lunedì 15 settembre 2008

Il destino del Lago Trasimeno

É un altro giorno di passione per il lago Trasimeno. Come tutti i lunedì. L'appuntamento con la misurazione del livello delle acque da parte dei tecnici della Provincia di Perugia fa del quarto lago d'Italia il "paziente" in attesa del risultato di una Tac.
La diagnosi è pressoché certa e tira in ballo una sopravvivenza sempre più in dubbio. Gli "esami" settimanali debbono stabilire solo il grado di efficacia dei rimedi, ammesso che quelli adottati siano destinati a sortire effetto.
Fra color che son sospesi, in attesa dei dati, la gente del Trasimeno, molta della quale fino a una decina di anni fa basava le proprie attività sulle economie garantite dal lago.
Attendono anche i sindaci dei comuni che si affacciano sullo specchio d'acqua (o su ciò che rimane - ndr.) e i presidenti di Ente parco e Comunità Montana.
É a loro, Walter Carloia (Castiglione del Lago), Claudio Bellaveglia (Passignano sul Trasimeno), Massimo Alunni Proietti (Magione), Luciana Bianco (Panicale), Mauro Bocerani (Tuoro sul Trasimeno), Gianfranco Catani (Ente parco) e Massimo Bianchi (Comunità montana), che abbiamo chiesto analisi e soluzioni.
Se dovesse scegliere un intervento da compiere per frenare l'emorragia idrica che sta vivendo il Trasimeno, quale metterebbe in atto? Carloia: Il completamento delle condotte che porteranno l'acqua da Montedoglio rimane la principale opera da portare a compimento.
Gli interventi fatti al Trasimeno in questi anni hanno dato buoni risultati. Per questo se il clima nelle prossime stagioni sarà clemente e la condotta sarà messa a punto, il lago saprà approfittare delle piogge.
È un'occasione che non possiamo perdere. Bellaveglia: La mia posizione è stata chiara fin dal primo mandato. Dissi che andava dirottata sul Trasimeno l'acqua dell'alto Chiascio, acqua umbra. La grande opera da realizzare è quella, unita a tutta una serie di opere di manutenzione reticolare idrografica.
Prendo atto di una certa pigrizia per interventi che sono ritenuti marginali ma che non lo sono. Sono anche convinto che non esista un unico intervento risolutivo, ma che la salute del lago dipenda da una serie di azioni.
Alunni Proietti: Il primo passo è il completamento dell'opera dal Montedoglio che andrà a determinare la fine dell'utilizzo dell'acqua del Trasimeno per uso irriguo.
Poi, è fondamentale anche la regimentazione e manutenzione delle sponde. Non trascurerei nemmeno una miglior gestione agricola del canneto come si è fatta per secoli; quel tipo di vegetazione in passato veniva tenuta sotto controllo e non lasciata proliferare all'accesso.
Bianco: Più che frenare l'emorragia idrica, il problema principale del lago è come portare acqua nel suo bacino.
Per questo bisogna portare avanti le opere già in esecuzione, vale a dire la diga di Montedoglio e la diga sul Chiascio, insieme alla corretta manutenzione dei fossi e dei canali di scolo.
Guardare i campi oggi dovrebbe rimandarci al passato e ripensare a quando erano inframmezzati da scoline che ora non ci sono più.
Bocerani: Montedoglio è sicuramente l'intervento primario e imminente quindi quello che in situazione di emergenza deve entrare in azione per primo.
Bisogna guardare in faccia alla crisi e mettere in campo le soluzioni più veloci. Catani: Come primo intervento indicherei la manutenzione del bacino imbrifero per migliorare il deflusso delle acque meteoriche verso il lago.
Bianchi: Non c'è dubbio che se dovessi sceglierne uno indicherei l'adduzione di acqua proveniente dalla diga del Chiascio.
Quanto alle cause, come metterebbe in fila la mancanza di precipitazioni, gli attingimenti per uso irriguo (regolari e non) e scelte urbanistiche che hanno penalizzato l'adduzione delle acque piovane dal bacino imbrifero fino al lago? Carloia: Al primissimo posto c'è la mancanza di precipitazioni.
Il monitoraggio eseguito negli anni dalla Provincia rileva come la media delle piogge al Trasimeno sia inferiore a quella regionale.
Poi, anche tutti gli altri fattori hanno avuto la loro incidenza. In passato il lago ha dato molto all'agricoltura e non soltanto nella zona del Trasimeno. Per questo sarebbe il momento che dal Montedoglio arrivasse una sorta di risarcimento idrico al Trasimeno.
Quanto alle opere urbanistiche del passato non sarebbe giusto parlare di errori. La sensibilità negli anni passati era diversa. C'è stato un cambiamento radicale e ora occorrono nuovi orientamenti anche nelle politiche urbanistiche.
