Un restauro che costituisce un esempio positivo sia di sensibilità collettiva nei confronti di un bene culturale che di collaborazione tra associazioni di volontariato, in quell'ottica di sussidiarietà orizzontale e di partecipazione tanto invocata a parole dalle nostre istituzioni locali quanto poco praticata e sollecitata nella realtà quotidiana. L'importanza del restauro di Sant'Andrea non è solo nella rinascita di una piccola chiesa, ma assume un valore simbolico di particolare importanza nel contesto attuale di grave crisi economica mondiale, di tagli alle risorse pubbliche e di federalismo incombente. Come potrà sopravvivere la piccola Umbria a dinamiche mondiali e nazionali così forti?
Come potrà far fronte ai tagli, alle minori risorse statali, alla crisi della grande industria ed alla crisi dell'edilizia che per anni sono state il motore del nostro sviluppo? Su quali risorse può contare l'Umbria per contrastare questi fenomeni negativi?
In questa difficile situazione è evidente che il rischio è quello della disgregazione della nostra regione, con pezzi di territorio che tentano improbabili parentele con le regioni vicine, oppure di improvvisate aggregazioni difensive, in una alleanza con regioni ben più forti che se pensano ad una unione del centro Italia, pensano ad un'annessione di territori alla grande capitale o alla signorile Firenze, e non si potrebbe nemmeno dargli torto visti i numeri che Lazio, Toscana o Emilia Romagna esprimono. Quali carte ha da giocare in questo scenario la piccola Umbria che non vuole disgregarsi e nemmeno essere annessa?
Domanda difficile, come difficili sono i problemi sottostanti. Il restauro della piccola chiesa di S.Andrea ci indica forse una strada: quella del recupero e della valorizzazione della sua identità e del suo grande patrimonio culturale e ambientale. Il paesaggio, i beni culturali e l'ambiente sono le vere ed uniche risorse della nostra piccola regione e non si può che puntare sulla filiera dell'ambiente-cultura-turismo di qualità per contrastare i forti segnali di declino e di disgregazione territoriale. Nel nostro patrimonio culturale c'è la storia e l'identità dell'Umbria, c'è la ragione forte dell'unità di una regione e quella di un possibile rilancio culturale ed economico di una fascia importante dell'Italia centrale.
In questo difficile contesto non si tratta solo di riconvertire l'intera economia regionale all'agroalimentare o al turismo, non si tratta di puntare sulla produzione di prodotti biologici, sulla green economy o su un turismo di massa che mal si concilia con le nostre città d'arte, ma di passare compiutamente al postindustriale e all'immateriale.
Per far questo si deve scommettere sulla cultura, sull'arte, sui quei luoghi che, nei secoli passati, il genius loci ha saputo costruire e sui paesaggi che ha saputo conservare integri nella loro bellezza. Luoghi e paesaggi che hanno ispirato pittori, poeti ed artisti e che oggi possono candidarsi a diventare i luoghi ideali per accogliere, sviluppare ed alimentare quella creatività che è il fattore determinante della nuova economia.
Il restauro della chiesa di Sant'Andrea a Monte del Lago di Magione è l'occasione per ribadire che il futuro dell'Umbria è nella capacità di mettere i beni culturali e l'ambiente al centro di un nuovo sviluppo che, nel conservare e valorizzare le sue città d'arte ed il suo paesaggio, nel formare i suoi talenti ed ospitare i talenti del mondo, si riconcili con la sua forte identità storica e culturale. * Presidente di Italia Nostra di Perugia
Urbano Barelli
Corriere dell'Umbria Venerdì 25 Giugno 2010
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