mercoledì 31 dicembre 2008

San Silvestro e Capodanno 2009 a Perugia: ecco le discoteche e i locali dove trascorrere il Veglione

Soprattutto musica, tanta buona musica dalle consolle delle discoteche umbre per dire addio al 2008 e salutare il nascente 2009.
La tendenza per il party più lungo dell'anno, infatti, sembra evitare le starlette - ovvero gli ospiti più o meno famosi e pagati - al tavolo d'onore di bordo pista, preferendo piuttosto accogliere uno o più nomi di grido al mixer.
Per questo motivo il 31 dicembre al Tu Candela torneranno ad accendersi i riflettori su David Mancuso, già protagonista di una fortunata serata nel locale perugino lo scorso ottobre.
Un cenone come vuole la tradizione, poi via libera al particolarissimo estro di questo dj che è stato uno dei fondatori della scena dance contemporanea e un vero pioniere della consolle: insieme a Larry Levan, infatti, del Paradise Garage, Mancuso con il suo party "The Loft" - così si chiamava perché si svolgeva proprio dentro il loft newyorkese nel quale lui abitava - creò davvero la club culture.
E allo stile di allora David si è mantenuto fedele: una cifra inconfondibile la sua, per la quale i brani non sono propriamente miscelati, piuttosto suonati uno di seguito all'altro, con grande semplicità e pulizia; una modalità che senz'altro sarà apprezzata durante il party di fine anno dal pubblico perugino.
Musica a 360 gradi, invece, al Matrioska di San Nicolò di Celle, dove nella sala principale suonerà una vecchia conoscenza del mondo della notte nostrano: Enzo Persueder, il mitico disk jockey del Bandiera Gialla, che ancora oggi come vent'anni fa, diverte il pubblico sia grazie alla capacità di mescolare assieme i generi musicali più diversi - basta che siano adatti a mantenere alti l'allegria e il ballo - sia grazie al suo one-man-show dalla consolle, che con battute e travestimenti riesce sempre a coinvolgere la gente e mantenerla in pista.
La notte di Capodanno della discoteca Abacab di Narni Scalo, invece, manterrà saldamente al timone della sua consolle il resident Giò Brunetti, il quale ha promesso una serata ricca di ricordi speciali, con un programma volto alla riscoperta dei brani "riempipista" dalla metà degli anni Novanta ad oggi.
In questi tempi di ristrettezze economiche, inoltre, risulta davvero appetibile la proposta del locale ternano di ingresso libero, entro le una, per le signore, cenone escluso naturalmente.
Cenone e musica dal vivo, invece, al Country Cafè di Bastia Umbra, con il gruppo degli Zero in Condotta insieme ad Annalisa Baldi, con la chioma rossa di sempre, una della voci più belle comparse a X Factor, il talent show musicale della Rai al via da gennaio prossimo nell'edizione 2009.
E gli Zero in Condotta - fra i più interessanti della scena italiana nel settore delle cover pop-rock anni Settanta e Ottanta - si augurano certo di accrescere la propria visibilità in virtù della partecipazione della loro vocalist alla trasmissione Rai.
Tantissima musica doc dalla consolle è anche la proposta della discoteca Gradisca di Ponte Valleceppi, a Perugia, realizzata in collaborazione con il Red zone Club, chiuso il 31 dicembre: un autentico esercito di dj's per il party di fine 2008 "i love Tokyo".
Si comincia con i capofila Paolo Bolognesi e Zappalà, per proseguire con Sauro, Ricky *****l, Lukino Birikino, Fabrizio Vignaroli, Mone, Mickey m, Sabolo, Giorgì, Simone Farinelli, Lory, Moko, Romani, Cucchia, Sauro Martinelli, Master Enjoy, Monni e Alex Hollywood.
Il tutto animato dagli Ibiza Performer Samurai grazie alla collaborazione con Made in Italy Ibiza. Una notte per tutti i gusti in fatto di musica, insomma, con una simile parata di professionisti: dalla dance alla commerciale, dalla house alla electro, fino al revival e alla musica anni Ottanta e Novanta.
Echi d'Ibiza, poi, anche all'Etoile 54 di Madonna del Piano, che invita a salutare il nascente 2009 con Pacha Party, una festa dedicata al club forse più famoso del mondo, organizzata in collaborazione con il Qube di Roma.
Anche in questo caso alla consolle si alterneranno numerosi set: da Marco Casale a Tino Venditti, da Luis Berta a Christopher e poi Miss Mari, Fabio Conti, Nicola b, Giova, Dave Manuel e Hector, fino alla cornice di percussioni live di Maty Lucano.
Infine, per concludere questo elenco che non può evitare selezioni, si può ricordare il capodanno del Pocoloco di Rivotorto d'Assisi: un cenone dall'elegante servizio e poi via a Starky & Hutch, il remake della serata di fine Anni Novanta che ha segnato la storia della notte perugina, inserita in una scenografia da Hollywood Boulevard tipo "Notte degli Oscar" e con selezioni musicali di Faust-T e Fabio Pazzaglia.
Non resta che scegliere e partecipare

