"Il fatto è - spiega il Giovanni Manuali - che queste opere d'arte antica furono coperte a causa di un concetto e di un sentire, allora in voga, di non accettazione dell'incompleto. Oggi, al contrario, si apprezzano anche sezioni o frammenti di realizzazioni che hanno subito l'oltraggio del tempo. Ma c'è stata un'epoca in cui si preferiva coprire con brutte vernici queste vestigia artistiche, simulando un marmorizzato o un bugnato."
San Pietro è un autentico scrigno. Manuali sta mettendo mano, in questi giorni, alla Cappella di San Giuseppe. Si trattava, in origine, di un ingresso privato dei monaci. Nella seconda metà del 1500, divenne spazio interno e fu dipinto da Bernardo di Girolamo Rossetti, con colori incredibili. Ma anche questi dipinti hanno bisogno di recupero e conservazione adeguata. Il resto della Cappella è stato decorato da Domenico Bruschi, all'epoca appena diciassettenne. L'opera costituisce il primo lavoro in assoluto che il famoso pittore perugino abbia mai eseguito fuori dell'Accademia. Il portale in pietra serena è completamente istoriato con bassorilievi perfettamente recuperati. All'interno della Cappella di San Giuseppe si trova la, tomba della nobildonna Caterina Baldeschi, ivi sepolta due anni prima dei tragici eventi del XX giugno 1859, con una lapide sulla quale è stato realizzato un bassorilievo in stile greco classicheggiante. Il più prestigioso storico medievista perugino, il professor Franco Mezzanotte, ha effettuato un sopralluogo per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Compito svolto nella sua veste di membro del consiglio di amministrazione della Fondazione agraria con delega alla conservazione del patrimonio artistico-antiquario. Com'à noto, il convento benedettino, la basilica, la biblioteche l'archivio appartengono alla Fondazione per l'istruzione agraria, anche se i beni sono affidati alla comunità benedettina per storica convenzione, soprattutto relativamente all'aspetto liturgico e di vigilanza. Nel prossimo mese di maggio inizierà il restauro (da parte dello studio Minelli) dell'enorme tela (1592) "Trionfo dell'ordine benedettino", detta anche "del demonio", di Antonio Vassilacchi, ritornata al centro dell'attenzione generale anche in ragione della rappresentazione di una figura diabolica.
Si tratta della più grande opera in tela esistente al mondo, data la sua eccezionale superficie di 94 metri quadri. La conclusione del restauro e la relativa riconsegna alla città sono previsti per il Natale del corrente anno. Ma gli esperti annunciano altri tanti ritrovamenti di opere, celate sotto le vernici grigie che percorrono la chiesa nelle fiancate laterali. Un valore aggiunto che conferisce ulteriore appeal a questo scrigno di bellezza che è la più antica basilica cittadina.
Nessun commento:
Posta un commento