operazione più dolorosa - hanno riferito i due amministratori - riguarderà invece l'imposta municipale unica: rispetto a quanto annunciato alcune settimane fa la novità è che l'Imu sulle seconde abitazioni e sugli altri edifici e terreni sarà spinta fino al massimo consentito che è, appunto, il 10.6 per mille, tre punti in più rispetto all'aliquota base stabilita dal Governo (7.6). Sono arrivate poi conferme che sulla prima casa si pagherà il 5 per mille (un punto in più del minimo).

La Mercati ha anche spiegato che per ogni punto in più di Imu sulle prime abitazioni entrano 5 milioni di euro, che salgono a sei (sempre per ciascun punto) per l'altra categoria di fabbricati. La maggioranza, pur con qualche distinguo, è apparsa coesa e ha ribadito le critiche al Governo

"perché costringe i Comuni a fare da esattori, mettendo in difficoltà i cittadini sempre più alle prese con difficoltà di carattere economico"
La Nazione Giovedì 3 Maggio 2012

lunedì 21 febbraio 2011

Quelle Tasse mai riscosse: oltre 3,6 miliardi di imposte non recuperate da Equitalia

Si tratta di tributi di vario genere, anche vecchi, non versati. L'Agenzia delle Entrate: possibile incassarne solo la metà
Tre miliardi e seicento milioni. Una cifra impressionante. Di cosa si tratta? Delle tasse non riscosse in Umbria, di qualunque genere, che negli anni si sono accumulate nei ruoli di riscossione di Equitalia e che, a quanto pare, sarebbero diventate in buona parte inesigibili. Cartelle esattoriali di Irpef, tasse automobilistiche, multe, imposte comunali, Iva, e qualunque altra cosa possa venire in mente, un mare magnum di tasse non riscosse che, secondo i dati di Equitalia Umbria, ammontano a 3 miliardi 601 milioni ,e 450mila curo.
Una massa di crediti che spunta dai rendiconti dei bilanci 2007 e 2008 della società di riscossione e di cui poi, però, non si fa più menzione. Dal 2009 in poi, infatti, il Fisco italiano ha chiesto a tutte le società di riscossione delle imposte, tra cui anche Equitalia Umbria, di non dar conto di questi dati, perché riguardo ad essi si sarebbe trovato presto un riscontro specifico sullo stato globale delle riscossioni da presentare al Parlamento. A livello nazionale, tanto per fare due conti, le tasse non riscosse ammonterebbero addirittura a 319 miliardi di euro. Roba da risanare il debito pubblico italiano.
La vecchia tassa nel cassetto. Gli umbri devono al Fisco, avario titolo, 3,6 miliardi di euro. Per cosa? C'è di tutto. Si tratta di ruoli che provengono da vecchi esattori non più attivi come ad esempio le banche, entrate patrimoniali di vario genere affidate agli esattori degli enti locali, impegni a riscuotere che affidati agli agenti di riscossione dai creditori più disparati. La giungla delle tasse mai riscosse e che, in gran parte, sembrano non essere più esigibili. La vecchia tassa non bussa due volte. In una relazione della Corte dei conti, i cosiddetti "residui" della. riscossione, i magistrati hanno spiegato che la maggior parte di queste tasse mai riscosse è diventata inesigibile. In pratica la cartella esattoriale si è talmente impolverata da risultare carta straccia.
L'Agenzia delle Entrate la, pensa un po' diversamente ed è convinta che almeno il 51 % di questo monte delle vecchie imposte possa essere recuperato.Sanatoria in arrivo? Secondo le indiscrezioni provenienti dalla Capitale e che troverebbero conferma anche in alcune disposizioni del decreto "Milleproroghe", l'Agenzia delle Entrate starebbe pensando ad una sanatoria di queste situazioni pregresse e ormai irrecuperabili. Una sorta di ripulitura dei bilanci e dei ruoli di riscossione che potrebbe avvenire in concomitanza con la prevista riforma di Equitalia e che prevede, da qui ad un anno, una riorganizzazione della società di riscossione in tre grandi realtà nazionali che raggrupperanno tutti gli agenti di riscossione regionali attualmente in attività.

venerdì 18 febbraio 2011

Federalismo Fiscale: ecco un po’di conti

Mentre a Roma, tra accelerazioni e frenate, i parlamentari mettono a punto le norme che daranno contenuto al federalismo municipale, anche in Umbria famiglie e piccoli imprenditori cercano di capire se la rivoluzione farà bene o male alle loro tasche. Calcoli virtuali, perché a fare i conti, insieme a loro, sono anche gli amministratori degli Enti locali. E saranno questi ultimi, come vuole il principio federalista, a decidere quanto gravoso sarà il prelievo fiscale.Il nuovo sistema prevede infatti la devoluzione a favore dei Comuni della fiscalità immobiliare e del gettito derivante dalla cedolare secca sugli affitti. I tradizionali trasferimenti ai Comuni non arriveranno più dal capitolo "Trasferimenti agli Enti locali" in capo al ministero dell'Interno, ma da un fondo alimentato dal gettito dell'imposta di registro, di bollo, dall'imposta ipotecaria e catastale, dai tributi catastali speciali, dall'Irpef relativa ai redditi fondiari e dalla cedolare secca sugli affitti. Ma la vera autonomia finanziaria i Comuni l'avranno con la nuova imposta, denominata Imu (Imposta municipale unica) che raggrupperà le attuali tasse comunali quali l'Ici e l'addizionale Irpef. Facoltativa (ma col rischio reale che venga introdotta) l'imposta comunale secondaria che sostituisce Tosap, Cosap e tasse pubblicitarie.Se non fossero previsti incrementi, ai Comuni umbri capoluogo di provincia andrebbe male, come dimostra una simulazione
"Il passaggio dall'Ici all'Imu può pesare per alcune miglia di curol'anno ad azienda in base al comune"
del sen. Marco Stradiotto (Pd). A Perugia, la differenza tra gettito delle imposte e tasse devolute con i trasferimenti statali ottenuti nel 2010 vedrebbe un calo delle risorse disponibili pari a 786.830 euro (circa il 2%). Con 289 euro di imposte per abitante a fronte dei 293 euro di trasferimenti statali secondo il meccanismo attuale. Peggio a Terni, dove si perderebbero 9.720.740 euro (con un gettito pro capite di 234 euro e trasferimenti per 321). Numeri che in teoria si prestano ad un'altra lettura: gli abitanti delle due città pagherebbero meno, se i rispettivi Comuni fossero in gradi di far fronte alle minori entrate riducendo le spese.Al nuovo meccanismo fiscale guardano con apprensione anche i piccoli imprenditori, riuniti nella Rete Imprese Italia. Da una prima lettura del nuovo decreto sul federalismo municipale, è l'allarme lanciato dal direttore provinciale di Cna Perugia, Roberto Giannangeli, emerge
"un alto rischio dell'aumento della pressione fiscale sulle imprese."
Aumento che le imprese non riuscirebbero a reggere.
"Il passaggio dall'attuale aliquota Ici alla Imu prosegue Giannangeli - potrebbe comportare un ingente aggravio fiscale sugli immobili strumentali posseduti dalle imprese, contribuendo in maniera importante ad aggravare una situazione non facile."
Un aggravio che per ogni impresa rischia di superare alcune migliaia di euro, a seconda del Comune nel quale si trova.Cna invita quindi gli Enti, ad ogni livello, a ridurre la spesa pubblica, voce a cui la pressione fiscale è legata. Questo sarebbe l'effetto positivo atteso dal federalismo.
"Ci sembra che in quest'ottica - conclude il direttore Cna - si stia già muovendo la Regione Umbria, ad esempio con il progetto di riorganizzazione delle Comunità montane. Ma in tale processo devono essere coinvolte tutte le Istituzioni, a partire dalla Provincia e dai Comuni, arrivando alle Agenzie regionali."
Si fanno i conti delle tasse da pagare Perugia
-2% la differenza tra gettito delle imposte e tasse devolute con i trasferimenti relativi all’anno 2010 a Perugia. In valori assoluti, tale differenza è pari a 786.830 euro.
Terni-27% La differenza tra gettito delle imposte e tasse devolute con i trasferimenti relativi all’anno 2010 a Terni.
In valori assoluti, tale differenza è pari a 9.720.740 euro. Uffici e studi privati 477 559 81 779 302 338 -139negozi e botteghe 740 866 126 1.208 468 524 –216 Magazzini e depositi 491 574 84 801 310 348 –143 Laboratori arti e mestieri 217 254 37 354 137 154 –63 Opifici 798 935 136 1.303 505 566 –233 Alberghi e pensioni 349 409 60 570 221 247 –102 Teatri e cinema 42 49 7 68 26 30 –12 Altri fabbr. industriali 866 1.014 148 1.414 548 614 –253 Altri fabbr. commerciali 782 916 133 1.277 495 554 –228
Totale immobili imprese 4.763 5.575 812 7.775 3.012 3.374 -1.389
Fonte: elaborazione Rete Imprese Italia su dati Agenzia del territorio e Ifel