Lara Martini
Corriere dell'Umbria Mercoledì 31 Dicembre 2008

martedì 30 dicembre 2008

Le cisterne nell'acropoli di Perugia

Il pozzo Sorbello ha dimensioni assolutamente inusuali.
Vi si accede dal civico 18 di via Danti, tramite un passaggio coperto e un cortile che porta ai sotterranei del palazzo.
Probabilmente la sua funzione era quella di cisterna (il pozzo ha vene proprie, ma le cisterne erano anche collettori, ossia raccoglievano pure acqua piovana e presentano forme architettoniche più complesse).
Scendendo lungo un cunicolo, il visitatore può attraversare il pozzo sopra una suggestiva passerella.
Da qui si gode uno spettacolo superbo, tra lo scrosciare dell'acqua e il gigantismo delle strutture, formate da due capriate in travertino, di cinque elementi l'una.
Il pozzo è rivestito con blocchi di travertino di dimensioni irregolari, alla cui base si leggono caratteri alfabetici corrispondenti ai segni di cava, analogamente a quanto accade per le mura cittadine.
La profondità è di 37 metri, il diametro del cilindro di 5,60.
La canna di attingimento a sezione quadrata è successiva e vi si nota una scanalatura dove passava la corda col secchio.
La stessa canna arriva al piano stradale in piazza Piccinino, dove è stata opportunamente ricollocata la "vera" medievale.
E veniamo all'opera meno nota e scarsamente visitata: la cisterna di via Bonazzi, coeva della precedente.
Ha struttura simile, ma dimensioni minori: circa 8 metri di profondità, per un diametro di 2,64.
Inglobata in una "domus" romana, fu poi cooptata nelle successive abitazioni medievali.
Capriate in travertino sostengono la copertura.
Al di sopra ci sono resti di un pavimento in "coccio pesto" di un secolo dopo.
Entrambe le opere erano di natura pubblica, ma venero poi privatizzate.
La cisterna di via Bonazzi fu scoperta casualmente nel 1989, durante i lavori di rifacimento di un palazzo che ospitava il fatiscente Hotel Bonazzi, all'inizio di via Caporali, a valle di Corso Vannucci.
Inizialmente fu rimossa la terra che ostruiva la cisterna e dell'edificio restò solo l'ossatura.
L'immobile sarebbe stato poi destinato ad uso promiscuo, con uffici e negozi.
La soprintendente dell'epoca, Anna Eugenia Feruglio, notò il "miracolo" della conservazione, in un segmento di città soggetto a profonde mutazioni.
Certamente l'opera si salvò a causa di un robusto muro divisorio.
L'acqua vi veniva attinta quotidianamente, almeno fino a quando la città non fu dotata di un moderno sistema di distribuzione.
Il manufatto documenta la sapienza ingegneristica degli Etruschi e la loro capacità di intercettare le falde che potevano alimentare pozzi e cisterne.
Immaginiamo, peraltro, quali dovessero essere le difficoltà di trivellazione con mezzi puramente manuali.
La cisterna di via Caporali fa parte di un progetto urbanistico notevole, anche per stato di conservazione.
L'ingresso è posto in via Bonazzi dove, fino a qualche anno fa, esisteva il ristorante Mondrian.
Oggi vi ha sede la Assix, società di brokeraggio.
L'accesso al pubblico - senza alcun ticket - è consentito dalla personale cortesia della dottoressa Raffaella Strata e dei suoi collaboratori.
Anche in questo caso, come per altri monumenti trascurati o dimenticati, sarebbe opportuno poter fruire di un accesso regolamentato e di una visita guidata.
Altrimenti la città non riesce a valutare adeguatamente i propri giacimenti culturali.
Che, come andiamo sostenendo, sono molti e notevoli

Sandro Allegrini
Corriere dell'Umbria Martedì 30 Dicembre 2008

lunedì 29 dicembre 2008

Writers o imbrattatori?

È vero. I murales - come sostengono i giovani writers di Fontivegge - possono risultare autentici capolavori: si pensi al grande artista messicano Diego Riveira o a Basquiat, che seminava di graffiti i muri della natia Brooklyn.
Per non parlare delle pitture parietali sarde o di quelle, recentemente restaurate, della vicina Mugnano, ove è rappresentato il meglio dell'affresco regionale.
Ma lo scempio sistematico ai danni di monumenti cittadini, di antichi portali o del modernissimo Minimetro è tutt'altra cosa.
Come documentato gli imbrattatori hanno preso di mira l'importante opera di pubblico trasporto, fiore all'occhiello dell'amministrazione in scadenza.
E procedono a sistematici "battezzi" di intere tratte.
Poco male se le scritte e le sigle marcano la rete di ombreggiante.
Più grave se ad essere prese di mira sono le pareti, le gallerie o, addirittura, le vetture.
La dirigenza della Società, a prevalente capitale pubblico, ha confessato di aver letto, tra le righe dell'articolo del Corriere, una qualche condiscendenza verso simili atti vandalici.
Impressione sbagliata.
Ci siamo limitati semplicemente a raccontare circostanze.
Fornendo informazione, senza arrogarsi il diritto di moraleggiare.
Secondo il principio deontologico: riferire i fatti e lasciare al lettore il compito di esprimere giudizi.
Si è scelto, poi, di riportare il punto di vista dei giovani "artisti", i quali hanno addirittura parlato di
"amore per l'opera più ardita e innovativa della città."
a loro avviso, infatti, il grigio cemento delle gallerie è "asettico e smorto" e sarebbe dovuto apparire "più vivo e colorato".
Non a caso, si sono dichiarati ammiratori entusiasti dei "tubi che versano colore", opera del creativo Umberto Raponi.
Quanto all'impatto estetico dei loro "lavori", l'unica osservazione di commento è stata la battuta "si lasciano guardare".
Non altro.
Dissipato, dunque, ogni possibile equivoco circa improbabili collateralismi e ribadita la chiara condanna di qualsiasi atto illegale e vandalico, aggiungiamo alcune notizie di sicuro interesse.
Risulta che gli autori delle azioni, pur avendo agito col favore delle tenebre, sono stati in buona parte smascherati, grazie alle riprese delle telecamere che ne hanno consentito la corretta individuazione.
Si parla di tre o quattro giovani, ai quali si aggiungeranno presto altri nomi.
Sono state stilate ben otto denunce a carico dei responsabili.
Questi saranno chiamati a rispondere dei loro comportamenti.
Verranno, innanzitutto, assoggettati al pagamento della multa di 450 euro per violazione dell'ordinanza del sindaco Locchi.
Successivamente potranno essere citati in giudizio per la rifusione totale dei danni materiali.
Che sono ingenti.
Rimettere a posto, infatti, una sola carrozza è costato ben ventimila euro, considerando la complessità dell'azione di ripulitura e la necessità di riverniciarla a fuoco, con la speciale patina argentata che caratterizza i vagoncini.
Inoltre, la carrozza ha dovuto essere tolta dalla linea e trasferita in luogo idoneo a garantire l'efficacia dell'intervento.
Non meno oneroso sarà il lavoro sulle pareti progettate da Jean Nouvel, premio Pritzker per l'architettura.
Per ogni metro quadro, ci vorranno una caterva di euro.
Che ricadranno sulle spalle della collettività.
Dunque, nessuna indulgenza verso i vandalismi.
Gli stessi piloni di sostegno, che cominciano ad essere segnati in più punti, dovranno tornare al colore rosa originale pensato dal progettista.
Pure questo intervento costerà tempo e denaro.
Soldi che appartengono a noi tutti.
Dato che, quando l'ente pubblico non ce la fa, deve giocoforza mettere le mani nel portafogli dei cittadini.
Entusiasmo, creatività e voglia di testimoniare la propria presenza - sempre vivi nella sensibilità dei giovani - potrebbero, caso mai, esercitarsi sopra manufatti come i grigi muri di cemento che segnano le nostre periferie.
Previa autorizzazione, s'intende, dei proprietari.
Lasciando stare i monumenti, i palazzi storici, i portali, le opere pubbliche e tutto quanto testimonia la bellezza e la peculiarità di Perugia

