Ma gli inventori del sistema, i giapponesi, ne hanno di più avanzati e meno costosi. Per questo una delegazione umbra è prossima a partire per il sol levante. Doppio bando Il Piano regionale prevede un bando europeo per scegliere la tecnologia migliore, anche se la regione indicherà una sua "proposta": con una doppia opzione.
Il già citato gassificatore e un sistema canonico, detto "a griglia", con accurati meccanismi di controllo.
Un secondo bando potrebbe essere approntato per scegliere il soggetto gestore. In questo caso vige l'aut aut di Rifondazione comunista. Vale a dire.: la società che si occupa della differenziata (obiettivo 65% entro il 2013) non dovrà gestire l'impianto, dacché gli interessi sono contrapposti, in conflitto.
Questo sostiene il partito di Vinti. Il Pd d'altro canto chiede che nella società di gestione sia presente con un quota il pubblico, dalla Regione al consorzio dei comuni dell'Ato in questione (ossia quello di Perugia).
Comuni in guerra Il comune deputato ad ospitare l'impianto è quello di Perugia. La Regione ha semplicemente indicato l'ambito territoriale, lasciando ai 23 comuni la scelta. Perugia si auto-candida per l'assenza - in molte aree - dei vincoli ambientali e idrogeologici. E per la rete viaria più sviluppata. Per le zone deputate si va da Sant'Andrea delle Fratte ai Ponti. "Meglio se in pianura", sentenziano i tecnici. Ma non è escluso che si candidino i comuni limitrofi, vedi Bastia, Torgiano, Corciano. Ospitare il termovalorizzatore barra gassificatore infatti significherà ricevere la cosiddetta "indennità di disagio", altra novità introdotta nel piano regionale dei rifiuti appena preadottato.
Si tratta di dieci euro ogni tonnellata trattata termicamente. Essendo i centri abitati dei succitati comuni più raccolti che nel capoluogo (dove alle estremità si estendono le periferie diffuse), per loro posizionare la struttura al confine della città - verso Perugia - vorrebbe dire prendere i soldi ed evitare il disagio.
Pro e contro Ma come funzione il gassificatore? La parte secca dei rifiuti che restano dopo la differenziata viene inserita in un grande reattore dove la temperature viene portata da i 1.400 e i 1.600 gradi.
Il materiale inizia a rilasciare gas ricco di idrogeno che va vero l'alto, brucia e produce energia elettrica.
Il rifiuto mentre subisce questo trattamento prima sembra magma incandescente, poi, subendo un processo di vetrificazione, diventa un sassolino.
Nell'aria finisce una parte di gas, come detto. Ma non tutti sono di questo avviso. Paul Connett, professore emerito di chimica alla St. Lawrence University di Canton, New York, ha rilasciato la seguente dichiarazione a seguito dell'intervista al proprietario della discarica di Roma - Malagrotta e presidente del Colari (Consorzio laziale rifiuti), Manlio Cerroni, pubblicata su Corriere della Sera del 20 agosto 2006.
"Ho avuto l'opportunità di visitare - scrive - uno dei gassificatori-inceneritori in Giappone, e di farvi effettuare delle riprese video.
Non sono rimasto affatto convinto della qualità di questa tecnologia. C'è poca differenza, in realtà, fra gli aspetti fondamentali dell'operazione di gassificazione dei rifiuti e l'incenerimento, così come avviene ad opera di un qualsiasi termovalorizzatore di massa.
Il forno è diverso, ovviamente, ma tutto il resto è la stessa cosa. E d'altra parte, gli operatori giapponesi che ho incontrato non erano disponibili a suffragare le loro affermazioni in merito ai livelli di diossina, asseritamente bassi, con un sistema di monitoraggio appropriato e convincente".
Alessandro Antonini
dal Corriere dell'Umbria Mercoledì 8 Ottobre 2008
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