sabato 22 gennaio 2011

Il Wi-fi Day è costato 100.000 euro ai Perugini

Fornire internet gratis ai cittadini in piazza Matteotti e in piazza del Melo per un giorno, il "Wi-fi Day" il 5 giugno 2010, è costato al Comune 100 mila euro di multa. Lo scrive oggi Il Messaggero. Proprio nei giorni in cui il governo liberalizza l'accesso alla Rete rimuovendo i vincoli sul Wi-fi, Palazzo dei Priori si ritrova una stangata. Amaro regalo di addio del consigliere del Pdl Massimo Monni, che di recente si è dimesso optando per il seggio alla Regione. É stato lui, infatti, a sollecitare i "vigili" del ministero dello Sviluppo economico, che hanno elevato la sanzione.
Aveva ragione, Monni, ma a pagare saranno tutti i perugini. Il Comune di Perugia non poteva fornire quel servizio direttamente. Infatti, come accertato dal ministero, in base al dettato dell'articolo 6 del decreto legislativo 259 del 2003, si può fornire internet gratis alla popolazione solamente
"attraverso società controllate o collegate."
Cavillo burocratico? Ignoranza delle normative? Sta di fatto che il Comune, cioè i cittadini attraverso le tasse, dovranno sborsare 100 mila euro di multa. Da quanto riporta il quotidiano, è lo stesso Monni a confermare la notizia, Monni che già a giugno parlò di "palese violazione" da parte del Comune. Ma la storia non finisce qui: Monni, infatti, ha presentato anche un esposto alla Corte dei Conti, parlando di "spreco di denaro pubblico": la manifestazione cosò infatti 8.831. Conto che se i giudici contabili dovessero intervenire potrebbe risultare molto, ma molto più salato di quanto non sia diventato già.
fonte: www.umbria24.it
Sabato 22 Gennaio 2011

lunedì 3 gennaio 2011

A Perugia il “misuratore” del centro per valutare le attività antropiche e l’appeal turistico-commerciale

Dai i voti alla città vecchia e il Comune ti paga. Anche bene: 34mila euro. Non stiamo dando i numeri. Palazzo dei Priori ha emesso un avviso pubblico
"per l'individuazione di un soggetto a cui affidare la progettazione e la realizzazione sperimentale di un sistema di rilevazione e di misurazione dell'attrattività del centro storico di Perugia."
Dopo la stima dei piccioni, costata qualche migliaia di euro, arriva un nuovo e "appassionante" ruolo. La figura che cerca l'amministrazione stavolta dovrà misurare l'appeal del centro storico. Che vuol dire? Proviamo a spiegarlo con le parole del Comune: suo compito sarà
" l'osservazione e la misurazione delle attività antropiche che si svolgono nelle aree pubbliche dell'acropoli" e anche  "l'individuazione di un sistema di indicatori per il monitoraggio delle performances commerciali e turistiche del centro storico."
Per essere onesti, non si tratta di una invenzione in capo soltanto ai provvidi amministratori comunali. Come scritto nella prima pagina del lungo (80 pagine) avviso pubblico
"Il Puc (piano urbano complesso 2) del Comune di Perugia, approvato e finanziato dalla Regione dell'Umbria, permette di avviare una serie di azioni mirate alla riqualificazione e alla rivitalizzazione del centro storico. Nell'ambito del Puc di Perugia è prevista e finanziata, tra l'altro, l'attuazione di un piano di marketing urbano finalizzato alla rivitalizzazione del centro storico ed in particolare a ridare al centro storico la sua funzione di luogo fulcro di relazioni e di attività e, di conseguenza, ad incrementarne la vivibilità. Tra gli interventi individuati nel Piano di marketing urbano è prevista una specifica azione finalizzata a realizzare un sistema sperimentale per la valutazione dell'attrattività del centro storico."
Tutto logico, no? Dunque c'è il beneplacito della Regione. Per vincere è tutto scritto: il massimo punteggio è offerto da due indicatori specifici: la durata della rilevazione (più dura e meglio è) e soprattutto dal numero di indicatori individuati nello studio di fattibilità per "misurare" il centro. Tradotto: armatevi di pazienza e tanta fantasia