Sandro Allegrini
Corriere dell'Umbria Lunedì 29 Dicembre 2008

domenica 28 dicembre 2008

Finisce un'epoca quella dell'Ospedale di Monteluce

Il primo ospedale Santa Maria della Misericordia a Perugia era in via Oberdan. Fu ribattezzato a Monteluce
"Ospedale civile 14 settembre 1860."
Data che ricordava la vittoria dei piemontesi sugli svizzeri papalini. Il trasferimento (dal 1910 al 1923) durò 13 anni. Settecento anni di storia, con gli albori datati al 1305. Serviva non solo per i malati, ma per accogliere "poveri, infermi e pellegrini" in particolare. Nel 1600 ce ne erano venti, e ogni collegio ne aveva uno proprio. Adesso che siamo nel 2008 (ancora) ha avuto luogo la grande unificazione (questa da nove anni, con scatto di reni negli ultimi due anni): da due ad uno, il polo unico del Santa Maria.
Dopo domani la chiusura del portone di Monteluce, l'ultimo atto. Al posto del complesso sanitario un moderno centro direzionale e di servizi rivolto in particolare agli studenti dell'ateneo

Corriere dell'Umbria Domenica 28 Dicembre 2008

mercoledì 24 dicembre 2008

Già si guarda ad Umbria Jazz 2009 con Simply Red, Paolo Conte, Steely Dan James Taylor e Bacharach

Cinquanta anni fa il mondo era molto diverso, tanto diverso che la sedimentazione di anni e anni di creatività attorno alla musica creò d'improvviso quel che rimane una delle maggiori espressioni artistico-musicali più importanti del secolo breve.
Cinquanta anni nasceva una delle forme di jazz più affascinanti con Miles Davis e John Coltrane che incisero l'indimenticabile "Kind of Blue".
Ma cinquant'anni fa, dall'incontro di jazz e saudade brasiliana nasceva la Bossa Nova ad opera di personalità del mondo dell'arte brasiliana molto diverse tra loro, ma ognuna con specifiche peculiarità creative che ne fecero indiscutibilmente gli iniziatori di questo nuovo genere, uno stile che diventerà una modalità del sentire e del vivere brasiliani, un mood caratteristico che investe l'ascoltatore di quell'onda calda e insieme calma che si chiama Bossa Nova.
Joao Gilberto insieme a Antonio Carlos Jobim e Vinicius De Moraes, fu il padre di questo nuovo modo di approccio alla musica.
Straordinariamente incline nel superare ogni regola e ogni vincolo, Joao Gilberto è quanto di più imprevedibile possa esistere nel mondo dell'arte e dello spettacolo.
Si ricorda nell'ultima edizione di Umbria Jazz a cui partecipò, nel 2003, di un suo storico ritardo di oltre un'ora dall'inizio previsto del concerto per motivi banali.
Ma per farsi perdonare regalò al pubblico del teatro Morlacchi un concerto indimenticabile da cui fu tratta anche una registrazione da cui Umbria Jazz ricavò un ciddì.
Joao Gilberto sarà protagonista di tre serate consecutive al teatro Mancinelli di Orvieto nei primi giorni del nuovo anno (2, 3, 4 gennaio) nell'ambito della sedicesima edizione di Umbria Jazz Winter.
Un'esclusiva europea che Umbria Jazz si è assicurata dopo i concerti della Carnagie Hall e l'annullamento di una tournée in Giappone.
Intanto mentre Umbria Jazz Winter schiera, oltre a Joao Gilberto, una folta rappresentanza di alcuni tra i più celebrati jazzmen italiani e non solo, da Martial Solal a Danilo Rea, da Stefano Bollani a Enrico Rava, da Enrico Pieranunzi a Renato Sellani, arrivano le prime anticipazioni sugli artisti che andranno a formare il programma di Umbria Jazz '09 a Perugia: per lo più graditi ritorni all'insegna di una progettualità più marcatamente spostata su musica altra dal jazz, seppure in qualche modo affine ad esso.
Tra gli annunciati appare il nome di James Taylor già presente ad Umbria Jazz di nove anni fa, nel 1999; Burt Bacharach autore di un applauditissimo concerto con alcune delle pop-song più belle d'America quattro anni fa, nel 2004; Paolo Conte che sette anni fa presentò a Perugia il suo progetto Ratmataz e infine due inediti con Simply Red e con gli Steely Dan
Claudio Bianconi
Corriere dell'Umbria Mercoledì 24 Dicembre 2008

