Si tratta di un'edicola storica del 1777. La Madonna ivi contenuta, e ridotta in stato miserevole, è stata perfettamente restaurata e di nuovo offerta al godimento della città. Il guano dei piccioni l'aveva resa irriconoscibile. È copia della cartacea Madonna del Fuoco, venerata a Forlì (festa il 4 febbraio) e sfuggita miracolosamente a un incendio. Padre Marcello Tartini, rettore del Collegio di S. Anna, la fece porre nella chiesa di Santa Maria del Popolo in via Mazzini (oggi ex Borsa Merci). Da lì fu trasferita in via degli Archi, traversa senza uscita di Corso Cavour, nel popolare quartiere del Borgo Bello. A fare da pendant al postribolo che vi operò fino alla metà dell'Ottocento, quando il vicolo comunicava con via del Deposito (come racconta il Gigliarelli). La confraternita del Sacramento, ad ogni vigilia di Pentecoste, la esponeva in Santa Maria del Colle. La pietà popolare la salvò portandola in chiesa, per sottrarla alla distruzione, nel delirio iconoclasta post rivoluzione francese.
Le altre sette Madonne furono appunto distrutte nel 1798. La venerazione popolare riteneva l'immagine miracolosa, tanto che i fedeli affiggevano alla cornice lignea, mediante degli spilli, fiocchi o veli di organza, in segno di devozione. Questo fino a tutti gli anni Sessanta del secolo scorso. Orfeo Ambrosi, dinamico presidente dell'associazione Borgobello, si è assunto l'impegno di coordinare gli interventi di falegnami, fabbri, muratori, restauratori. E annuncia, per l'anno prossimo, che nel quadro dell'iniziativa "Piccoli tesori da riscoprire", in via del Canterino (che in perugino antico significa "vaso da notte") verrà creata una galleria d'arte coi tesori delle antiche fornaci Angeletti Biscarini, che operarono dietro San Domenico.
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(San. All.)
Corriere dell'Umbria Venerdì 16 Ottobre 2009
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