"Andata e ritorno", questo il titolo dell'esposizione, rimarrà aperta fino al 23 agosto ed è curata da Giorgio Bonomi.
É corredata da un catalogo Edimond, bilingue italiano/inglese, con saggi dello stesso curatore, di Matilde Galletti e di Cristina Marinelli.
Gli ampi e difficili spazi dell'antica rocca hanno ben accolto l'intento di ambientazione di un cospicuo gruppo di opere e di installazioni che raccontano con dovizia il percorso creativo dell'artista dall'inizio del nuovo millennio, pur essendo partita con le sue ricerche dalla metà degli anni Ottanta dopo una breve stagione figurativa.
Si parte dunque dalle arcane simbologie di forme surrealeggianti composte da pigmenti puri stesi a mano sulla carta, miracolosamente iperrealistici nel loro rigore formale.
Sono oggetti sigariformi, o pseudo emblemi araldici, elementi di un possibile bestiario, costellati di luci puntiformi e percorsi da ombre e chiaroscuri vivaci.
Motivi che poi verranno disseminati e proiettati nelle facciate di tanti cubi, che nella mostra sono applicati con dovizia nei vicoli espositivi della Rocca.
Cubi costruiti per dare un senso di plasticità alle sue arcane forme. E poi l'esposizione racconta l'ultima, felicissima stagione dell'artista che declina la sua incredibile manualità nel ricamo di estese figure che compaiono in splendidi, intriganti e improbabili cuscini, quasi tutti resi impraticabili dall'apposizione di lunghi aghi dai precisi rimandi simbolici.
Questi grandi cuscini che ultimamente si sono come dilatati nel grande "Letto a due piazze", del 2009, presentato in mostra inclinato, sul cui rivestimento compaiono i volti ricamati di una coppia in evidente atteggiamento di sfida verbale esplicitato dalle scritte apposte sui cuscini: "Cara!?...sono a casa"/ "é pronto in tavola".
Peccato che dagli stessi cuscini escono gli aculei a vanificare un qualsivoglia dialogo coniugale nel talamo.
Ironia, certo, come quella più esplicita contenuta in "Massimo comfort" del 2006 dove un autoritratto contornato anch'esso di aghi aggettanti, ricamato dell'artista giallo su blu, con gli occhi sgranati e la bocca aperta in atteggiamento di meraviglia, racconta la spinosità della vita.
L'approccio con aghi e filo sulla tela nasce da preludi della fine degli anni Novanta costituiti da lavori come
"please, penelope, let itaca and go with ulisse", tele interessate da variegati interventi: ricami, piegature, sfilacciature ecc.
che disegnano mappe di un territorio mentale o di un viaggio avventuroso. Facile l'allusione a Itaca, Ulisse e alla tela di Penelope. Questa ultima produzione della Rocchetti, coerente col suo approccio all'arte fatto di manualità-creatività, è un deciso salto di qualità sia a livello di poetica, sempre più ancorata alla realtà, seppure attraverso letture ironiche, sia di linguaggio che riprende la manualità di più antica e felice tradizione
Massimo Duranti
Corriere dell'Umbria Martedì 18 Agosto 2009
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