Il fondo è costituito da più di mille volumi e un epistolario con molti protagonisti del Novecento, tra cui Hesse, Zita di Borbone-Parma, Thomas Mann e molti altri.
Tra gli intellettuali tedeschi che abbandonarono la Germania per sfuggire alle leggi razziali o solo per godere di maggiore libertà nella loro professione, figura anche il nome di Rolf Schott.
Nato a Magonza nel 1891, egli era cresciuto alle soglie del Novecento consapevole dell'eredità dell'epoca morente, come ebbe a dire in un suo scritto del 1965:
"Il grande secolo andava tramontando, ma l'arte, la musica, le lettere, lo spirito creativo occidentale tardarono ancora per decenni a volatilizzarsi."È proprio in questo spirito creativo che Schott sviluppa la sua opera, un percorso che lo porterà a rapportarsi con i più importanti protagonisti del periodo, quali Thomas Mann, Hermann Hesse, Karl Kraus, Hugo von Hofmannsthal, Oswald Spengler, Hans Urs von Balthasar, Rudolf Alexander Schroder, Karl e Magda Kerényi, ecc.
La biblioteca di questo importante scrittore nonché storico dell'arte verrà ora donata dal genero Gianfranco Uva alla Biblioteca comunale Augusta, grazie anche all'intermediazione dell'Università degli studi di Perugia.
Questo patrimonio librario che consta di più di mille volumi, comprende rarissime edizioni del settecento e dell'ottocento, spesso del tutto assenti nelle biblioteche italiane, tra cui vale la pena ricordare la prima edizione del capolavoro di Winckelmann la Geschichte der Kunst des Altertums ("Storia dell'arte nell'antichità", 1764), l'edizione critica dell'opera di Tito Livio in dieci volumi di Johann Christian Hermann (1790), la traduzione tedesca delle poesie di Ossian di Rhode (Ossian's Gedichte, 1804), la Geschichte der alten und neueren Literatur ("Storia della letteratura antica e contemporanea", 1815) di Friedrich Schlegel, la prima edizione della Vittoria Accorombona di Leopold Tieck (1840), le Nouvelles di Alfred De Musset (1846), ecc.
Ancora più ricca si rivela la messe per quanto riguarda il Novecento: edizioni originali con dediche e postille autografe di scrittori prevalentemente tedeschi, quali Hermann Hesse, Rainer Maria Rilke, Thomas e Heinrich Mann, Nino Ernè, Karl Kraus, Hugo von Hofmannsthal, Oswald Spengler, Hans Urs von Balthasar, Johannes Baptist Lotz, Gisbert Kranz, Rudolf Alexander Schroder, Karl e Magda Kerényi, Imma von Bodmershof.
Al patrimonio librario si accompagna un notevole epistolario con molti protagonisti del Novecento, tra cui Hermann Hesse, Zita di Borbone-Parma, Thomas Mann e i figli Klaus e Monika, Hans Urs von Balthasar, e altri ancora.
Da questo ricchissimo materiale inedito abbiamo trascelto un paio di passi particolarmente significativi.
Il primo è tratto dalla lettera di Thomas Mann del 13 dicembre 1946 da Pacific Palisades (California).
Siamo a più di un anno dalla sconfitta della Germania nazista nella seconda guerra mondiale e lo scrittore, che da essa era fuggito nel 1933, dà ragione all'amico sul fatto che bisogna tenersi lontani dalla patria: solo la propria anima è rimasta l'unica isola felice dove i bei ricordi possono sperare di non essere spazzati via dalla temperie del presente:
"Von Deutschland, da haben Sie recht, hält man sich besser fern.(Dalla Germania, in questo le do ragione, è meglio stare alla larga.
Das Gute und tief Beschwerliche davon hat man ohnedies in sich selbst."
Quanto di più buono e più faticosamente profondo si conserva in noi stessi).
Il secondo è dalla missiva di Hesse del settembre 1947, che contiene, in forma dattiloscritta, la poesia Herbstgeruch, con alcune varianti redazionali, del tutto inedite.
Il penultimo verso presenta infatti delle correzioni manoscritte che lo trasformeranno nella redazione oggi nota.
"Enge wird und duftet bang und bitter/Diese Welt, dem Lichte abgewendet/Rüsten wir uns auf das Spätgewitter Das des Lebens Sommertraum beendet!"(Si fa stretto e di paura e amarezza odora questo mondo allontanato dalla luce.
Prepariamoci per il tardo temporale che chiude il sogno estivo della vita).
Bastano gli esempi finora presentati per rendersi conto dell'importanza di questa donazione per capire senz'altro meglio non solo lo studioso Schott, ma anche quella
"temperie irrazionalistica diffusa in una parte non irrilevante della cultura tedesca"(Ernesto De Martino), che caratterizzò i primi decenni del XX secolo.
Un'acquisizione, insomma, che farà diventare la città di Perugia il crocevia di molti studiosi italiani e stranieri.
*(Docente di Filologia romanza Università degli Studi di Perugia)
Carlo Pulsoni
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