martedì 20 settembre 2011

Un piano per portare l’Umbria fuori dalla crisi

La fine dell'era degli enti regionali con singola missione, o peggio ancora doppioni, è scoccata ieri mattina a Palazzo Donini, sede della Giunta regionale. Il presidente Catiuscia Marini, a capo della nutrita schiera politica-sindacale-produttiva, racchiusa sotto il nome di Alleanza per l'Umbria e per lo Sviluppo, ha messo in chiaro una serie di riforme istituzionali finalizzate sia al recupero di denari dai costi della politica e di gestione che al miglioramento stesso dei servizi con un organico più snello, più sotto controllo dei cittadini e più veloce nell'intervento. Ecco dunque che i tanto chiacchierati Ati - Ambiti territoriali - per acqua e rifiuti saranno cancellati. Il taglio riguarderà ben sei strutture, con sei Cda e sei territori frazionati. Tutte le competenze passano ai comuni in forma associata. Che tradotto in futuro: si tagliano sei Ati per realizzare solo due grandi Agenzie regionali - con a capo i comuni - che gestiranno rispettivamente rifiuti e acqua. Secondo colpo di mannaia: tutte le agenzie che si occupano di promozione del territorio, turismo, sviluppo, agricoltura e altro ancora saranno riassunte in una unica agenzia. A rischio scomparsa dunque nomi eccellenti come Apt, Sviluppumbria e altri pezzi pregiati. Terzo passaggio cura di dimagrimento dei troppi centri di amministrazione della sanità umbra sotto forma di Aziende Ospedaliere e Asl anche in virtù di una serie di tagli programmati dal Governo che per l'anno in corso significheranno 24 milioni di euro in meno, per raggiungere nel 2014 un taglio di 88 milioni. Il piano del dimagrimento sanitario non è stato precisato, ma gli assessori stanno già lavorando. In ballo c'è il futuro del mantenimento dei servizi al cittadino e la presidente Marini non vuole perdere questa sfida.
"Vogliamo varare questa serie di provvedimenti e riforme - ha spiegato - del nostro sistema istituzionale affinché non un solo euro vada speso per costi di sovrastrutture che non possiamo più permetterci."
Ma se fino a qui il Piano riguarda la sovrastruttura regionale, non manca la parte che riguarda la crescita e lo sviluppo per rendere più forti e grandi le aziende umbre e creare nuova occupazione. Una seconda parte che la Regione vuole scrivere velocemente con i sindacati e le forze produttive partendo da alcuni punti fissi: mettere a disposizione risorse verso le politiche industriali e quelle per il lavoro attingendo ai fondi strutturali europei e da quella parte di risparmio derivante dalla nuova Regione light.
"Come sistema delle Regioni - ha concluso - abbiamo offerto al Governo la nostra disponibilità a collaborare per mettere in campo azioni ed interventi per la crescita. Abbiamo chiesto che tutte le azioni tese a determinare effettui positivi per la crescita non rientrino nel patto di stabilità che, per come è oggi, impedisce addirittura di spendere risorse che abbiamo nelle nostre disponibilità e che si vari al più presto un piano straordinario di opere pubbliche di infrastrutture piccole e medie"

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