Presepi in Umbria: nella terra della Spiritualità il presepe a Natale è ovunque

L'Umbria a Natale e sempre l'Umbria. Forse anche di piu'. Perche' i suoi borghi ed i suoi paesaggi d'inverno sono essi stessi presepi, e l'incanto é ancora maggiore.
É questo uno dei titoli del supplemento ad Agenzia Umbria Notizie della Giunta regionale (direttore Lucio Biagioni) che in ottanta pagine riporta l'elenco delle varie rappresentazioni storiche che si tengono sulla natività nei vari centri della regione e quello dei presepi artistici.
Ce ne sono in elenco numerosi: da quelli tradizionali, agli innovativi realizzati con ghiaccio (misura oltre 15 metri quadrati; a Massa Martana) con personaggi alti sino a 80 cm che sembrano fatti di cristallo, ad altri in cartapesta, in gesso, a quelli realizzati a mano (da Paola Brachini) con bacche, foglie, licheni di bosco, con tanto di Re Magi stilizzati.
L'Umbria é terra di spiritualità: lo é anche di piu' dal settembre scorso - ha detto recentemente la presidente Maria Rita Lorenzetti - da quando nella piazza della basilica inferiore di Assisi, é stato inaugurato il tratto umbro de la via di Roma - la via Franchigena di San Francesco, per iniziativa della regione Umbria e della Romana Pellegrinaggi.
Ad Assisi, si va dai tradizionali presepi artistici, alle rappresentazioni dal vivo con figuranti in consumi d'epoca; si potranno vedere sin da stasera i tanti presepi dell'Umbria, sia nel perugino che nel ternano.
San Francesco é stato il primo a realizzare a Greccio, nel ratino, la natività con tanto di animali e questo suo ''messaggio'' é sempre attuale; viene riproposto nei grandi e piccoli centri della regione.
I vicoli e le piazze diventano luogo di ''ricostruzione'' di quegli eventi. A Lugnano in Teverina oltre 100 figuranti ripropongono per la trentesima edizione il presepe vivente.
Cosi' a Volterrano dove gli abitanti del paese diventano ''attori''. A Città di Castello (in cattedrale) é stata allestita la IX edizione della Mostra Presepi Napoletani con 50 presepi ed anche una collezione di quelli dell'america latina.
C'e' anche un presepe di sabbia realizzato dall' artista Leonardo Ugolini. In tutte le chiese di Perugia e Terni sono stati allestiti presepi artistici, cosi' a Foligno, Orvieto, a Massa Martana (c'e' anche un presepe in corallo ed uno realizzato da grandi ceramisti), tanto per citarne alcuni.
Ma il presepe tradizionale resta quello piu' ammirato dai tanti fedeli e dai bambini che in questo periodo si raccolgono dinanzi, con preghiere al bambinello.
Le tradizioni sono infatti il ''caldo rifugio2 contro gli eccessi della modernità; lo é il presepe di Armenzano (Assisi) che dal 26 al 4 gennaio si svolge nei vicoli, nelle case e negli scantinati del castello, con scene recitate.
Ma l'Umbria é in questo periodo natalizio terrà anche di musica, come ad Orvieto (a fine anno in Umbria Jazz Winter) e domani sera (ore 21,30) a Tuoro sul Trasimeno con la kermesse musicale dedicata al Gospel in un concerto dei Voces of deliverance.
Anche negli Ospedali dell'Umbria sono stati realizzati presepi artistici; proprio negli ospedali, per portare solidarietà ai bambini malati, giovani, volontari e genitori porteranno doni e allegria, un sorriso, ''uomini e donne'' dai nasi rossi che hanno in loro, il dono dello spendersi per gli altri.
Anche quest'anno la Caritas diocesana perugina ripropone il pranzo in cattedrale, per 500 posti. Prima la messa celebrata dell'arcivescovo Giuseppe Chiaretti, poi il pranzo che tanti benefattori hanno voluto, insieme alla Caritas, offrire a chi é solo, ai bisognosi, ma anche a famiglie che con i loro bambini hanno voluto partecipare al pranzo comunitario.
L'Umbria é poi terrà di arte e cultura; non mancano le mostre, i concerti (a Terni per gli auguri di Natale quello con i bambini delle elementari), come quello di Assisi, dalla Basilica superiore del Sacro Convento, che verrà trasmesso in tv dalla Rai, nel giorno di Natale.

Asca Mercoledì 24 Dicembre 2008

martedì 23 dicembre 2008

Il Grifo e il Leone a Palazzo dei Priori

[...] Le statue raffiguranti i due simboli della città, il grifo e il leone, hanno cambiato nuovamente posto.
Sono infatti scese dai piani alti e per il momento si trovano nell'atrio di palazzo dei Priori, a ricordare il fiero passato di Perugia.
I due bronzi, realizzati nel 1274, dal 1301 sono rimasti sopra il portale nord di palazzo dei Priori da dove sono stati rimossi nel 1966 causa lavori di sistemazione della facciata.
Dal 1985 hanno abbellito la sala del consiglio comunale mentre all'esterno sono state poste due copie in bronzo.
Nel 2005 le due statue sono state spostate nuovamente e sono andate a dare un contributo alla mostra di Arnolfo di Cambio.
Immagini importanti per la città, sotto la cui augusta postura è piacevole ritrovarsi. Sarà per questo che dispiace vedere la fine fatta dai due calchi in cemento collocati sulle gradinate del Pincetto.
Realizzati sotto il fascismo abbellivano i giardini. Durante i lavori del minimetrò era stata annunciata una loro ricollocazione. Mai avvenuta. Oggi, cantiere al termine, il grifo in cemento ha la faccia completamente devastata mentre del leone non si conosce la fine.

