Toccherebbe i cento milioni nell’ultimo bilancio ancora non pubblicato, anche se c’è da considerare il capitale accumulato.
L’Azienda perugina della mobilità resta in utile, anche nel 2007, lo assicura il presidente Giovanni Moriconi.
Ma allo stesso tempo per evitare il peggio ha messo in moto una riorganizzazione aziendale che tocca soprattutto le partecipate incentrata su tagli, razionalizzazioni e uscite dagli assetti che non rendono come dovrebbero.
Per questo sono tre i livelli di intervento ideati dai vertici della società.
La prima è la valorizzazione delle tratte utili, ovverossia redditizie, soprattutto in assetti e strutture che rispondono al mercato e lanciano preconizzare un futuro roseo.
Al contempo è stata pianificata l’uscita dalle società che invece non donano linfa alla società. Le “uscite” Apm ha già deliberato di uscire da Perugia Rete, società del cablaggio del Comune di Perugia che ha inanellato passivi di bilancio che nel 2007 parlando di 160mila euro di passivo e un indebitamento di oltre un milione di euro.
Prima non è andata meglio: dalle copie dei bilanci degli ultimi tre anni emerge che Perugia Rete nel 2003 chiude l’anno con una perdita di esercizio di 115.484 euro con debiti correnti di 1.097.584 euro; nel 2004 la società chiude l’anno con una perdita di esercizio di 243.330 euro con debiti correnti di 1.581.025 euro; nel 2005 Perugia Rete chiude l’anno con una perdita di esercizio di 246.696 con debiti correnti di 1.296.653 euro.
Un’altra società da cui uscirà Apm si occupa del trasporto ferroviario nella bassa Toscana, la Ferrovia italiana. Apm partecipa attraverso una società, l’Alexa, che ha il 30% della succitata società ferroviaria.
Il consiglio d’amministrazione sta anche decidendo il da farsi per quanto riguarda la presenza in una società di trasporti polacca.
Si tratta della Rat-tour, che attualmente non ha attivato i servizi previsti, versa cioè in fase di stand by.
Se non ci saranno svolte a breve l’Apm potrebbe “liquidare” la propria partecipazione a breve. Il terzo livello di riorganizzazione viene realizzato con il rientro nella società madre, ossia Apm esercizi, di Apm servizi e Apm infrastrutture.
Il tutto è inquadrato nella semplificazione e della reductio ad unum rappresentato dalla holding regionale, in questa fase attuale, e nell’azienda unica poi.
Non mancano anche le partecipazioni a società che assicurano la copertura dei servizi non di trasporto pubblico locale, ma ad esempio del trasporto turistico che Apm vuol mantenere fermo fra le proprie mission.
Una di queste è Umbria coach che opera nel noleggio da turismo.
Prende 8,5% del servizio del noleggio turistico da Apm. Qui sta il peso dei costi, anche se la società è in equilibrio di bilancio, stanno alle fonti Apm.
La società di Moriconi opera nel servizio di noleggio autobus e di agenzia sin dal 1960. Assieme a Umbria coach c’è Umbria incoming service, che è stata fondata da Apm esercizi, Atc, Consorzio turismo e qualità, Consorzio Umbriasì, Fulginium Viaggi, Scuola dell’Alimentazione Università dei Sapori, Spoletina e la già citata Umbria Coach. Investimenti Ma il peso dell’indebitamento di Apm sta anche negli investimenti messi in campo negli anni.
Non ultimi i nove milioni di euro sborsati per comperare i nuovi autobus.
Intanto per far fronte alla nuova linea dei mezzi di trasporto, i bus “safari”, è stata alzata la soglia di transito, in altezza, della galleria Kennedy: questi nuovi pullman, più alti di dieci centimetri di quelli standard, sbattevano infatti sui cartelli della catena fissata in cima alla galleria in questione.
A proposito di linee e percorrenze: con l’entrata in vigore del Piano urbano della mobilità, è stato calcolato che la decurtazione delle corse dell’Apm ammonta a circa il 10% del totale.
E non è una bazzecola, visto che ci sono anche gli esborsi previsti per “foraggiare” la comunanza tariffaria, ovverosia il biglietto unico a un euro, meglio conosciuto come “up”.
Alessandro Antonini dal Corriere dell'Umbria
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