Si trovano nei pressi della rotonda che porta dal Pian di Massiano a San Sisto e all’ex Silvestrini.
Per raggiungerle ed accedervi è necessario salire a piedi sulla sinistra un dislivello pericoloso e impraticabile. Si trovano, di fatto, tra i campi incolti, sommerse da una vegetazione spontanea di rovi ed erbacce.
La copertura stava per crollare ed è stata puntellata. Superiormente è stata realizzata una soletta autoportante in cemento armato. A terra si notano pietre di grosse dimensioni appena sgrossate.
La tomba più notevole ha un aspetto monumentale. Si tratta di una struttura a cinque camere: una frontale e le altre simmetricamente disposte ai due lati. L'accesso alle singole stanze è sbarrato da tavole inchiodate.
Non si comprende se questo ostacolo di natura prudenziale possa far pensare a lavori "in itinere" o se invece tutto sia destinato a restare nel tempo così com'è adesso. Nella camera frontale si distingue un "letto" per adagiare il defunto.
Le tombe sono direttamente scavate nella roccia argillosa. Sia le pareti che la volta sono prive di decorazioni pittoriche o scultoree.
Che la zona avesse spiccate caratteristiche archeologiche è confermato anche dalla recente scoperta della necropoli di Strozzacapponi, sulla quale il "Corriere" ha ampiamente riferito.
La cintura sepolcrale fu certamente saccheggiata già in epoca antica per il riuso dei materiali, come è confermato dalla presenza di conci inseriti in costruzioni successive.
Basti guardare la vecchia chiesetta di San Sisto, più avanti sulla destra.
Qui l'architrave, le spallette laterali, la soglia e vaste porzioni del muro sono evidentemente frutto di asportazione di reperti etruschi, rimurati per realizzare il nuovo manufatto.
Cosa, del resto, in passato abbastanza usuale ovunque: si pensi al sistematico saccheggio lapideo delle Piramidi egizie o alla spoliazione del Colosseo.
A destra dell'antico ingresso della chiesetta, ad altezza d'occhio, si rinviene addirittura una grossa pietra, fatta come un'urnetta cineraria, col tetto a capanna e i simboli simmetrici laterali, alla maniera etrusca (foto).
L'iscrizione in lingua latina che vi è incisa rivela trattarsi di un reperto della tarda età, quando l'idioma etrusco era stato soppiantato da parte del latino parlato dai conquistatori. Che seppero però valorizzare i validi fattori di arte e di cultura appartenenti al popolo assoggettato. Tra l'altro, la chiesetta è stata oggetto di un recente restauro, che ha almeno avuto il merito di risanare perfettamente l'edificio, sebbene con l'aggiunta di elementi spuri a fianco della vecchia struttura.
Il recupero e la valorizzazione della necropoli etrusca di Centova richiederebbe un investimento limitato. Si tratterebbe di costruire dei gradini e un corrimano ecologico sulla ripida scarpata per potervi accedere. Occorrerebbe mettere in sicurezza gli ingressi, consolidare le tombe e dotarle di un cancello metallico a fianco della pietra di sigillo (come allo Sperandio), in modo che l'accesso sia controllato.
La zona di Centova costituirebbe un percorso attrattivo per i perugini e per i turisti. Gradevole anche per quanti dovessero recarsi nel futuro centro commerciale a poca distanza. Interessi economici e culturali potrebbero efficacemente ricondursi ad unità.
Sandro Allegrini dal Corriere dell'Umbria
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