domenica 2 gennaio 2011

Opere pie rimettono quattromila euro al giorno

"Si tratta di una spesa di quasi un milione e mezzo all'anno"
denunciano le organizzazioni sindacali di categoria Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Ugl. Dopo mesi di polemiche e di notizie apparse a mezzo stampa, anche i sindacati lanciano un allarme serio, avveduto, sul "buco nero" che rischia di far scomparire le Opere pie, l'ente ex Ipab che vende oltre 40 dipendenti all'attivo. Dipendenti che rischiano il posto. Dopo due prime casse integrazioni, adesso l'ammortizzatore sociale potrebbe espandersi e per questo le sigle sindacali riunite mettono le mani avanti.
"La gestione in essere del comparto zootecnico -hanno spiegato i sindacati- che attualmente è collocato in tre siti produttivi sta causando serie difficoltà nel bilancio economico dell'ente. Di fronte a tale incresciosa situazione a pagare le conseguenze di questa fuoriuscita di risorse economiche sono ancora una volta i lavoratori con cassa integrazione e perdita di posti di lavoro. Tale situazione, che perdura da molto tempo, determina consistente perdita di patrimonio agricolo e zootecnico con serie ricadute per il futuro dell'azienda stessa. Tutto questo potrebbe essere superato non solo attraverso l'individuazione, tra l'altro già avvenuta, ma attraverso l'effettiva realizzazione del progetto da parte della giunta comunale di Perugia. Questa decisione porterebbe da subito un risparmio notevole dal bilancio, interrompendo questo trend negativo, ottimizzando e razionalizzando una serie di costi che gravano pesantemente sul bilancio dell'azienda."
I sindacati chiedono all'esecutivo di Palazzo dei Priori di assumere decisioni urgenti da mettere in agenda per inizio anno, senza farsi condizionare da comitati spontanei contrari a questa realizzazione.
"Una decisione negativa -hanno concluso- oltre a portare il consiglio di amministrazione a scelte drastiche sull'azienda, arrecherebbe un danno notevole alla filiera del latte in quanto l'azienda è la prima fornitrice in termini di volumi alla Grifo Latte."
Dunque la maxistalla, una volta di più, diventa l'unica ancora di salvezza per tutto il "baraccone", anche se il piano di alienazioni non ha ancora espresso tutte le "potenzialità"

sabato 13 novembre 2010

Attività del comitato di monitoraggio e vigilanza: è la volta di Webred e Zooprofilattico

"Siamo decisi ad andare in profondità. Perché, se la situazione generale sembra buona, va rimarcata l'abitudine dei revisori a ritenere esaurito il loro compito nell'analisi solo formale dei bilanci."
É il commento di Franco Zaffini (nella foto piccola), presidente del comitato di monitoraggio sull'amministrazione regionale, l'organo dell'assemblea legislativa di Palazzo Cesaroni che ha avviato verifiche a seguito dell'inchiesta della Procura della Repubblica partita dal Folignate. Ieri si sono concluse le audizioni dei collegi sindacali delle aziende sanitarie e ospedaliere.
Sono stati infatti sentiti i revisori di Asl 1, Asl 4 e Azienda ospedaliera di Terni. Ma le indagini del comitato si estenderanno: è infatti decisione di ieri sera di procedere, tra dieci giorni, anche all'audizione dei collegi sindacali di Webred spa, partecipata della Regione, e dell'Istituto zooprofilattico di Perugia.
In particolare, sulla Webred, desta l'interesse dei consiglieri regionali il fatto che, nel bilancio della società, vi siano crediti verso la Regione che però Palazzo Donini non riconosce. Se adesso viene alla ribalta anche la sanità veterinaria, invece, dipende dalla riorganizzazione in cantiere allo Zooprofilattico e dai relativi soldi sul piatto (si parla di centinaia di milioni di euro). Su questo fronte sono in ballo strutture semplici e complesse. E anche primariati, rispetto ai quali il comitato probabilmente vorrà evitare il riemergere di "certe logiche". Anche perché, tra l'altro, su questa via spingeva ad addentrarsi una delle famose lettere anonime ai consiglieri di minoranza, che fa riferimento a un primariato in particolare.
Nulla di strano, dunque, che l'organo del consiglio regionale intenda eliminare ogni dubbio. In questo senso, chiamare in causa altri revisori pare riflettere una strategia volta a mettere un po' tutti sull'attenti. Quel che si dice parlare a nuora perché suocera intenda. Che dire degli incontri finora effettuati con i collegi sindacali? Ieri si è confermata un'impressione complessiva (lasciando da parte la situazione dell'Agenzia Umbria Sanità, quanto al passato): i revisori sono "presenti e vigili", fermo restando, a volte, qualche "automatismo di troppo" nei rapporti tra collegi e direzioni aziendali. Qualche rilievo, ad esempio, sarebbe stato mosso in relazione al Ternano.
Pertanto, il comitato ha rimarcato l'esigenza, per i revisori, di comportarsi in modo sostanziale come soggetti terzi. Altra "pecca" rilevata è la mancata elaborazione di rapporti trimestrali alla Regione e semestrali alla Conferenza dei sindaci. Il comitato ha poi chiesto ai collegi sentiti ieri di completare la documentazione fornita entro dieci giorni. L'interesse continua a essere focalizzato sugli affidamenti sotto il minimo ma anche sulla mobilità passiva (nella Asl di Terni ammonta a circa 170 milioni di euro), che, secondo il comitato, va analizzata nei suoi aspetti fisiologici e, eventualmente, "patologici". Il comitato è tornato anche a chiedere il perché di certe proroghe negli affidamenti, in luogo di gare. Fa parte del bilancio di questa prima fase di approfondimenti del comitato (che, come detto, si chiuderà sentiti anche i revisori di Webred e Zooprofilattico) anche la constatazione che la disanima dell'enorme mole di materiale acquisito comporterà un notevole dispendio di energie umane e di tempo. In pratica, tutto ricade sulle spalle di tre persone (incluso il dirigente Wladimiro Palmieri che è pure in odore di pensione a breve), più un'altra disponibile allo scopo solo a tempo parziale
Alessandra Borghi
Corriere dell'Umbria Martedì 9 Novembre 2010

