É stato a quell'ora che il giudice Umberto Rana ha depositato l'atto con il quale Pqm (per questi motivi) ha decretato il fallimento del Perugia Calcio e della Mas Immobiliare, cioè la società controllata e quella controllante. La giornata Rana era arrivato in ufficio di buon mattino, come sempre, aveva parlato con i suoi colleghi (il presidente e il giudice a latere), poi si era ritirato nella sua stanza (la numero 110) e aveva incontrato il curatore fallimentare. Tutto è stato fatto in una mattinata: decisione collegiale, deposito del provvedimento e pubblicazione.
Quasi un primato, per dirla in termini sportivi.
Per conoscere le motivazioni che hanno spinto il collegio del tribunale fallimentare alla drastica decisione, le parti interessate - cioè i difensori di Covarelli, del Perugia e della Mas e i legali dei creditori - dovranno presentare una istanza motivata per iscritto. Ma sembra scontato che il peso maggiore sulla vicenda sia stata la richiesta di fallimento avanzata dalla procura della repubblica (a firma di Federico Centrone e Giuseppe Petrazzini, che si sono mossi sulla scorta della relazione dei tre sindaci revisori della società sportiva) e, ovviamente, l'insolvenza del club umbro.
I giudici non hanno ritenuto, evidentemente, convincente la documentazione sul preliminare di acquisto avanzato da una fondazione inglese (la Osj Knights of Malta Foundation), pronta a rilevare per 13 milioni di euro, sia il Perugia Calcio che la Mas Immobiliare (la cassaforte di Covarelli).
L'aspetto singolare e curioso, se si vuole, è che il Perugia Calcio fallisce per una cifra che si aggira sui 260mila euro, considerato che i creditori maggiori, i Lo Sole e Pomponi (per complessivi 17 milioni di euro), avevano firmato la desistenza. Il tribunale, che deve giudicare, diciamo così, qui e ora, ha stabilito che lo stato di insolvenza gli appariva chiaro, lampante, palese, anche di fronte ad una cifra, oggettivamente, non particolarmente alta.
Col provvedimento il magistrato ha nominato due curatori fallimentari distinti: il ragionier Francesco Patumi per il Perugia calcio e il dottor Mauro Pacioselli per la Mas Immobiliare. E questo probabilmente per rendere più spedite ancora le strategie per salvare, in qualche modo, l'azienda sportiva. Il giudice delegato Umberto Rana (il provvedimento, ovviamente, è firmato dal presidente del collegio Aldo Criscuolo e dal giudice a latere Francesca Altrui) ha depositato personalmente l'atto nella stanza 105, quella del cancelliere Fabio Lanzi. Il quale ha provveduto alla registratazione e alla pubblicazione, oltre che all'invio, tramite posta certificata, del provvedimento alla Procura della Repubblica, alla camera di commercio, alle società interessate e ai creditori. Questi ultimi sono stati convocati per il 2 febbraio del prossimo anno, quando sulla scorta della relazione del curatore sapranno se e quanto potranno incassare dai beni posti sotto sequestro e dalla vendita della società. Tempi ristretti
"L'interesse del tribunale - ha spiegato il dottor Rana - è quello di vendere l'azienda sportiva entro i termini utili per la iscrizione al campionato di competenza. Lo scopo è quello di non danneggiare alcuno e di fare il più presto possibile. Per rimettere in moto l'azienda sportiva."Segno che anche al tribunale, in un certo modo e in una certa misura, stanno a cuore le sorti del club sportivo, inteso come espressione della passione di una città, di una comunità intera. Patumi e che si voglia fare tutto nei tempi più rapidi consentiti dalle procedure di legge, lo si è capito subito: a mezzogiorno Patumi era già allo stadio Renato Curi per effettuare l'inventario dei beni. Giacca blu e camicia chiara con il collo aperto, Patumi ha svolto i suoi compiti.
É stato visto controllare persino all'interno della vettura di Covarelli, una Bmw X6, spostando anche i tappetini della vettura. L'asta Uno dei compiti più importanti di Patumi, in questa fase, sarà quello di organizzare tutto per l'asta, che dovrebbe essere fissata tra il 14 e il 19 giugno. Probabilmente il curatore dovrà farsi affiancare da un consulente esperto in materia sportiva. Magari da qualcuno che abbia una esperienza specifica nei fallimenti di aziende calcistiche.
La strada principale (e unica) è la cessione di un ramo di azienda, che i tifosi chiamano fallimento in corsa. Ovviamente per fissare il prezzo dell'azienda sportiva bisogna mettere sul piatto tutto e fornire una valutazione esatta, quanto più possibile del club. L'acquirente che offrirà di più si aggiudicherà la società. Sembra che già alcuni possibili acquirenti si siano fatti vivi contattando i giudici e il curatore fallimentare o comunicando l'intenzione dell'acquisizione al sindaco Wladimiro Boccali (che ovviamente in questa fase poi non ha alcun potere).
Covarelli é possibile che Covarelli e i suoi legali possano dare l'avvio ad una azione di revoca del fallimento, con quante possibilità di successo è difficile stabilire. Adesso bisognerà anche valutare l'azione della Procura della Repubblica, perchè la dichiarazione di fallimento potrebbe - in ipotesi - far balenare la possibilità di una azione penale per bancarotta fraudolenta. Covarelli ha negato, pubblicamente, di aver mai prelevato o distratto somme dalla società di calcio. E anzi di aver - sia pure con i tanti errori commessi (come ha ammesso) - riversato nella società tutti i suoi beni, le sue sostanze e i suoi sforzi. Il futuro dirà dove sta la ragione, dove il torto. Per ora il Perugia è morto, viva il Perugia
Elio Clero Bertoldi
Corriere dell'Umbria Sabato 22 Maggio 2010
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