La testimonianza di questa croce, che si trova collocata all'apice del campanile della chiesa, insieme all'altra della croce patente affrescata in una parete dell'abside, confermano la probabile appartenenza della chiesa ai templari. A svelare questo segreto è il curatore del Fondo Antico dell'Università di Perugia dottor Gianfranco Cialini che, su incarico del rettore Bistoni e sollecitato dalla Soprintendente regionale ai beni storici artistici Vittoria Garibaldi, sta approfondendo l'analisi storico-artistica della chiesa. Già nel 1991 il Cialini ha curato una pubblicazione, edita dall'Università, nella quale si ricostruiscono le origini etrusco-romane dell'immobile (prima tempio etrusco e poi chiesa paleo-cristiana) e si parla della testimonianze templare della croce patente affrescata e degli affreschi di Giovanni Battista Caporali. La scoperta della croce in ferro e successivamente la sua attribuzione sono dovute all'intuito del dottor Cialini che armato di un potente teleobbiettivo è riuscito a cogliere i particolari della croce, che ad occhio nudo non è possibile distinguere.
La lettura e l'interpretazione data dal Cialini che già avuto qualche importante avallo accademico andrà ulteriormente avvalorata mediante studi specifici in particolare sul metallo. Con questa scoperta è si aggiunge un ulteriore tassello alla lettura di questo mosaico composito che è la chiesa di Ancaelle ricco di storia, di arte e di pietà. In questa chiesa vi sono altri segni importanti: una campana dedicata alla Madonna fusa nel 1200, una croce patente templare affrescata nell'abside, il fiore della vita (che ritroviamo anche in S. Bevignate), un maestà su tavola sempre del 1200 (il cardinale Fulvio della Corgna vescovo di Perugia nella visita Pastorale fatta a questa chiesa nel 1564 defì questa immagine della Madonna "pulcherrima"). I templari dedicavano le loro chiese alla Madonna. Probabilmente vicino alla chiesa vi era una "Posta" o un' "hospitalium" retto dai templari.
La chiesa di Ancaelle è lungo la via etrusco- romana che collegava le città etrusche di Chiusi e di Perugia e all'epoca dei templari, i pellegrini provenienti dal nord Europa che andavano in Terrasanta lasciavano la via Franchigena vicino Chiusi e prendevano questa strada per andare all' Adriatico ed imbarcarsi nei porti di Brindisi o di Barletta. Questa strada (di 5 chilometri più corta rapporto a quella attuale che passa per Magione) era chiamata anche la strada del "Chiugi" infatti collegava il territorio perugino con Toscana oltre che con Castiglione del Lago (il "Chiugi perugino"). Il suo tracciato (fino al 1860) non passava per Magione, ma superato il valico, tra Montebuono e Agello, si ricollegava a Chiugina (da qui il nome di Chiugiana, la strada del Chiugi) con l'altra strada (l'odierna 75bis) che collega Arezzo con Perugia
Corriere dell'Umbria Mercoledì 28 Aprile 2010
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