mercoledì 20 ottobre 2010

Comune multato per internet abusivo

Una "multa" da 50mila euro. Come minimo, visto che la legge per questo tipo di infrazioni prevede una forbice che arriva anche a 200mila euro. La notizia: come previsto e annunciato su queste colonne la struttura wifi messa in piedi dal Comune di Perugia con soldi pubblici è in contrasto con le norme vigenti. Se un ente offre un sistema di internet senza fili e per di più gratis, falsa evidentemente la libera concorrenza sul mercato: è intuitivo e non servirebbero principi del foro per capirlo. A corroborare l'interpretazione, anzi più che altro a mettere una pietra tombale sopra la vicenda, è una lettera dell'ispettorato territoriale Umbria-Marche del dipartimento per le comunicazioni (Ministero dello sviluppo economico). La succinta raccomandata è inequivocabile:
"le verifiche - scrive il dirigente, ingegner Alberto Brusca - hanno evidenziato un'attività di fornitura di servizi di comunicazione elettronica a uso pubblico da parte del Comune di Perugia, in violazione di quanto previsto dall'articolo 16 comma 1 del decreto legislativo 259\2003. Tale violazione sarà oggetto di contestazione da parte di questo ufficio."
Il riferimento dell'articolo di legge è al codice delle comunicazioni elettroniche:
"Lo Stato - c'è scritto - le Regioni e gli enti locali o loro associazioni non possono fornire reti o servizi di comunicazioni elettronica accessibili al pubblico se non attraverso società controllate o collegate."
La missiva del Ministero è arrivata negli uffici del consigliere comunale del Pdl Massimo Monni, artefice a suo tempo di un esposto. Adesso Monni annuncia anche un atto di verifica indirizzato alla Corte dei conti:
"Da tenere conto - spiega Monni - sono anche le spese sostenute dal Comune per l'allestimento della manifestazione che si è svolta in data 5 giugno scorso e le spese affrontate per la propaganda e per il lancia dell'evento non conforme alla legge che sono pari a 8.831 euro."
L'obiettivo dell'ente era l'organizzazione dell'evento "wifi-day" che a sua volta è consistito nell'apertura di punti di accesso gratuiti alla rete internet prima in piazza del Melo e a seguire in piazza Matteotti e al Pincetto. I cosiddetti "hot spots" sono stati presi e installati - come si evince dalla delibera - direttamente dall'unità operativa servizi tecnologici del Comune. Per la precisione nel mirino è finita la delibera della giunta comunale numero 208 del 20 giugno scorso.
"Il Comune di Perugia - attacca Monni in un comunicato stampa - che dovrebbe essere il primo a dare il buon esempio alla cittadinanza con un atteggiamento che rispetti in pieno le regole e leggi, è invece il primo ad imporre l'arroganza del potere dettando legge a suo favore senza la minima attenzione alle normative vigenti. Chiedo che l'amministrazione comunale prenda con forza una chiara posizione e un deciso provvedimento, o perlomeno vada a chiarire di chi è la responsabilità del danno eraria e del danno d'immagine della città"
Alessandro Antonini
Corriere dell'Umbria Mercoledì 20 Ottobre 2010

venerdì 15 ottobre 2010

Il Comune vende: nuova asta pubblica il 16 novembre 2010

Immobili, terreni, ex scuole. Il Comune aliena l'alienabile. É prevista per il 16 novembre 2010 la nuova asta pubblica in cui Palazzo dei Priori prova a fare cassa. Tra le operazioni più importanti l'immobile in via Boncambi (prezzo base 300mila euro) ma soprattutto i 14 ettari edificabili di Lidarno (si parte da 4milioni e duecentomila euro) per i quali avrebbe manifestato l'interesse Cesaretti di Scai (Ospedalicchio di Bastia). Come già scritto in queste colonne, il terreno è stato inserito in questa asta proprio perché si profila la vendita. Proprio ieri in commissione il consigliere comunale Pdl Giorgio Corrado ne aveva chiesto il congelamento, suscitando uno scontro non da poco anche all'interno del suo gruppo consiliare
Corriere dell'Umbria Venerdì 15 Ottobre 2010

venerdì 16 luglio 2010

Il minimetrò rischia la chiusura

Se domani mattina la presidente Catiuscia Marini avesse un'alzata d'ingegno e decidesse di chiudere la Regione, gettando le chiavi nella fontana maggiore e mandando a casa i 1.600 dipendenti, i risparmi non supererebbero i 60 milioni di euro l'anno. Non bazzecole, ma comunque insufficienti a tamponare il taglio biennale di 240 milioni previsto per l'Umbria dalla manovra finanziaria.
La traumatica soluzione non sorprenderebbe quanti, come ad esempio il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, difendono la sopravvivenza di enti intermedi nati un secolo e mezzo fa sostenendo che semmai a chiudere dovrebbero essere proprio loro, le massime istituzioni, in fondo venute alla luce solo un secolo dopo. E Guasticchi è del Pd, lo stesso partito della Marini. Quando si dice il fuoco amico. Tuttavia, anche volendo, non sarà proprio possibile tirar giù la saracinesca e al governo di palazzo Donini non resta che armarsi di cesoie formato gigante, visto che a Roma nella maratona di due giorni della Conferenza dei presidenti delle Regioni è tramontata l'idea di restituire le deleghe allo Stato. Decisione che ha evitato la spaccatura del fronte, ma che costringe a togliere subito dall'armadio la divisa del severo giardiniere potatore.
"Noi abbiamo confermato la posizione delle Regioni sulla manovra - spiega la Marini di ritorno sotto la calura dalla due giorni romana - e aspettiamo i provvedimenti finanziari che devono essere varati entro l'anno, su cui andremo a strutturare il bilancio del 2011. Su questo ci sarà una trattativa a settembre per cercare di riequilibrare i tagli sulla Finanziaria del prossimo anno. Nel frattempo il governo ci ha assicurato che imprimerà un'accelerazione al federalismo fiscale. Per noi va bene, vedremo quali sono le proposte. Ma è certo che con la manovra così com'è i bilanci non siamo in grado di costruirli. Bisogna aspettare i provvedimenti finanziari."
La presidente è soddisfatta della posizione unanime delle Regioni:
"Grazie al documento sottoscritto abbiamo salvaguardato il profilo istituzionale della Conferenza e affermato l'impegno per la difesa dei territori da noi rappresentati."
Ma qualsiasi siano i rapporti fra le Regioni e l'esito del confronto con lo Stato, il bilancio dell'ente umbro dovrà essere ampiamente riorganizzato e ristrutturato. Sarebbe più semplice reinventarlo partendo da zero. L'assessore Franco Tomassoni, convocato a Palazzo Cesaroni dal presidente della prima commissione consiliare Oliviero Dottorini (Idv) per una audizione ( vedi articolo sotto ), ha annunciato conti "ridotti all'osso" con in previsione
"solo l'organizzazione di servizi essenziali e primari."
I tagli, ha spiegato Tomassoni, incideranno pesantemente e colpiranno soprattutto
"le politiche incentivanti di servizi essenziali e primari."
La Regione non potrà spegnere il motore, ma per il piano b le scelte sono poche: tagli o aumenti delle tariffe. Nel quadro fosco dell'emorragia delle risorse, il nodo più preoccupante è il trasporto. Già a gennaio a Perugia potrebbe finire le sue corse il minimetrò, che trova il pareggio di bilancio grazie ai cinque milioni di euro che la Regione non potrà più elargire.
Uno studio dell'agenzia delle aziende di trasporto pubblico ha simulato gli effetti della manovra sulle tariffe: il biglietto passerebbe da un euro ad uno e 80, l'abbonamento per studenti e pendolari che ora costa 32 euro ne costerebbe dai 45 ai 57, mentre l'impatto occupazionale sarebbe dai novemila ei diciottomila addetti in meno. Effetti che maturerebbero in questo e in altri settori a breve giro di posta, entro la fine dell'anno e i primi mesi del 2011.
E razionalizzare la sanità riducendo ad esempio le Asl, come suggerisce da tempo il centrodestra e anche alcune forze del centrosinistra? Sembra che il risparmio con una Azienda unica si aggirerebbe sui 400mila euro, quelli del manager mandati a casa. Non sono da buttare via, ma non risolvono.
Intanto però hanno i giorni contati le Comunità montane e gli Ati così come sono stati riformati - dopo tanto penare e non proprio utilmente - nella passata legislatura.
La giunta sta elaborando una proposta. Si sa che per acqua e rifiuti ci sarà un Ato unico, mentre per gli altri Ati verranno ridate le funzioni (ad esempio il sociale e il turismo) ai Comuni, che dovrebbero costituire le famose Unioni con cui consorziare i servizi. A ciò è legata anche la riforma dei cinque enti montani, il cui assillo è il destino dei 1038 dipendenti, di cui circa 600 forestali e i restanti dipendenti pubblici.
Il disegno a cui sta pensando il massimo esecutivo sarebbe quello di scorporare i forestali e inserirli in una Agenzia, a cui tra l'altro dovrebbero far capo anche una parte dell'Arusia (la restante più tecnica verrebbe attaccata all'assessorato all'agricoltura), una parte dei consorzi di bonifica, il Parco tecnologico alimentare 3a e la parte agricola della forestazione. Un disegno su cui la giunta regionale non vuole e non può perdere tempo. Le Comunità montane, ha spiegato proprio Tomassoni in commissione, per i mancati trasferimenti dello Stato hanno già avuto difficoltà a chiudere i bilanci. Sono stati sostenuti dai fondi della Regione, che ora non ci sono più.
lucia.baroncini@alice.it
Lucia Baroncini
Corriere dell'Umbria Venerdì 16 Luglio 2010