Oggi il lago è una priorità vera e l'attenzione, positiva, che ha sollevato in questa stagione lo dimostra.
Bellaveglia: Prima fra tutte indicherei gli attingimenti utilizzati per uso irriguo: ve ne sono troppi di natura illecita.
Poi la mancanza di precipitazioni, sulla quale purtroppo nessuno ha il potere di intervenire e non prenderei nemmeno in considerazione la possibilità che la crisi idrica dipenda dalle scelte urbanistiche che potrebbero aver penalizzato il lago.
É una balla pensare che lo sviluppo urbanistico che si mette in atto venga svolto in direzione incompatibile con la salute dell' ambiente circostante.
Alunni Proietti: Al primo posto la mancanza di precipitazioni anche se va considerato che questi sono fenomeni ciclici che andrebbero tenuti in conto.
Al secondo posto gli attingimenti e una gestione agricola che andrebbe approcciata in maniera scientifica, inoltre andrebbe condannato ogni tipo di attingimento abusivo.
La gestione urbanistica la lascerei per ultima soprattutto perché casomai questa si è svolta sempre in direzione del miglioramento della qualità delle acque.
Penso ad esempio all'invio delle acque miste, che un tempo finivano direttamente nel lago, al depuratore che poi le dirotta sul Tevere.
Sicuramente avrà diminuito l'apporto d'acqua ma a vantaggio della qualità e della purezza. Bianco: La mancanza di precipitazioni, piovose e nevose, che è un problema di livello mondiale e non soltanto locale, è certamente la causa principale.
Anche gli attingimenti in passato hanno avuto un ruolo importante ma probabilmente non sono la causa principale, tenuto conto che negli ultimi anni son stati significativamente ridotti.
Tra i prelievi però non bisogna considerare soltanto quelli a scopo irriguo, ma anche quelli legati al consumo delle famiglie.
Per ogni nuova abitazione dovremmo pensare di imporre l'obbligo di cisterne per la raccolta delle acque e un doppio circuito di tubature che faccia funzionare bagni e lavatrici con acqua non potabile.
Quanto alle opere urbanistiche che penalizzano l'adduzione delle acque piovane al lago non sono un tecnico in grado di giudicarne le scelte ma penso che negli anni Sessanta abbiamo trascurato l'equilibrio tra il lago e il territorio trascurando accorgimenti come le opere di canalizzazione.
Bocerani: Basandomi sulle analisi tecnico-scientifiche, le uniche che dovrebbero avere voce in capitolo non posso che considerare come causa primaria la carenza di piogge.
Al secondo posto metterei le modifiche al bacino imbrifero anche se credo che la carenza di acqua che si vede lungo i canali sia anch'essa dovuta principalmente e a fattori climatici.
Restando ai dati tecnici solo all'ultimo posto metterei l'uso irriguo agricolo dell'acqua che da sempre è risaputo influire a livello di soli pochi centimetri sul livello delle acque.
Catani: Ormai è chiaro che i prelievi degli ultimi trent'anni hanno tolto al lago due metri d'acqua.
Il fatto è che il progetto Montedoglio doveva essere realizzato negli anni Ottanta, ma così non è stato e il Trasimeno ha dovuto giocoforza soddisfare le esigenze legittime dell'agricoltura.
A ciò va aggiunto l'errore delle scelte urbanistiche connesse all'abbassamento dello zero idrometrico operato alla fine degli anni Cinquanta.
É accaduto così che quando alla metà degli anni Ottanta le precipitazioni sono state abbondantissime, il bacino non ha così potuto ricostituire la sua ricerva d'acqua.
Bisogna ricordare poi la mancanza di precipitazioni, e anche l'aumento complessivo delle utenze. Non dimentichiamoci che fino a non molti anni il Trasimeno era anche un serbatoio per uso idropotabile.
Bianchi: Al primo posto la mancanza di precipitazioni, poi le scelte urbanistiche e infine gli attingimenti per uso irriguo.
Per quanto riguarda l'urbanistica credo che l'errore più grave sia stato commesso tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, quando è stato abbassato lo zero idrometrico e sono stati costruiti insediamenti a quote più basse del precedente livello di riferimento pensando che il lago non sarebbe più tornato ai livelli del passato.
In quale percentuale l'arrivo di acqua da Montedoglio potrà essere risolutivo per i problemi del Trasimeno e del suo territorio? Carloia: L'arrivo dell'acqua da Montedoglio non sarà risolutivo ma importante soprattutto se considerato in prospettiva.
Il lago non richiede una grossa quantità di acqua subito ma di rifornirsi di pochi centimetri all'anno.
Sarà un contributo da unire a una serie di altri comportamenti e non una misura unica. Coprirà al massimo un quarto del problema, mentre la soluzione definitiva potrebbe arrivare dall'acqua del Chiascio.
Bellaveglia: Molto poco, infatti non è quella la soluzione soprattutto perché legata a un discorso di politiche territoriali.
