domenica 27 febbraio 2011

La raccolta differenziata in Umbria non decolla

L'Umbria continua a non brillare nella raccolta differenziata. Il dato relativo al 2010, anche se non ancora definitivo, è di poco superiore al 35% e ben lontano dall'obiettivo del 50% fissato dal Piano regionale di gestione dei rifiuti del 2009. La situazione peggiora poi in prospettiva: improbabile, con l'attuale trend di crescita, il raggiungimento del 65% della quota di rifiuti differenziati entro il 2012. Non riciclano abbastanza tanto le piccole realtà quanto quelle più popolose: nessun comune della regione, infatti, è stato menzionato nel rapporto "Comuni ricicloni" per il 2010 di Legambiente che premia i municipi più virtuosi nella gestione dei rifiuti. Il territorio regionale è diviso in quattro Ambiti territoriali integrati (Ati). Il primo ha come riferimento Città di Castello e comprende tutta l'Alta Valle del Tevere, Gubbio e Gualdo Tadino. Il secondo, oltre a Perugia, raggruppa i comuni del Trasimeno, Assisi, Bastia e si estende, a Sud, fino a Todi. L'Ati numero tre è quello che comprende Foligno, Spoleto e tutta la Valnerina e il numero quattro Terni, Narni e orvieto. I dati dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) relativi al 2009 indicano che nei primi due Ati si differenzia un po' di più: le percentuali sono, rispettivamente del 35,5 e del 33,3%. Peggiore la situazione negli Ati numero tre e quattro dove non si supera neanche il 30%.
"Gli obiettivi del Piano regionale dei rifiuti – dice l'assessore regionale all'ambiente Silvano Rometti – erano molto ambiziosi. Non è facile centrarli."
Lo strumento principale è quello della raccolta porta a porta. In tutti i principali Comuni della regione è stata attivata e dall'estate scorsa è partita anche nel centro storico di Perugia. Ma ci sono arretratezze: diverse frazioni del Comune di Perugia tra cui le popolose Castel del Piano, Pila e Capanne, per esempio, non sono servite dal porta a porta. Un po' ovunque, poi, si riscontrano disservizi e carenze informative che non permettono al sistema di funzionare a regime. Rometti promette però che, grazie alle penali che d'ora in poi saranno applicate ai Comuni inadempienti sul porta a porta e a nuovi investimenti, la situazione migliorerà presto. L'assessore aggiunge che
"importantissimo è anche il passaggio da tassa a tariffa sui rifiuti: dobbiamo far spendere meno le famiglie che differenziano di più per incentivare tutta la cittadinanza a fare altrettanto."
Se non si differenzia, i rifiuti finiscono in discarica. In Umbria ce ne sono sei e quasi tutte sono sfruttate per larga parte della loro capacità. Questo significa che possono garantire, ancora, pochi anni di autonomia. Il sito più grande è quello in località Le crete, nel territorio comunale di orvieto, che ha una capacità autorizzata di più di due milioni di metri cubi di rifiuti e svolge un ruolo strategico nel ciclo regionale. Molto importanti sono poi i siti di Pietramelina e Belladanza. Il primo si trova al confine tra i Comuni di Perugia ed Umbertide, è stato inaugurato nel 1984 e, stando al Piano regionale dei rifiuti, dovrebbe essere presto chiuso dopo anni di battaglie tra le amministrazioni locali e i comitati ambientalisti. Il secondo è situato nel territorio comunale di Città di Castello e, nonostante i diversi ampliamenti che lo hanno riguardato dal 1990 ad oggi, lavora ormai al limite della sua capienza massima. Per ora non si parla però di un'eventuale chiusura. Un altro punto fondamentale è il completamento del ciclo dei rifiuti. Dovrà realizzarsi, come previsto dal Piano regionale, tramite gli impianti di termovalorizzazione. Ad oggi ne esiste uno soltanto in località Maratta Bassa (Terni) ma è fermo perché l'autorizzazione regionale all'utilizzo non è stata rinnovata. La possibilità di realizzarne altri divide l'opinione pubblica e la politica. I consiglieri regionali dell'Italia dei Valori Paolo Brutti e oliviero Dottorini accusano la Giunta di aver trascurato la raccolta differenziata e sostengono che la realizzazione dei termovalorizzatori è un ulteriore disincentivo perché
"differenziare troppo rende poco conveniente l'uso di questi impianti." Rometti rispedisce le critiche al mittente, "i termovalorizzatori bruceranno non più del 25% dei rifiuti prodotti, quindi dovremo comunque raggiungere un alta percentuale di differenziata."
Infondate, secondo l'assessore, anche tutte le critiche sui presunti danni alla salute causati da questa tipologia di impianti.
Riccardo Milletti da QuattroColonne
Lunedì 21 Febbraio 2011

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