Sopralluogo di eccezionale interesse nella basilica di San Domenico, per verificare le notizie provenienti da un affresco cronologicamente antecedente alla, più credibile rappresentazione della Perugia antica. Ossia quella raccontata nella Cappella dei Priori da Benedetto Bonfigli (peraltro sepolto proprio in San Domenico, nel 1416, come attesta una lapide). Alla "spedizione" hanno partecipato lo storico medievista Franco Mezzanotte, l'architetto antichista Michele Bilancia, che ne è stato il primo sostenitore, il parroco don Francesco D'Amore, l'ingegnere Andrea Biagiotti con la signora Silvia Pula, l'imprenditore Davide Tropeano. Quest'ultimo ha cortesemente fornito il "trabattello", ossia l'impalcatura mobile che ha permesso di raggiungere gli oltre 20 metri di altezza che potessero consentire un apprezzamento ravvicinato dell'opera antica da studiare. Sono stati effettuati rilievi fotografici che permetteranno di interpretare correttamente la rappresentazione iconografica, certamente legata a episodi di carattere agiografico. Ma quello che desta soprattutto interesse è l'aver reperito aspetti della città fino ad oggi inediti. Difatti c'è un grande affresco che racconta dettagliatamente la città del Grifo, riprodotta in modalità e aspetti sconosciuti e interessanti. E, soprattutto, finora del tutto ignorati.
Il transetto di sinistra, oggetto del sopralluogo, non è altro che quanto resta della pieve di Santo Stefano in Castellare, la cui chiesa venne poi inglobata all'interno della basilica più grande della città. San Domenico, che si dice progettata da Giovanni Pisano, a sinistra sullo sfondo un'immagine della città di Perugia, illustrata con una serie di dettagli inediti. Sulla sinistra è riconoscibile il Cassero di Porta Sant'Angelo, sul quale svetta la bandiera col serpente dei Visconti, a testimonianza della presenza viscontea nella città del Grifo. Sulla sinistr, poco sopra le figure rimane, si distingue un profilo urbano che è quello della Perugia del 1300. Si distingue la mole dell' Arco Etrusco, affiancata e seguita da una serie di toni. Le mura, di colore bianco, sono certamente quelle etrusche in travertino. Infatti, non era stata, ancora edificata la cinta muraria medievale, del XIV secolo,
"che di solito viene rappresentata in colore verdolino, grigio e giallino, a seconda della tipologia di pietra morta utilizzata", spiega lo storico Mezzanotte. Dunque, si tratta della rappresentazione di una Perugia inedita, la più antica finora pervenuta. Lo studio dell'affresco - da parte di storici, architetti, iconologi dell' antichità - non mancherà di fornire informazioni e interessanti spunti di discussione tra studiosi. Le cui conclusioni dovranno poi raggiungere il numeroso pubblico degli appassionati di storia cittadina. E veramente stupefacente considerare quante fonti antiche, e poco studiate, si possano reperire in città.
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