Quella del Montedoglio è acqua toscana e prima o poi quel territorio la rivendicherà. Alunni Proietti: Al cinquanta per cento; infatti se è vero che l'agricoltura ruba al lago 8 centimetri di acqua all'anno il risultato ci sarà ma solo sul lungo termine.
Fra dieci anni avremo infatti un risparmio di 80 centimetri. Bianco: L'arrivo dell'acqua da Montedoglio, se non risolutivo sarà migliorativo. L'innalzamento del livello del lago di 10-20 centimetri aiuterà l'ecosistema lacustre a ritrovare il suo equilibrio.
Bocerani: La variabile legata alle precipitazioni è sicuramente fortissima, in quanto anche la diga di Montedoglio è sotto il livello dello zero idrometrico, per non parlare degli equilibri politici a livelli regionali che giocano un forte ruolo in merito alla vicenda.
Montedoglio è l'intervento imminente e necessario poi sicuramente viene il Chiascio. Catani: L'acqua di Montedoglio avrà una grande importanza perché verrà incontro alle esigenze dell'agricoltura, anche se ormai si è ampiamente e spontaneamente riconvertita con l'abbandono delle colture idrovore e l'uso di impianti a goccia.
Bianchi: In una percentuale molto bassa, proprio perché l'acqua che arriverà dall'invaso toscano è destinata a uso irriguo.
Certo, l'acqua di Montedoglio porterà qualche giovamento, ma ritengo che non possa essere risolutiva.
Che effetto le fa osservare il lago di questi tempi? Carloia: Lo vivo con apprensione e con una certa sofferenza; mi metto nei panni dei visitatori che lo vedono per la prima volta e che non lo conoscono.
Bellaveglia: Per me il lago è sempre meraviglioso, anche in questo periodo indipendentemente dal suo livello.
Chi conosce l'alternarsi dei cicli di questo bacino e delle sue stagioni non può che pensarla così. Alunni Proietti: Non ci vado per non guardare. Sono uno dei tanti che sul lago è nato; da amministratore provo sconcerto soprattutto per la sensazione di impotenza che mi pervade.
Un sindaco da solo non può nulla; mi consolo con i tramonti che per fortuna sono ancora bellissimi. Bianco: Da vicino non fa un bell'effetto. Si percepisce subito che non è in salute. Un po' mi intristisce ma penso a quando nell'Ottocento fu avanzata l'idea di prosciugarlo per lo stato in cui versava ed è stato salvato grazie agli interventi fatti.
Voglio pensare che si sia toccato il fondo ma che ora si possa recuperare. Si tratta di corsi e ricorsi storici. Bocerani: Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, pensare che se non fossero stati fatti tutti gli interventi degli ultimi anni adesso sarebbe inguardabile, invece anche in un momento di crisi riceve ancora l'apprezzamento dei turisti.
Il Trasimeno è resta sempre suggestivo e soprattutto non siamo ancora in una situazione di non ritorno.
L'importante è che si risolvano le questioni che continuano ad impedire l'arrivo dell'acqua da Montedoglio, purtroppo di natura più che altro politica.
Catani: Dal punto di vista naturalistico le oscillazioni di livello sono normali e possono creare le condizioni per la ricostituzione del canneto, depuratore naturale dell'acqua.
Insomma, per l'ecosistema non è un grosso dramma. Certo le attività economiche ne soffrono ed è necessaria una manutenzione continua del bacino, anche con la riprofilatura delle sponde.
Il problema è quello di reperire risorse economiche adeguate. Al raduno del 'Living lakes' presenteremo un nostro progetto che prevede l'utilizzo dei residui vegetali della manutenzione per produrre energia.
Bianchi: Non fa un bell'effetto. Chiedo invece: e se dovessimo abituarci ad un basso livello idrico del Trasimeno? Perché dovremo abituarci a un basso livello del lago, almeno finché il problema non troverà una soluzione definitiva, a meno di un improbabile, eccezionale incremento delle precipitazioni.
E se vogliamo provare a fare turismo in una situazione del genere è chiaro che la questione essenziale diventa quella della manutenzione.
Il problema principale, però, diventa quello della mancanza di risorse. Un fondo ad hoc è stato costituito negli ultimi anni dalla Regione, un fondo alla cui ricostituzione anche quest'anno la Comunità contana ha concorso con un contributo di 50mila euro.
Il fatto è che le risorse economiche non sono comunque sufficienti. Occorre chiedere finanziamenti al governo centrale, affinché la manutenzione straordinaria diventi ordinaria.
Del resto il Trasimeno è una risorsa non solo per l'Umbria, ma nazionale. Hanno collaborato Simona Billi, Sara Minciaroni e Sergio Spaccapelo.
Mauro Barzagna
dal Corriere dell'Umbria Lunedì 15 Settembre 2008

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