Corriere dell'Umbria Martedì 23 Dicembre 2008


Pier Paolo Pandolfi dalla genetica dei tumori verso il Nobel

Non si sente un "cervello in fuga" perché in Italia ha avuto eccellenti occasioni, che ha còlto. Pier Paolo Pandolfi, scienziato romano in odor di Nobel per gli studi sulla genetica del cancro, racconta che nei suoi anni perugini si è "divertito moltissimo".
Fresco di laurea (classe 1963) ha lavorato "tanto e bene" nel gruppo dello scienziato eugubino Pier Giuseppe Pelicci, a cavallo tra gli Ottanta e Novanta.
Ma poi è "volato" in Inghilterra. Quindi a New York, al Memorial Sloan Kettering Cancer Institute. Da un anno è alla Harvard University di Boston, a capo di un laboratorio con svariate decine di ricercatori.
Come a New York, del resto, nell'altro centro leader mondiale nella ricerca e nella terapia contro i tumori.

Ciò che lo muove, dice, è la "passione". L'"entusiasmo indescrivibile" per i suoi studi. Quindi il luogo "giusto" è quello che garantisce le condizioni migliori per la ricerca. Per fare passi avanti nella conoscenza dei meccanismi della patogenesi dei tumori. É tornato a Perugia una settimana fa, il professore, per una delle conferenze organizzate dall'ematologa Cristina Mecucci in occasione delle celebrazioni per i 700 anni del nostro Studium Generale.
Un veloce tuffo perugino, prima di rientrare alla base. A Boston. Professore, lei ha identificato una proteina, chiamata Pten, che "scompare" in molti tipi di tumori che colpiscono organi diversi - seno, cervello, colon, prostata - e ha ricostruito il meccanismo genetico di questa scomparsa: può spiegarci cosa accade?
"Pten, come molte altre proteine codificate da geni soppressori del tumore viene inattivata mediante una serie di meccanismi differenti.
I quali hanno in comune il fatto che la funzione di Pten venga meno e il tumore si sviluppi. Conoscere tali meccanismi è importante per sviluppare farmaci che ripristinino la funzione di queste proteine, che sono fondamentali nel sopprimere l'insorgenza tumorale."
Se la "distruzione" di questa proteina è "comune" nei differenti tipi di tumore: allora si può pensare a un farmaco che ripari il difetto e sia efficace per la cura di tumori che colpiscono organi differenti?
"Certo.
Stiamo infatti scoprendo che questi meccanismi molecolari aberranti sono condivisi da tipi di tumore apparentemente molto diversi come la leucemia o il tumore della mammella.
In futuro catalogheremo i tumori sulla base dei meccanismi anomali e non più necessariamente sulla base delle caratteristiche istologiche e morfologiche."
Allora è corretto dire che la scienza sta passando dallo studio della eterogeneità, delle differenze, a quello di un "comune denominatore" dei meccanismi genetici difettosi alla base dei tumori?
"Assolutamente sì.
Speriamo di trovare gli snodi cruciali di questa 'rete' che siano condivisi da più tumori. Detto questo ci saranno differenze che rimarranno caratteristiche specifiche di un tipo, o piuttosto di un altro.
Ad esempio i recettori degli estrogeni sono presenti sulle cellule di alcuni tumori della mammella, mentre altri tipi di tumore non li esprimono.
É questo tipo di differenza che ci fa parlare di 'terapia personalizzata del tumore'. Come dire: ad ognuno la sua combinazione di farmaci intelligenti per riparare i difetti molecolari specifici."
Per restare tra i rimedi, lei ha dimostrato che un farmaco a base di arsenico è in grado di uccidere le cellule staminali tumorali della leucemia mieloide cronica.
Questo farmaco può essere usato nella cura di altri tipi di tumore?
"Pensiamo proprio di sì. Riteniamo, infatti, che l'approccio terapeutico sviluppatosi nel contesto della leucemia mieloide cronica possa essere applicato ad altri tumori per eradicare le staminali del cancro, che si pensa siano alla base dell'insorgenza del tumore e della sua recidiva dopo la terapia."
Come ha avuto l'intuizione dell'efficacia dell'arsenico?
"Sapevamo inattivasse una proteina chiamata Pml.
Abbiamo scoperto che Pml, se bloccato, danneggiava la funzione delle cellule staminali del cancro. Abbiamo perciò pensato di usare l'arsenico. E sembra funzionare. Voglio precisare che questa sostanza viene utilizzata, in questi casi, a bassissime dosi assolutamente ben tollerate dal paziente.
Stiamo ora studiando se l'arsenico possa funzionare in altri tumori."
Professore, dopo gli studi a Perugia, è andato via giovanissimo dall'Italia. Di lei si parla come di un prossimo Nobel: come vede lo stato di salute della ricerca italiana e cosa suggerisce?
"Lasciamo stare il Nobel.
Lo scopo è curare il cancro. Patologia grave e diffusissima: un problema di sanità globale. E così deve essere affrontato da tutti gli stati e le economie, in maniera globale come sforzo comune e condiviso.
L'Italia ha sempre giocato una parte fondamentale in questa sfida e deve continuare a farlo in futuro.
Abbiamo i talenti e pure i mezzi, almeno potenzialmente. Però dobbiamo decidere, come Stato, che ciò divenga priorità nazionale. Negli States lo è da sempre. Investire risorse ed investirle bene: solo ed unicamente sull'eccellenza e sui talenti. In Italia ci sono meno soldi che in altri paesi europei. É perciò ancor più grave se queste risorse vanno sprecate nel finanziare attività non meritorie."
Dove sono le eccellenze italiane nonostante la cronica mancanza di finanziamenti?
"Ce ne sono tante.
L'Università di Perugia è un esempio lampante. La Scuola Medica è di primissimo ordine. Al policlinico universitario negli ultimi hanno sono state fatte scoperte importantissime nel settore della oncologia ematologica, che hanno fatto la storia della medicina.
Ciò deve essere preservato, nutrito e potenziato. Sarebbe cosa sensata e giusta che lo Stato investisse su queste realtà. Ad esempio creando un centro di eccellenza dedicato alla ricerca e alla cura del cancro a Perugia. Cosa potrebbe convincerla a tornare a lavorare in Italia? "
Dico sempre che mi sento cittadino del mondo, dedito ad una causa forte ed importante: la sconfitta del cancro.
Ho stretti rapporti con l'Italia. Ci vengo spessissimo. Mi fa felice contribuire e collaborare. Ho tanti ragazzi italiani di talento nel mio gruppo a Boston. Quindi in Italia ci sono già, e l'Italia e parte di me. Quello che conta è fare scoperte importanti e farlo presto. Lo dobbiamo a chi soffre. Tutto il resto non conta. E poi mai dire mai"

