I quasi 10 milioni all'anno che Palazzo dei Priori versa nelle casse della Minimetrò spa, per esempio, sono nel mirino di parecchi, non solo dell'opposizione schierata al gran completo e di molte associazioni cittadine. É anche per questo che il Comune spinge con decisione sulla possibilità di far entrare Minimetrò all'interno della nascente holding regionale dei trasporti.
Non a caso, nell'ormai famosa riunione di giunta che ha affrontato la questione trasporti, è stato detto che se la Regione accettasse di finanziare la mobilità alternativa, o si arrivasse all'intesa per l'ingresso di Minimetro nella holding, accettando il fatto che i nuovi contratti di servizio della società fossero fortemente sottopagati dal Comune, per un importo di circa 3,5 milioni in meno, la situazione sarebbe ben diversa e i tagli ai trasporti urbani cittadini non sarebbero ispirati a "lacrime e sangue".
I tagli potrebbero essere addirittura eliminati o comunque circoscritti alle reali necessità di rimodulazione delle linee, con riduzioni complessive pari a circa 400-500.000 chilometri, ben lontano dai quasi 2.000 sui quali si ragionerà a cavallo di fine anno.
La manovra tariffaria - e questo è il dato che meglio di altri conferma quale sia strategico per il Comune di Perugia inserire Minimetrò spa nella holding regionale - potrebbe essere contenuta in un aumento del 30% per i biglietti (ora si prevede il 50%) e il 20% per gli abbonamenti (previsto è il 30%). Il fatto è che, oltre alla vicenda della holding, c'è da fare i conti anche con un certo disagio che caratterizza i ragionamenti di Comune e Minimetrò in relazione al contratto di servizio e al vituperato Piano urbano della mobilità. A Minimetrò, infatti, come è trapelato in più di un'occasione, mancano all'appello diverse migliaia di passeggeri.
Dalla stanza dei bottoni della società di trasporto su rotaia è stato più volte ribadito che se il l'integrazione fra minimetrò e Pum si fosse realizzato con efficacia, la disponibilità a ragionare ancora su tagli e contributi da ridurre sarebbe maggiore. Se i passeggeri, insomma, arrivassero agli auspicati 12.000 al giorno, gli "sconti" invocati da Palazzo dei Priori sarebbero più praticabili.
Invece accade che i bus turistici continuano a non essere obbligati a fermarsi alla stazione minimetrò di Pian di Massiano e la segnaletica di accesso dalle principali vie di comunicazione verso il minimetrò è carente. E come se non bastasse - causa, questa, principale del mancato raggiungimento del livello ideale di passeggeri giornalieri trasportati - ci sono parecchie linee Apm che di fatto sottraggono clientela al minimetrò. Più volte è stato portato l'esempio di Fontivegge, dove c'è una stazione del minimetrò che pochi utilizzano perché piazza Vittorio Veneto è uno dei punti più frequentati da chi è diretto verso il centro storico
Corriere dell'Umbria Mercoledì 8 Settembre 2010
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