sabato 1 agosto 2009

Malato... ma ai Caraibi!

Al lavoro diceva di stare male ma lui era al sole dei Caraibi. É di alcuni giorni fa la sentenza della sezione giurisdizionale regionale della Corte dei Conti che condanna un ormai ex dipendente dell'Inail a pagare 74,355 euro di risarcimento per danno erariale all'ente pubblico.
La sentenza del giudice accoglie in parte la richiesta della Procura della Corte dei Conti che aveva proposto un maxi risarcimento pari a ben 133.433 euro.
Ma andiamo per ordine. La vicenda in parte è nota. Già perché il nostro, un avvocato perugino oggi sessantenne, era finito sulle pagine di tutti i quotidiani all'incirca cinque anni fa in sede di processo penale.
Nel 2004, il tribunale di Perugia lo aveva riconosciuto colpevole del reato di falso documento e truffa in danno dell'Inail ed era stato condannato a 9 mesi di reclusione, 600 euro di multa e a rifondere l'ente pubblico dei danni (sentenza confermata in appello e Cassazione).
Un quadro che lui aveva sempre rigettato. Secondo l'accusa il professionista, per tre anni (dal 1996 al 1999) aveva prolungato, diciamo così, di qualche giorno le sue vacanze nell'isola di Cuba (contestati in tutto 126 giorni).
L'uomo si assentava frequentemente dal lavoro per problemi di salute e andava spesso in ferie all'estero tramutando, poi tali periodi in altri ben più lunghi di congedo per malattia, giustificati con certificati medici redatti da medici del posto.
La difesa dell'imputato naturalmente contestava tutto l'impianto accusatorio. E per farlo aveva per l'appunto portato davanti al giudice diversi medici per dimostrare la reale veridicità di tutti i suoi malanni.
Ipertensione arteriosa, iperlitemia, obesità, stress da lavoro, stato ansioso, insufficienza respiratoria, crisi emicraniche.
L'avvocato aveva cercato di dimostrare dunque la sua assoluta buonafede: le prescrizioni mediche erano del tutto regolari e mai erano contraddette dall'Inail e da medici italiani.
Le sue richieste di malattia era state sempre segnalate con tempestività. Si diceva sottoposto a super lavoro, ma nonostante questo aveva sempre lavorato e prodotto, raggiungendo gli obiettivi pianificati, senza sottrarre energie lavorative e anzi oggetto di incentivi.
Per non dire del danno di immagine quando in realtà, sosteneva, tutta questa storia aveva danneggiato più lui che l'ente.
L'Inail, che si era già allora costituita parte civile, tuttavia ha sempre continuato a sostenere che le patologie, accusate dal professionista, risultavano inesistenti e che le malattie sarebbero certificate con false documentazioni da medici compiacenti e non verificabili.
E utilizzate solo e soltanto per prolungare le vacanze nell'isola caraibica. Troppo strano insomma quell'acquisto di biglietti aerei di durata gran lunga rispetto alle ferie, strani quei soggiorni in spiaggia e non in ospedali o cliniche.
E per la giustizia italiana è così colpevole. Ora, dopo il processo penale la storia dell'avvocato malato immaginario a Cuba è passata alla Corte dei Conti per l'ipotesi di responsabilità patrimoniale amministrativa.
La Procura della Corte dei Conti ha dunque contestato all'avvocato il danno patrimoniale per una cifra complessiva di 43.533, il danno di disservizio quantificabile in altri 40mila euro e il danno di immagine per complessivi 40mila.
Alla fine il collegio è stato benevolo: non ha riconosciuto il danno da disservizio, ha ridotto a 34.533 il danno patrimoniale ma ha confermato i 40mila euro per danni di immagine subiti dall'ente pubblico. Brunetta docet

Patrizia Antolini
Corriere dell'Umbria Mercoledì 22 Luglio 2009

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