Donatella Murtas
Corriere dell'Umbria Martedì 23 Dicembre 2008

lunedì 22 dicembre 2008

Un allaccia tovaglioli in legno realizzato in Malawi per gli scolari di Pietrafitta

Pranzo speciale per gli alunni della scuola primaria e della prima classe della scuola secondaria di primo grado di Pietrafitta, appartenente all'istituto scolastico comprensivo di Piegaro.
A ridosso delle vacanze natalizie per circa ottanta studenti, il menu di un pranzo ordinario presso la mensa scolastica, è stato variato nel menu tipico delle festività del Malawi, il paese africano quinto al mondo per povertà.
Un piatto unico di polenta e pollo con mango finale da mangiare con le mani secondo l'usanza africana, che pur facendo arricciare il naso a qualche piccolo studente, ha colto nel segno spiegando meglio di qualsiasi lezione teorica la differenza tra consumismo e povertà.
A colpire maggiormente i bambini, il fatto che il menu assaggiato non fosse per i coetanei del Malawi quello tipico di un pasto ordinario ma di un giorno di festa.
L'iniziativa non è nuova per la scuola di Pietrafitta.
Il pranzo è infatti parte del "progetto alimentazione" che da tre anni si avvale della collaborazione con l'associazione di volontariato "Amici del Malawi".
Un metodo efficace per aiutare i giovani studenti a comparare le nostre usanze a quelle di altri parti del mondo, aiutandoli a sviluppare il loro senso critico.
L'iniziativa si è svolta in presenza del dirigente scolastico e del parroco don Bruno Raugia, in rappresentanza dell'associazione onlus e che ha spiegato agli studenti le abitudini alimentari dei loro coetanei africani, lasciando in dono a ogni alunno un allaccia tovaglioli in legno appena riportato dal Malawi, per ricordare il significato del pasto consumato anche fuori dalla scuola.
"Un pranzo che vuole avere tanti significati - spiegano le insegnanti -.
Dall'assaggiare cibi insoliti, al mettersi nei panni degli altri condividendo un'esperienza che in altre parti del mondo è un'abitudine quotidiana."
Quest'anno il pranzo secondo il menu del Malawi è stato organizzato non alla fine dell'anno scolastico ma all'inizio del percorso di studio, incentrato sul significato del pane.
In questo senso, la polenta assimilabile per il Malawi a quello che per noi è il pane, ha dato la possibilità agli alunni di cogliere la differenza tra le culture dove resta un alimento di sopravvivenza e la nostra, dove ormai ha innumerevoli declinazioni.
Un progetto molto amato dai piccoli studenti tanto che un gruppo di spontanea iniziativa si è offerto per vendere i biglietti della lotteria organizzata dall'associazione "Amici del Malawi" a sostegno della popolazione.
Simona Billi
Corriere dell'Umbria

venerdì 19 dicembre 2008

Annalisa Baldi e gli Zero in condotta in concerto per il Comitato per la vita Daniele Chianelli

L'iniziativa presenta in sé una duplice opportunità per partecipare: sondare in prima persona il talento (già per altro confermato durante la prima edizione del programma X-Factor) della rossa cantante lacustre Annalisa Baldi e rendersi utili ad una causa nobile che ha origini umbre e che in Umbria ha sviluppato una articolata progettualità.
L'occasione è rappresentata dalla partecipazione ad un gala per aiutare chi si trova ad affrontare la più difficile delle battaglie: quella per la vita.
Il 23 dicembre (alle ore 20.30) all'auditorium del Giò Jazz Hotel di via Ruggero D'Andreotto, Annalisa Baldi e gli Zero in condotta (special guest Peppe Lucattelli del Living Group) saranno protagonisti di un concerto a favore del
"Comitato per la vita Daniele Chianelli"
; società onlus che opera a sostegno dei malati di leucemie e linfomi.
Come ogni anno, l'antivigilia di Natale, il Comitato organizza l'appuntamento per raccogliere fondi da destinare alla gestione del residence che ospita i malati e i loro familiari nella fase pre e post trapianto gratuitamente.
In questa edizione, oltre al gala il Chianelli, grazie alla disponibilità degli artisti e della famiglia Guarducci, ha deciso di offrire ai partecipanti anche un concerto prima della tradizionale cena degli auguri (invariato il costo della serata: 50 euro).
"Invitiamo tutti a partecipare - dice Franco Chianelli - e a regalare un sorriso a chi soffre..."