sabato 29 maggio 2010

Pedaggio sulla Perugia-Bettolle?!

Resta ancora un'ipotesi. Ma l'ipotesi non piace a nessuno. Regione, associazioni dei consumatori, Aci sono già sul piede di guerra nel caso in cui il pedaggio sul raccordo autostradale Perugia-Bettolle dovesse diventare realtà. L'ennesimo balzello è entrato ufficialmente nella manovra presentata dal governo che dovrà essere convertita in legge entro 45 giorni. In quel decreto a firma Tremonti-Berlusconi sono finiti anche i raccordi autostradali di tutta Italia, Perugia compresa. Da qui ai primi di luglio il governo dovrà valutare quali tratti possano essere "tassabili". Una valutazione tecnica che alla fine potrebbe anche 'salvare' il raccordo perugino. Ma il fatto di essere finito dentro il calderone di Tremonti ha infiammato gli animi di molti, di tutti. La associazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra. Angelo Garofalo (Adoc):
"Già ora si pagano una enormità di tasse per mantenere le nostre strade, questo eventuale pedaggio proprio non serve. Vorrei ricordare una frase di un vecchio politico italiano quando fu inaugurata l'A1. In quella circostanza disse: "Facciamo le autostrade che saranno strade che si pagheranno da sole". Era previsto un pedaggio a tempo per pagare i costi dell'opera, quel pedaggio ancora si paga. Ci hanno fregato una volta e una seconda sarebbe grave."
Garofalo poi parla di eventuli proposte da prendere per scongiurare il pericolo.
"Stiamo pianificando una serie di iniziative, personalmente chiedo una presa di posizione unitaria delle associazioni dei consumatori, in questo momento serve l'impegno di tutti. Mi piacerebbe una grande assemblea pubblica con tutte le associazioni dei consumatori, Confcommercio, Confesercenti, Cna e Confartigianato da cui possa uscire un documento comune contro questa sciagurata ipotesi."
Nel merito si adegua Alessandro Petruzzi (Federconsumatori), anche se poi la forma di protesta si discosta.
"Questo potrebbe essere il colpo di grazia per l'economia del Trasimeno. La crisi già si era fatta sentire in passato, ora questa ipotesi potrebbe dare il colpo definitivo. Ditemi chi il fine settimana andrà al lago visti gli aumenti della benzina e con questo pedaggio. Così si uccide l'economia. Vedo tanta demagogia, bastava sopprimere una provincia, senza pensare di mettere ulteriori balzelli."
Sulle forme della protesta il distinguo di Petruzzi.
"Non mi convincono molto gli incontri allargati, come quelli contro la Tosap in Comune. Servono invece proteste motivate e argomentate. Ora è arrivato il momento delle iniziative mirate. Basta proclami, servono fatti perché la gente continua a pagare."
L'attacco anche di Ruggero Campi (Presidente Aci di Perugia):
"Oltre all'aspetto economico che risulterebbe pesantissimo, il pedaggio sulla Perugia Bettolle è dannoso anche per altri motivi. Non esistono strade alternative per chi non volesse percorrere il raccordo per andare sul Trasimeno. In questo caso l'automobilista dovrebbe percorrere la viabilità minore, rendendo la vita difficile ai tanti paesi che si trovano nella zona. Il pedaggio è un'ipotesi da scongiurare su tutti i fronti: economico, ambientale e della sicurezza stradale"
Ipotesi bocciata su tutti i fronti
Luca Feliziani
Corriere dell'Umbria Sabato 29 Maggio 2010

giovedì 22 aprile 2010

Derivati del Comune di Perugia: passivi per oltre 10 milioni

Quasi undici milioni di euro di potenziale "passivo". Per la precisione 10.919.971. Se nel 2008 la quota era all'incirca sugli otto milioni, l'informativa sugli swap allegata al bilancio consuntivo dell'anno 2009 del Comune di Perugia, pur confermando flussi di cassa non troppo impattanti (positivi ampiamente per il primo semestre, meno nel secondo), rende noto che la mannaia si fa più affilata e pesante. Il mark to market - metodo di valutazione in base al quale il valore di uno strumento o contratto finanziario è sistematicamente aggiustato in funzione dei prezzi correnti di mercato - considera i due swap del Comune di Perugia, ad oggi, come negativi per il bilancio della cifra di cui sopra. Certo, la valutazione secondo mercato, dato che quest'ultimo è quantomai cangiante, potrebbe pure ribaltarsi nel futuro. Anche se ciò appare improbabile. L'informativa vergata dall'assessore al Bilancio Livia Mercati, inizia col valutare il
"contratto di interest rate swap stipulato in data 31.01.2002 con Dexia Crediop spa con un nozionale sottostante di 130.200.277,70 euro scadenza 30.6.2011 rinegoziato con Dexia Crediop in data 21.9.2006 con un nozionale sottostante di 150.047.794,74 euro - scadenza 30.6.2020."
Nel corso del 2009 si sono realizzati, nel primo semestre,
"differenziali positivi pari ad 46.068,42 euro e nel secondo semestre differenziali negativi pari ad 1.616,58 euro a causa dell'andamento del tasso Euribor a 6 mesi; i risultati dello swap sono stati contabilizzati in bilancio nella Parte Entrata al Titolo 3, Cat. 03, Risorsa 0480 (codice Siope 2325 Voce economica 19) e nella Parte Spesa al Titolo 1; Funzione 01, Servizio 03, Intervento 06 (codice Siope 1626 Voce economica 19)."
E qui arriva il dato poco felice:
"Il mark to market calcolato alla data del 31.12.2009 ammontava a 5.150.097 euro negativo per il Comune. Il nozionale residuo al 31.12.2009 ammonta a 122.449.901 euro"
C'è da segnalare che la rinegoziazione di questo derivato è concidente con la scoperta del buco di bilancio (anno 2006). E c'è da chiedersi se con l'aumento dell'Irpef, la Tia, le alienazioni e le azioni poste in essere per risanare i conti, il disavanzo non sia stato più di quanto ufficialmente dichiarato. C'è di seguito
"il contratto di interest rate swap stipulato in data 14.9.2006 con Banca Intesa spa con un nozionale sottostante di 43.336.954,54 euro - scadenza 31.12.2024. Nel corso del 2009 si sono realizzati, nel primo semestre, differenziali positivi per 186.713,15 euro e nel secondo semestre differenziali negativi pari ad 150.806,92 euro a causa dell'andamento del Tasso Euribor a 6 mesi. i risultati dello swap sono stati contabilizzati in bilancio nella parte entrata al Titolo 3, Categoria 03, Risorsa 0480 (codice Siope 2325 Voce economica 19) e nella Parte Spesa al Titolo 1; Funzione 01, Servizio 03, Intervento 06 (codice Siope 1626 Voce economica 19). Il mark to market calcolato alla data del 31.12.2009 ammontava a 5.769.874,11 euro negativo per il Comune. Il nozionale residuo al 31.12.2009 ammonta a 37.968.664 euro."
[...]
Alessandro Antonini
Corriere dell'Umbria Mercoledì 21 Aprile 2010

