Il minimetrò viaggia di pari passo, quasi a braccetto.
L’indagine sulla presunta truffa dell’anello di media tensione, con le gare taroccate e via di seguito, che vedrebbe a giudizio 17 fra tecnici e amministratori, ha già un giorno prefissato: il 10 novembre.
Le ultime acquisizioni, pare sul fronte espropri, dieci giorni fa.
Il buco dovrebbe precederla di circa un mese. Sono stati tolti intanto i sigilli dai due uffici del settore Bilancio del Comune di Perugia, che servivano alle forze dell’ordine per esaminare i vari titoli delle inchieste in questione.
In modo sinottico, a testimoniare il fatto che si tratta di fascicoli affini, forse collegabili, quasi sia stato individuato dagli inquirenti una sorta di principio dei vasi comunicanti.
I primi ad essere dunque oggetto di esame per un eventuale rinvio alla sbarra sono i protagonisti del buco contabile (dove è in corso anche l’indagine della corte dei conti).
Gli indagati sono Giuliano Vergari, il dirigente che avrebbe commesso l’errore materiale, Pierluigi Lo Noce, ossia l’ex amministratore delegato dell’allora Sorit, Stefano Mazzoni e Marino Raichini, i sue saggi, più Castellani, ex direttore generale.
Magistrato e gdf stanno dunque “rifinendo” con supplementi d’indagine mirati la seconda fase dell’indagine sul buco, che ruota attorno ai rapporti fra il palazzo e la società di riscossione, l’ex Sorit, oggi Equitalia, che aveva anticipato al Comune dieci milioni di euro.
Nel mirino 700mila euro di fatture per servizi elargiti dall’amministrazione senza poi un tornaconto “pratico”.
La genesi del buco invece è stata del tutto ricostruita, e pare che il “livello politico” al corrente dei problemi dei residui attivi già dal 2002. Parte centrale del fascicolo del pm, Sergio Sottani, è la
“determinazione interna della giunta comunale numero 166 del 31.10.2002”, approvata il 31 ottobre, in cui viene esplicitato, citiamo testualmente, che “nel corso del 2002 l’attività di monitoraggio effettuata da parte del settore bilancio pressoché giornalmente le situazioni del saldo finanziario rilevate con le dichiarazioni presentate, secondo le modalità previste dalla legge, al ministero dell’Economia in riferimento al 30 giugno e al 30 settembre, hanno rilevato un andamento più lento, rispetto alle previsioni, dei flussi di cassa in entrata, principalmente con riferimento ai residui attivi, ed un conseguente rallentamento dei pagamenti operato per regolare i flussi in uscita al fine di perseguire l’obiettivo del patto di stabilità”. E ancora: “tale situazione, in assenza di fatti nuovi in ordine alla velocizzazione dei flussi di cassa in uscita verificatisi ed il fabbisogno previsto fino alla fine dell’esercizio in corso, evidenzia una difficoltà a rispettare i limiti del patto di stabilità in ordine al saldo finanziario del 2002”.
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