Natale a Perugia: promozioni e idee dei commercianti

I commercianti di via dei Priori si sono uniti e per Natale hanno addobbato con luci e decorazioni le loro vetrine.
Hanno previsto anche gadget e degustazioni per i clienti, nonché sconti e tante sorprese. Maria Antonietta Taticchi de Il pozzo delle ceramiche e Antonio Galli della drogheria Eredi Bavicchi sono stati i coordinatori dell'iniziativa supportata dal Collegio Arti e Mestieri di Perugia.
"Non era mai successo. Siamo riusciti a far collaborare 55 negozi e questo dà un senso di unità che sicuramente porterà i suoi frutti"
dice Antonio Galli.
Via dei Priori per il centro storico è sempre stata importante e ancora oggi accoglie numerose botteghe, eccellenze dell'artigianato artistico che, come fa notare Anna Fornari, orafa di Gioielli D'arte, sono abbandonate a se stesse nell'ambito cittadino.
Quest'anno, complice forse anche il brutto tempo che ha tenuto rintanati a casa i perugini, per la maggior parte dei negozi si è registrato un calo di vendite rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Molti negozi sono spesso vuoti, a causa anche, denunciano molti, delle politiche del Comune per il centro storico.
La signora Daniela Broccoletti ha uno dei negozi più antichi della via, aperto nel 1954 e non aveva mai registrato un simile calo di clientela.
Luigi D'Angelo che ha un negozio di oggettistica, è da due anni che riduce progressivamente il numero di dipendenti passando da 5 a 3 e ora a 2.
Molti commercianti come Ines Doellert di Ca d'or e anche i clienti di vari negozi fanno notare che i perugini tendono a non salire più in centro perché è diventato scomodo da raggiungere e si tende ad andare nei centri commerciali ed esercizi più facilmente raggiungibili.
In parte la via, dicono tanti, è anche penalizzata dall'introduzione del minimetrò che sposta l'afflusso di gente verso la parte opposta del centro.
Secondo Francesco Massetti de Il Parma snc il calo di clienti si è registrato nel corso del tempo, non solo in questo momento di crisi anche per il decentramento degli uffici.
Qualcun altro come la signora Paola Broccoletti, ha anche paura di arrivarci dalle scale mobili di viale Pellini a causa dei brutti giri di quella zona.
A non notare grosse differenze è Paola Grillo di Mon Bijou che lavora molto anche grazie ai giovani che si rivolgono a lei per i piercing.
Anche la signora Lidia Rossi della profumeria Rossi e sua figlia Fiorella, complice l'ottima ubicazione del negozio, hanno adottato un atteggiamento ottimista e cercano di prevenire la crisi tramite il contatto diretto col pubblico applicando qualche sconto e prezzi più contenuti festeggiando cosi gli ormai 70 anni di attività.
Sabato, lungo la via, per iniziativa Fashion Week, saranno offerti panettone e spumante a tutti

Antonella Manca
Corriere dell'Umbria Venerdì 19 Dicembre 2008

giovedì 18 dicembre 2008

Corciano borgo goloso:ecco le Vie dei Sapori di Qualità

Corciano parla la lingua dei golosi e degli autentici gourmet.
Partirà il prossimo 20 dicembre la manifestazione "Le Vie dei Sapori di Qualità", che intende valorizzare e promuovere i prodotti locali come legumi, cereali, vino, olio d'oliva, formaggi, miele, zafferano, fagiolina del Trasimeno, sostenendo anche azioni indirizzate verso il prodotto di nicchia e di alta qualità allo scopo di incentivare un'economia locale legata al turismo rurale ed alla commercializzazione del prodotto tipico.
In particolare la collaborazione con Slow Food è finalizzata espressamente a promuovere tra i produttori ed i consumatori la ricerca costante della qualità, la diffusione di una nuova filosofia del gusto, la salvaguardia delle tradizioni agricole ed enogastronomiche nonché dei metodi di coltivazione e di allevamento..
A tutto ciò si aggiungono piacevoli e gustose degustazioni; sono infatti previsti quattro percorsi: "La Strada del vino", esposizione e degustazione di vini locali di qualità, "La Via dell'olio", esposizione e degustazione di oli del territorio, la "La Piazza del gusto", esposizione e degustazione di confetture, miele, zafferano, salumi, formaggi, cipolla, dolci natalizi, "i Presidi Slow Food", esposizione e degustazione dei prodotti presidio Slow Food in Umbria: fagiolina del Lago Trasimeno, roveja di Cascia e sedano nero di Trevi.
Accanto a tutto ciò sono previsti "Laboratori del gusto", a cura di Slow Food Condotta Trasimeno e Comunità delle Cuoche Popolari dell'Umbria Verranno illustrati, con conoscenza degli ingredienti e dimostrazione della tecnica di preparazione, alcuni piatti della cucina umbra, tipici del periodo natalizio, con degustazione finale: tra gli altri il programma prevede la parmigiana di "gobbi" e la "torta di Pasquetta" per i salati, la "rocciata" o "attorta", il "torciglione" e il "pan pepato" per i dolci.
Sabato 27 Dicembre alle 16,30 primo appuntamento con"i dolci della tradizione umbra: Natale tra semplicità francescane e ricercatezze signorili."
Sabato 3 Gennaio 2009 ore 17,30 "La tavola dell'abbondanza: gli umbri intorno al desco natalizio"

Fileremo: il primo centro di bioetica in Umbria

Domenica si inaugura a Perugia "Fileremo", il primo centro di bioetica umbro, che vuole essere punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati a questo particolare strumento di conoscenza e di riflessione sul mondo moderno.
La struttura si profilerà come punto di riferimento e formazione per professionisti del settore e per studenti.
All'apertura interverranno le autorità perugine civili e militari ed il l'arcivescovo di Perugia Città della Pieve Monsignor Giuseppe Chiaretti che risulta tra l'altro tra i soci fondatori.
La cerimonia prevista per l'inaugurazione prenderà il via alle ore 15.30.
La sede che ospiterà "Fileremo", (il nome della struttura è preso dalla Madonna del Fileremo, venerata dai Cavalieri di Malta) si trova a Perugia, in via don Alberto Seri (traversa di via g.
Dottori).
Qui sono stati individuati spazi adeguati proprio nei locali annessi all'antica chiesa di Sant'Andrea.
L'edificio che ospiterà le attività del Centro si trova nei pressi dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, una locazione quindi strategica.
Il Centro Fileremo manterrà una struttura associativa indipendente, senza fini di lucro, con finalità di solidarietà sociale (come recita proprio il primo articolo dello Statuto).
Mantenendo come caposaldo la diffusione di una positiva cultura della vita e della salute, tra le attività che verranno promosse vi sono corsi di bioetica riservati a professionisti e a studenti, convegni e inoltre la biblioteca tematica che verrà allestita nei prossimi mesi.
L'Associazione, infatti, vuole diventare un punto di riferimento per medici, giuristi, studenti in bioetica o semplicemente per quanti vogliano approfondire le delicate tematiche connesse con la vita.
Verrà stimolata inoltre, una corretta informazione sulle tematiche di rilevanza bioetica attraverso un rapporto continuativo con i media.
"Il Centro Fileremo è nato dal desiderio di affrontare i problemi emergenti della tecnologia piu avanzata - spiega la presidente, del centro, la professoressa Francesca Barone -.
Siamo un gruppo di persone che provengono da una realtà multidisciplinare ma che lavoreranno unite con il desiderio di fare cultura bioetica.
Il nostro obiettivo e quello di offrire un servizio di alto livello adeguato alla società pluralistica attuale."
Accanto alla presidente, Francesca Barone, è stato costituito il comitato scientifico del centro, punto di riferimento anche per le attività della Federazione Umbra Movimento per la Vita.
Nella stessa giornata di domenica verrà inaugurata, nelle adiacenze del Centro di Bioetica, anche la nuova sede del Consultorio Diocesano "La Dimora" e la nuova rotatoria stradale intitolata al medico Vincenzo Trancanelli.
Tutti gli aggiornamenti sulle attività del Centro Fileremo saranno reperibili all'indirizzo web: www.mpvumbria.org