domenica 28 febbraio 2010

Più uffici e segretari in Comune: chi paga?

Il titolo dell'ordine del giorno è criptico:
"Regolamento sull'autonomia funzionale ed organizzativa del Consiglio Comunale."
Detto così, potrebbe sembrare qualcosa di innocuo. Anzi, una serie di regole per conferire più dignità all'assise di Palazzo dei Priori. Certamente se ne saprà di più dopo domani, quando la pratica sbarcherà in quarta commissione consiliare (Affari istituzionali). In realtà si tratterebbe dello sdoganamento di una serie di "privilegi" e benefit a favore degli apicali della massima assise perugina. Quali? Un ufficio ad hoc per ogni presidente di commissione. Più telefono, fax e computer. Con tanto di ficus aziendale e poltrona in pelle umana? Ci manca poco. Ma non finisce qui: il presidente del consiglio avrà la facoltà di far assumere lui, con apposito placet sugli atti dirigenziali, il personale di segreteria (non quello della macchina comunale, ossia la segreteria del consiglio, ma proprio gli assistenti personali, ndr) e di disporre direttamente dei compiti di ognuno.
Per crearsi quasi un mini-esecutivo. E infine l'ultima chicca, la più gustosa: il consiglio comunale avrà la possibilità di avere un proprio fondo cassa con tanto di bilancio autonomo. Nel regolamento si assicura che non ci sarà alcuno sforamento delle spese rispetto al budget stabilito sino ad ora: si tratta - sarebbe questa la ratio - di un istituto per rendere più autonomo il consiglio stesso. Il presidente, ovverosia, non dovrà più passare per le spese di rappresentanza per il lasciapassare dei dirigenti. In base alle norme di cui sopra, potrebbe essere dotato anche di apposita carta magnetica. Nella stesura del documento, a otto mani, compresa l'opposizione - i due "saggi" Pino Sbrenna (Pdl), Pier Luigi Neri (Pdci), la presidente della quarta commissione Tiziana Capaldini e il presidente Alessandro Mariucci - è avvenuta nei mesi scorsi.
E non è stato facile. Tutto liscio invece sul fronte del consenso da parte dei consiglieri: il grande potere in più conferito al consesso, mette d'accordo le coalizioni. I problemi ci sono stati per la "consulenza" chiesta all'assessore ai Beni culturali e all'università Giovanni Tarantini, noto giurista, che inizialmente ha anche collaborato per dare le dritte giuste sul fronte del rispetto delle leggi nazionali e del medesimo statuto comunale. Senonché, secondo indiscrezioni, il sindaco, avendolo saputo, avrebbe subito bloccato il tutto. In effetti, se il consiglio comunale autonomo vuole essere, dovrebbe - potrebbero essere stati questi gli intendimenti del primo cittadino - autonomamente riformare il regolamento senza ricorrere ad aiuti esterni. Rumors incontrollati vedrebbero questo atto come una sorta di ripicca da parte di consiglieri "delusi" (e non c'è riferimento agli estensori testè citati) che avrebbero aspirato ad incarichi di giunta. Per dovere di cronaca va riportato un commento, espresso a mo' di battuta in una delle riunioni di lavoro sulla riforma, che ha fatto riferimento al consiglio comunale di Roma e all'ipotesi che anche a Perugia si possano istituire le auto blu per i capigruppo e lo stesso vertice del Palazzo. Una battuta, beninteso, ma c'è chi dice che dietro l'ironia spesso si nasconde la verità. Tutto lecito per carità, tutto contenuto anzi prescritto dallo statuto della città. All'articolo 33, alla voce "competenze del consiglio", v'è scritto:
"Il Consiglio Comunale, dotato di autonomia funzionale ed organizzativa, rappresenta la collettività comunale, determina l'indirizzo politico-amministrativo, sociale ed economico del Comune e ne controlla l'attuazione."
E ancora, comma 3,
"esercita l'autonomia finanziaria e la potestà regolamentare, nell'ambito delle leggi e del coordinamento della finanza pubblica"
Alessandro Antonini
Corriere dell'Umbria Domenica 28 Febbraio 2010

mercoledì 10 febbraio 2010

Gesenu: 2,5 milioni di Iva da restituire

Due milioni seicentomila euro di Iva da restituire ai cittadini. Almeno questo ha prescritto una sentenza della Corte di cassazione sulla vicenda della Tariffa di igiene ambientale.
"Siamo pronti a restituirla a tutti i cittadini - spiegano i vertici della Gesenu, e su questo fronte non esistono scadenze particolari o richieste da presentare. Non deve passare un messaggio distorto. Siamo solo in attesa che il governo stabilisca la modalità di rimborso. Se fosse, come era stato paventato, attraverso la dichiarazione dei redditi, sarà lo Stato a provvedere. Ultima ipotesi in ordine di tempo, quella di classificare l'imposta sul valore aggiunto quale tributo. A quel punto non sarebbe più detraibile e a conti i fatti il 10% verrebbe riassorbito nei costi totali del servizio
Corriere dell'Umbria Mercoledì 10 Febbraio 2010

