Tra sacro e profano la festa di San Costanzo ancora una volta ha fatto centro ed ha portato migliaia di persone in strada per festeggiare uno dei patroni più amati, ma soprattutto per incontrarsi e ritrovare il gusto della tradizione e dell’identità perugina.
Cosi, dalla chiesa fuori del Frontone, a Borgo XX giugno, al centro, a Monteluce, tutti gli appuntamenti hanno avuto successo e soprattutto hanno contribuito a creare un clima di serenità ormai dimenticato da tempo, vuoi per la crisi che attanaglia tutti, vuoi per i problemi legati alla sicurezza che prendono spesso il sopravvento sulle iniziative e sulla voglia di uscire delle persone.
La città dunque si è risvegliata per un giorno nonostante il freddo inverno, riscoprendosi unita anche nella "cerimonia" del dolce che pur essendo ormai a disposizione tutti i giorni nei forni, il 29 gennaio assurge come per magia ad icona del desiderio gastronomico.
Solo cosi si spiegano gli assalti agli stand dove il torcolo è stato offerto gratis a migliaia di persone, ma anche le lunghe file che si sono dipanate fino alla strada davanti ai forni più ambiti e dunque presi d'assalto.
E, per una volta tanto, le attese in coda non hanno portato nervosismo e tensione, ma simpatia e scambi di battute.
Cosi é è chi ha confidato che questo dolce non è poi cosi prezioso e che anzi la maggior parte dei bambini neanche ama quel sapore così particolare.
Cosi come anche tanti adulti che non lo "inseguirebbero" in altre circostanze.
Ma il giorno del patrono, no, il torcolo va assolutamente messo m tavola come un panettone natalizio.
Già, una tavola imbandita senza il tradizionale ciambellone non sarebbe proprio un'immagine di peruginità.
E che la città abbia una sua caratteristica cosi particolare per ricordare la festività del patrono non può che far piacere.
Infatti non sono pochi i turisti di passaggio o gli studenti che vengono da altre regioni che si lasciano trasportare dalla curiosità e "tentare" dall'assaggio del dolce.
Un modo di conoscere Perugia, anche attraverso i suoi sapori, più recenti (come la cioccolata) o più antichi, proprio come il torcolo.
E la tradizione diventa anche occasione per fare un po' di lezione di storia cittadina ai figli.
di Roberto Sabatini
Corriere dell'Umbria Giovedì 30 Gennaio 2014
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