giovedì 13 novembre 2008

Vinta la causa contro la Germania per i risarcimenti alle vittime delle stragi naziste

Una recente sentenza della Corte di Cassazione stabilisce che la Germania dovrà pagare 800 mila euro di risarcimento per i familiari di due vittime della strage nazista di Civitella, un paesino in provincia di Arezzo, dove i tedeschi uccisero 203 persone il 29 giugno 1944.
É evidente che si tratta di una decisione storica, perché è la prima volta che una sentenza definitiva impone alla Germania di pagare un risarcimento.
Abbiamo approfondito la questione con l'avvocato Roberto Alboni di Arezzo al quale abbiamo chiesto anche se la decisione della Suprema Corte può avere effetti giuridici anche nel caso dei Quaranta Martiri di Gubbio e di molti altri casi che si sono verificati in Umbria tra il 1943 e il 1944..
Avvocato, come intende agire giunti a questo punto?
"Abbiamo un credito da riscuotere, faremo dei pignoramenti, come è normale che avvenga in questi casi."
D'accordo, ma di fronte non avete un debitore privato, ma uno Stato, per di più estero.
"Non ha importanza, la prassi è questa e non intendiamo fermarci. Si tratta sempre di un debitore che sfugge al creditore. Ma al di là di questo, la cosa che a tutto noi è dispiaciuta è soprattutto la mancanza di rispetto verso lo stato italiano e i suoi giudici.
La Germania deve assumersi la responsabilità morale nei confronti di chi ha subito crimini atroci come quello di Civitella."
Su quali beni intendete rivalervi?
"Li abbiamo individuati, la Germania ha diverse proprietà in Europa, ma al momento non posso rivalervi quali."
Lo Stato tedesco si appella, però, al trattato firmato nel 1961 tra Italia e Germania sulla base del quale la questione delle riparazioni era stata risolta con un indennizzo di 40 milioni di marchi.
"Si tratta di un accordo così come quello del 1947 che nulla hanno a che vedere con il nostro caso."
E per quale motivo?
"Perchè regolano posizioni diverse. Il trattato del 1947 si occupa delle cause pendenti fino a quella data e non è stato firmato nemmeno dalla Germania."
E da chi allora?
"Dalle Forze alleate. Quanto all'accordo del 1961 regola altre questioni (ad esempio il caso degli ebrei), parla dei crimini posti in essere per motivi di razza e religione, ma nulla dice sulle stragi che hanno colpito la gente comune, povere persone, civili inermi.
Ed è qui che la Cassazione è intervenuta."
Quando è iniziato il lungo iter che ha portato a questa storica sentenza?
"Nel 2005 con la causa seguita in primo grado dal Tribunale militare di La Spezia a cui è seguito il secondo grado davanti alla Corte di Appello militare di Roma.
E infine la Cassazione con la prima sezione penale, dove ho trovato giudici veramente eccellenti, perché altrimenti non si arriva a pronunciare sentenze di questo calibro, sentenze che non è sbagliato definire coraggiose."
Già, ma ora la Germania vuole portare la questione di fronte alla Corte internazionale di Giustizia dell'Aia...
"Qui si discutono le controversie tra Stati che lamentano violazioni dei patti internazionali. Ma in attesa che la Cassazione depositi i motivi della sentenza, credo di poter dire che siamo in un campo diverso.
La regola dell'immunità degli Stati e della loro sovranità può essere superata quando siamo di fronte a crimini contro l'umanità.
In ogni caso mi auguro che Italia e Germania trovino un accordo per risolvere queste situazioni."
Anche se l'Italia potrebbe non essere molto interessata. Nel senso che il nostro Stato rischia quanto la Germania, con la possibile apertura di tante controverise di rivalsa da parte di cittadini stranieri...
"e' una ricostruzione plausibile."
Al momento oltre alla causa intentata da lei per due famiglie di Civitella di Arezzo, ci sono altre controversie in Italia dello stesso tenore?
"So che altri avvocati hanno intentato cause per i deportati, i cosidetti schiavi di Hitler.
Sarebbero una cinquantina e sono tutte ancora al primo grado di giudizio."
Ritiene che la sentenza sul massacro di Civitella sia "esportabile" anche ad altri casi italiani. Guardando all'Umbria pensiamo, ad esempio alla strage dei 40 Martiri di Gubbio e a molti altri episodi autentica barbarie compiuti dai nazisti.
"Penso di sì, in tutte le vicende dove ci sono stati crimini di questo calibro, a mio giudizio la sentenza della Cassazione è entensibile.
Il punto di volta è questo, va dimostrata la natura dell'eccidio che deve essere considerato contro l'umanità, perché in questo caso viene meno l'immunità dello Stato.
E, ovvio, la causa può essere portata avanti solo dai parenti delle vittime intentando un processo ex novo o costituendosi parte civile, qualora altri abbiano già iniziato la causa.
In Italia si parla di più di 200 stragi naziste, molte come quella di Civitella con violenza perpetrata su bambini, donne e anziani."
Ma lei perché si è imbarcato in questa avventura, iniziando una causa "lunga e dolorosa"?
"Vede, c'era mio nonno tra le 203 persone uccise a Civitella.
Nel 2004 la sentenza delle sezioni unite della Cassazione dà ragione al signor Ferrini, deportato in Germania ai tempi della Seconda guerra mondiale.
Ferrini, originario di Arezzo, dopo aver perso in primo e secondo grado, non si dà per vinto e alla fine la Cassazione ha riconosciuto la bontà dei suoi princìpi.
Da qui è iniziata la mia battaglia. Ho detto a mia mamma e ai miei zii che c'erano gli estremi per portare avanti una causa contro la Germania."
E alla fine ha vinto...
"sì, ma ora attendiamo il risarcimento."
In Umbria sono tantissime le stragi naziste dove i familiari delle vittime, sull'esempio di quanto accaduto ad Arezzo, potrebbero decidere di intraprendere un'azione legale e ottenere il risarcimento.
Oltre ai fatti riportati nel grafico in pagina si ricordano gli episodi di Scheggia dove morirono 7 civili tra il 23 e il 27 marzo 1944, di Pietralunga (12 fucilazioni di gente inerme tra il 7 maggio e giugno del ‘44), di Perugia (8 morti), Orvieto (5 persone barbaramente uccise), Poggiodomo (7), Marsciano e Norcia (3), Borgo Cerreto (4) per i fatti del 29 marzo 1944.
Tutte persone strappate alla loro tranquilla vita familiare e ammazzate senza pietà, a volte infierendo pure sui loro corpi.
Luca Mercadini
dal Corriere dell'Umbria Giovedì 13 Novembre 2008

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