domenica 7 febbraio 2010

I compensi dei "baroni" dell'Università di Perugia

Paperoni. Quasi tutti. Rettore in testa. Indietro, molto indietro, i rappresentanti dell'area tecnica. Ma il dato è che l'università di Perugia ha deciso di ottemperare alla "direttiva Brunetta" e di lanciare l'operazione trasparenza. Ossia mettere in rete tutti i compensi (universitari) dei cosiddetti "baroni". E non solo.
Indennità spesso a sei cifre. In questa prima tranche pubblichiamo tutti i "capi" degli organi politico-amministrativi. In molti casi, figure come rettore, pro rettori, presidi e altri maggiorenti dell'ateneo, figurano in più settori (senato accademico, consiglio di amministrazione etc.). Verranno ripetuti una sola volta (indicando la qualifica gerarchicamente più rilevante). La retribuzione, che assomma tutte le varie voci dei compensi erogati - dalla sola università - è su base annua ed è lorda. Ecco i vertici: Francesco Bistoni (rettore) 213.659.89 euro lordi; Antonio Pieretti (prorettore) non pervenuto; Pietro Burrascano (prorettore Terni e direttore centri sui diritti dei consumatori e psicologia delle relazione interculturali): 94.872,48 euro.
Alla voce delegati del rettore ci sono: Alessandro Campi (non pervenuto); Massimo Curini 80.167,37 euro; Potito D'Errico (non pervenuto); Fausto Elisei: 73.245,00 euro; Fabrizio Figorilli: 45.950,43 euro; Elda Rosa Gaino: 88.269,81 euro; Gaia Grossi (non pervenuto); Pierfrancesco Marconi: 94.657,57 euro; Maurizio Oliviero (non pervenuto); Anna Salvadori: 60.324,43 euro; Vincenzo Nicola Talesa: 68.517,80 euro. E arriviamo alla giunta d'ateneo: Luciano Binaglia (non pervenuto); Carlo Andrea Bollino (non pervenuto), Loris Nadotti: 68.517,80 euro; Mario Tosti: 53.844,31 euro. A seguire il senato accademico, composto dai presidi, dirigenti, tecnici e figure varie: Federico Alimenti: 35.081,11 euro; Angela Baldanza: 51.840,92 euro; Luca Bartocci (non pervenuto); Gianni Bidini, preside Ingegneria: 91.133,93 euro; Giorgio Bonamente, preside Lettere (non pervenuto); Mauro Bove, preside Giurisprudenza: 77.398,65 euro; Odoardo Bussini: 77.380,22 euro; Ermanno Cardelli: 78.688,10 euro; Danilo Chiocchini: 34.020,00 euro; Pierluigi Daddi, preside Economia: 83.415,39 euro; Giovanni De Meo (non pervenuto); Paolo Dini: 28.677,66 euro; Fausto Elisei, preside Matematica: 73.245,00 euro; Luigi Fabiani: 62.539,20 euro; Maria Cristina Fioretti: 78.688,19; Fabio Franciolini: 76.825,09 euro; Candida Gori (non pervenuto); Angela Maria Lacaita: 147.523,08 euro; Giancarlo Marchetti: 44.415,50 euro; Giorgio Eduardo Montanari, preside Scienze politiche: 83.415,39 euro; Franco Moriconi, preside Veterinaria: 94.327,79 euro; Assunta Morresi (non pervenuta); Isabella Nardi: 71.781,33 euro; Francesco Pennacchi, preside Agraria: 96.651,44 euro; Adolfo Puxeddu, preside Medicina: 105.772,53 euro; Carlo Rossi, preside Farmacia: 105.772,73 euro; Roberto Segatori, presidente dipartimento istituzioni e società: 78.688,19 euro; Massimo Trabalza Marinucci: 50.976,07 euro; Romano Ugolini, preside Scienze formazione: 109.072,87 euro; Pier Francesco Zanazzi (non pervenuto). C'è poi il consiglio di amministrazione: Elvio Bacocchia: 26.508,29 euro; Bruno Brunone: 78.304,27 euro; Francesco Ceccagnoli: 46.859,50 euro; Sergio De Vincenzi: 45.683,37; Pier Giorgio Fabietti: 47.726,08; Daniele Fioretto: 52.666,56 euro; Carlo Fiorio (non pervenuto); Massimo Lotito: 74.408,69; Letizia Pietrolata: 25.820,43; Carlo Riccardi: 96.136,75; Rosario Salvato (non pervenuto); Michelina Vermicelli: 57.811,73. Ci sono a seguire gli altri gangli di potere. Ecco i direttori e presidenti dei centri: Francesco Asdrubali (ricerca inquinamento da agenti fisici): 48.294,17; Paolo Bellini (servizi bibliotecari): 82.488,12; Matteo Bencivenga (centro appenninico): non pervenuto; Primo Brandi (centro Cesari): non pervenuto; Maria Campolunghi (accademia romanistica): non pervenuto; Franco Cotana (biomasse): 72.671,45; Pierpaolo De Feo (attività motoria): 56.849,55; Giorgia Della Rocca (dolore animale):50.976,07; Giancarlo Di Renzo (medicina perinatale): non pervenuto; Paolo Fantozzi (ricerca birra): 102.376,11; Maria Caterina Federici (sicurezza umana): 78.688,19; Elda Rosa Gaino (microscopia): 88.269,81; Piergiorgio Manciola (ambiente): 75.925,91; Enrico Menestò (spiritualità medievale): non pervenuto; Paolo Mosci (stabulario): 42.339,30; Bruno Romano (musei scientifici): 94.657,57; Fausto Santeusanio (tiroide): 94.657,57; Gianfranco Savelli (nanostrutture): non pervenuto; Antonio Scamellotti (tecnologie ricerca storico-artistica): non pervenuto; Maurizio Silvestrelli (studio cavallo sportivo): 85.075,95; Claudio Vinti (centro linguistico): non pervenuto. Arriviamo ai "pretoriani", i potenti direttori dei dipartimenti: Giancarlo Agnelli (medicina interna): non pervenuto; Raffaele Balli (ingegneria industriale): non pervenuto; Saverio Cacopardi (ingegneria elettronica): non pervenuto; Rosanna Camerlingo (lingue antiche): 78.688,19; Carlo Carini (scienze storiche): 94.657,57; Luisa Cassetti (diritto pubblico): 54.455,77; Gianfranco Cavazzoni (discipline giuridiche): 91.463,70; Francesco Rosario Donato (medicina sperimentale): 99.122,84; Valter Dragoni (scienze della terra): non pervenuto; Mario Falcinelli (biologia applicata): 94.657,00; Fabio Franciolini (biologia cellulare): 76.825,09; Gabriele Fruganti (veterinaria): 99.182,24; Antonio Laganà (chimica): 88.269,81; Francesco Federico Mancini (scienze umane): non pervenuto; Giovanni Marini (studi giuridici Giuliani): 75.925,91; Annibale Luigi Materazzi (ingegneria civile): 72.671,45; Luca Mechelli (scienze biopatologiche e igiene produzioni animali): 71.772,27; Giuseppe Noya (scienze chirurgiche): 80.018,97; Mauro Pagliacci (economia): 88.269,81; Caterina Petrillo (fisica): 55.991,00; Massimo Porena (specialità medico chirurgiche): 128.216,12; Roberto Quartesan (medicina clinica): 61.957,74; Lorenzo Testaferri (chimica del farmaco): 94.657,57; Agostino Tombesi (scienze agrarie): 122.223,91; Fosco Valorosi (scienze estimative alimenti): 76.825,00; Carlo Vinti (filosofia): 78.688,00; Gianluca Vinti (matematica): 75.925,91

