"Gli obiettivi del Piano regionale dei rifiuti – dice l'assessore regionale all'ambiente Silvano Rometti – erano molto ambiziosi. Non è facile centrarli."Lo strumento principale è quello della raccolta porta a porta. In tutti i principali Comuni della regione è stata attivata e dall'estate scorsa è partita anche nel centro storico di Perugia. Ma ci sono arretratezze: diverse frazioni del Comune di Perugia tra cui le popolose Castel del Piano, Pila e Capanne, per esempio, non sono servite dal porta a porta. Un po' ovunque, poi, si riscontrano disservizi e carenze informative che non permettono al sistema di funzionare a regime. Rometti promette però che, grazie alle penali che d'ora in poi saranno applicate ai Comuni inadempienti sul porta a porta e a nuovi investimenti, la situazione migliorerà presto. L'assessore aggiunge che
"importantissimo è anche il passaggio da tassa a tariffa sui rifiuti: dobbiamo far spendere meno le famiglie che differenziano di più per incentivare tutta la cittadinanza a fare altrettanto."Se non si differenzia, i rifiuti finiscono in discarica. In Umbria ce ne sono sei e quasi tutte sono sfruttate per larga parte della loro capacità. Questo significa che possono garantire, ancora, pochi anni di autonomia. Il sito più grande è quello in località Le crete, nel territorio comunale di orvieto, che ha una capacità autorizzata di più di due milioni di metri cubi di rifiuti e svolge un ruolo strategico nel ciclo regionale. Molto importanti sono poi i siti di Pietramelina e Belladanza. Il primo si trova al confine tra i Comuni di Perugia ed Umbertide, è stato inaugurato nel 1984 e, stando al Piano regionale dei rifiuti, dovrebbe essere presto chiuso dopo anni di battaglie tra le amministrazioni locali e i comitati ambientalisti. Il secondo è situato nel territorio comunale di Città di Castello e, nonostante i diversi ampliamenti che lo hanno riguardato dal 1990 ad oggi, lavora ormai al limite della sua capienza massima. Per ora non si parla però di un'eventuale chiusura. Un altro punto fondamentale è il completamento del ciclo dei rifiuti. Dovrà realizzarsi, come previsto dal Piano regionale, tramite gli impianti di termovalorizzazione. Ad oggi ne esiste uno soltanto in località Maratta Bassa (Terni) ma è fermo perché l'autorizzazione regionale all'utilizzo non è stata rinnovata. La possibilità di realizzarne altri divide l'opinione pubblica e la politica. I consiglieri regionali dell'Italia dei Valori Paolo Brutti e oliviero Dottorini accusano la Giunta di aver trascurato la raccolta differenziata e sostengono che la realizzazione dei termovalorizzatori è un ulteriore disincentivo perché
"differenziare troppo rende poco conveniente l'uso di questi impianti." Rometti rispedisce le critiche al mittente, "i termovalorizzatori bruceranno non più del 25% dei rifiuti prodotti, quindi dovremo comunque raggiungere un alta percentuale di differenziata."Infondate, secondo l'assessore, anche tutte le critiche sui presunti danni alla salute causati da questa tipologia di impianti.
Riccardo Milletti da QuattroColonne
Lunedì 21 Febbraio 2011
Lunedì 21 Febbraio 2011
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