Alessandro Antonini
Corriere dell'Umbria Domenica 7 Febbraio 2010

domenica 10 gennaio 2010

Italia Nostra: Ogni project financing una iattura

Pioggia doppia sul cielo di Perugia. Da una parte quella atmosferica, che continua a flagellare il capoluogo, dall'altra quella delle polemiche che, sulla scorta degli ultimi fatti eclatanti dell'aumento delle tariffe dei parcheggi e delle infiltrazioni d'acqua a Palazzo Grossi, tirano in ballo un denominatore comune che ha segnato scelte importanti compiute nella passata legislatura in fatto di infrastrutture. Il "filo rosso" si chiama project financing, pratica contro la quale s'è scagliata con decisione la sezioone perugina di Italia Nostra.
"In teoria - commenta il presidente Urbano Barelli - il project financing dovrebbe consentire di realizzare un'opera pubblica con soldi dei privati ai quali spetteranno i proventi prodotti dalla stessa opera pubblica. Mercato coperto, Palazzo Grossi, parcheggio di Pian di Massiano sono però tre esempi negativi di project financing. Per il parcheggio di Pian di Massiano Italia Nostra ha denunciato pubblicamente che il vero affare non era la realizzazione del parcheggio, ma l'affidamento alla Sipa della gestione di tutti i parcheggi a pagamento della città (circa 3.900) evitando di metterli a gara pubblica. Infatti, mentre il costo del parcheggio è stato di circa 7,7 milioni, i ricavi per la gestione quarantennale di tutti i parcheggi a pagamento della città sono stati quantificati dalla stessa Sipa in 225 milioni e 21mila euro. Vale la pena di ricordare che il project financing del mercato coperto prevede un costo di 46 milioni, oneri pubblici comunali per 6 milioni e ricavi privati per 120 milioni, mentre il project financing di Palazzo Grossi si attesta su un costo dell'opera di 6,5 milioni, oneri pubblici comunali per 24 milioni e ricavi privati per 36 milioni."
Italia Nostra non esita a definire spregiudicato l'uso del project financing da parte del Comune di Perugia, che così ha in cantiere opere senza soldi e guadagnatosulla vendita della azioni della Sipa (aumentate di valore a seguito del project financing di Pian di Massiano e dei quaranta anni di gestione di tutti i parcheggi di Perugia). Il tutto, secondo Barelli, non senza costi per la città:
"Per la ristrutturazione dell'ex scuola Pascoli il risultato è la vergognosa sopraelevazione che ha modificato in modo irrimediabile il profilo del centro storico senza che l'edificio sia stato adeguato alle norme antisismiche, a cui dobbiamo oggi aggiungere l'allagamento dei piani interrati. Per il parcheggio di Pian di Massiano il risultato è l'aumento del costo dei parcheggi, volutamente fatto slittare a dopo le elezioni amministrative. A questo punto aspettiamo con preoccupazione di conoscere che cosa il Comune di Perugia porterà nella conferenza dei servizi che ha convocato per il 18 gennaio sul project financing per il mercato coperto"
Corriere dell'Umbria Sabato 9 Gennaio 2010

venerdì 1 gennaio 2010

Risarcimento di 831mila euro chiesto dalla Corte dei conti per la vicenda della Fondazione umbra contro l'usura

Con un atto di citazione in giudizio la procura regionale della corte dei conti cheide alla ragioniera Claudia Pasqua, 43 anni, di Miralduolo di Torgiano, già consulente della Fondazione Umbria contro l'usura (il cui acronimo è: Fucu) un risarcimento per complessivi 831mila euro. Nello specifico, in 44 pagine dattiloscritte, il vice procuratore regionale dottoressa Fernanda Fraiolo, chiede 671mila euro di risarcimento per il danno patrimoniale arrecato alla Fondazione, 80mila euro per il danno all'immagine e altri 80mila euro per il danno da disservizio (detto anche danno disfunzionale).
La ragioniera Pasqua, che davanti alla magistratura fiorentina (competente per legittima suspicione, in quanto la Fondazione era guidata, quale presidente, da un magistrato perugino), ha patteggiato nella primavera scorsa una pena a tre anni di reclusione per i reati di peculato, truffa e falso, avrebbe causato con il suo comportamento, censurato anche penalmente, un danno erariale per via della natura pubblica delle contribuzioni statali che regolarmente la fondazione riceve per i suoi compiti e le sue funzioni. La procura regionale della corte dei conti, quando era esploso lo scandalo, aveva affidato un accertamento molto approfondito al nucleo di polizia giudiziaria della guardia di finanza, sezione accertamento danni erariali. I finanzieri avevano ricostruito tutta la vicenda mettendo in luce le acquisizioni di cambiali, assegni circolari, somme in contanti, le falsificazioni di fidejussioni, le false firme sui documenti, attribuiti alla ragioniera.
É emerso, in particolare, che le operazioni contestate alla ragioniera sarebbero state eseguite nei confronti di 24 soggetti (di cui 7 completamente sconosciuti alla Fondazione), molti dei quali clienti della "Center data elaboration", di cui la Pasqua era socia. A far scattare l'inchiesta sulla Pasqua erano state due denunce, presentate nell'estate del 2007, alla procura della repubblica di Perugia: la prima di un ambulante, la seconda di un imprenditore di imballaggi che si erano resi conto che qualcosa non andava nei loro rapporti con la Fucu. I finanzieri hanno messo in luce una serie di prestiti concessi a fronte di documenti falsificati redatti dalla ragioniera; di lettere fidejussiorie false (con firme e protocolli taroccati); di attività illecita di recupero crediti. Il tutto in danno della Fondazione che è una Onlus fondata nell'anno 1996 per volontà di una serie di enti rappresentativi delle istituzioni e realtà maggiormente significative del territorio con lo scopo di soccorrere e prestare assistenza finanziaria, legale e morale alle vittime del fenomeno sociale dell'usura, che si siano rivolte all'autorità giudiziarua per porre in essere ogni iniziatiuva idonea per la prevenzione del fenomeno, concorrendo a promuovere la cultura della legalità e prestando idonee garanzie per agevolare l'accesso al credito. La Fondazione, per il conseguimento dei suoi fini, utilizza fondi messi a disposizione dallo Stato. Ora la Pasqua dovrà comparire davanti ai giudici della sezione giurisdizionale dell'Umbria della corte dei conti che deciderà in ordine alla richiesta della procura regionale
Elio Clero Bertoldi
Corriere dell'Umbria Mercoledì 30 Dicembre 2009