L'Ambasciatore del Montenegro nel castello dei Cavalieri Malta di Magione

Sull'altra sponda dell'Adriatico, davanti alle Marche, a due passi dall'Italia, c'e' una realtà giovane e dinamica che per i tassi di crescita della sua economia e per gli investimenti in atto su settori portanti si puo' considerare una piccola Cina.
É la Repubblica del Montenegro, nata solo due anni fa, dopo un referendum popolare, dove nel suo processo di crescita e di sviluppo si guarda con particolare interesse alle imprese italiane che li' potrebbero investire o partecipare attivamente alla fase di espansione della sua economia che dopo la lunga crisi balcanica, peraltro estranea a quel territorio, ha visto crescere il proprio prodotto interno lordo del 10,3%, solo nel 2007.
Il quadro della neonata Repubblica del Montenegro é stato fatto dal professor Antun Sbutega, Ambasciatore presso la Santa Sede e il Sovrano militare ordine di Malta, che a Magione ha incontrato gli operatori economici e le associazioni di categoria, da Confindustria, a Sviluppumbria, Cna, Confcommercio.

L'incontro era stato promosso dal Sindaco di Magione, con il supporto organizzativo dei rappresentanti della Proloco di Magione e del Comitato Frà Giovanni da Pian di Carpine.

Ospite del Comune di Magione - assessorato alla Cultura, della Università per stranieri, del Sovrano Militare Ordine di Malta, per una conferenza sulla figura di Frà Giovanni da Pian di Carpine, Vescovo di Antivari, l'Ambasciatore Sbutega, ha lanciato un appello ''alla ricerca di forme di collaborazione con il proprio paese''.
Nell'incontro, nel castello dei Cavalieri Malta di Magione, l'Ambasciatore Sbutega ha fatto il quadro delle prospettive di sviluppo della sua terra indicando i settori chiave del turismo, delle infrastrutture, ambiente in genere e degli impianti energetici, dallo idroelettrico, al solare, all'eolico, fino al gas naturale e petrolio.

Dopo aver ricordato che da sempre in Montenegro si insegna l'italiano come seconda lingua straniera e che i due Paesi sono uniti da forti legami storici, l'Ambasciatore ha insistito sulle agevolazioni fiscali per le imprese, un'imposta fissa del 9% (la piu' bassa d'Europa) che sale al 15% per i redditi personali.

Gli incontri dell'Accademia del Donca

Il programma delle iniziative di Natale a Perugia prevede per domani, venerdì 19 dicembre alle ore 17.00 alla sala interna del teatro Morlacchi
"Gli incontri dell'Accademia del Donca"
, recital di poesie in dialetto perugino (Spinelli, Bicini, Mirabassi e altri autori) con l'attore Alberto Isidori.
Introducono Sandro Allegrini e Walter Pilini.
AMI Giovedì 18 Dicembre 2008


Nel pomeriggio alle 17, al teatro Morlacchi, l'Accademia del Dónca propone un recital in lingua perugina dell'attore Alberto Isidori.
Lo spettacolo, a ingresso libero, è offerto dal Comune nell'ambito delle iniziative per il Natale. L'affabulazione prevede testi di Claudio Spinelli, Artemio Giovagnoni, Franco Bicini, Giampiero Mirabassi e di altri importanti autori perugini.
Isidori è una colonna del mitico cabaret "Canguasto", fondato da Franco Bicini e Mariella Chiarini. La scorsa estate, nell'ambito della kermesse "Tenera è la notte", Alberto Isidori propose gli inediti di Walter Briziarelli, contenuti nel volume "Grifo e Leone".
Sia la mostra d'arte di opere di Briziarelli che lo spettacolo sui suoi testi riscossero un successo clamoroso.
Tanto che l'Accademia e l'assessorato alla cultura hanno pensato di proporre ai soci e alla città una nuova produzione legata, ancora una volta, all'elaborazione artistica e letteraria che scaturisce dalla lingua del Grifo.
Il filo che lega le varie letture è costituito da immagini della Perugia di ieri e di oggi, commentate con nostalgia e sapido umorismo.
Non in omaggio ad un caramelloso "come eravamo", quanto piuttosto in nome di un'orgogliosa rivendicazione identitaria.
Dato lo spirito critico del noto showman, non mancheranno riferimenti puntuali al carattere schivo e sornione, "lemme lemme" e sarcastico della figura tipica del perugino.
A coadiuvare, in veste di complice, la declinazione del prototipo antropologico "grifagno", ci sarà l'attore amico Nico Pellicoro, nelle vesti di un megalomane turista statunitense.
Al quale, appunto, Isidori spiegherà - dicendolo soprattutto a se stesso - pregi e difetti di un popolo "forèstco, aguzzo, contadino", come amava ripetere l'indimenticato Claudio Spinelli

Corriere dell'Umbria Venerdì 19 Dicembre 2008

mercoledì 17 dicembre 2008

Alzheimer e musicoterapia a Madonna Alta

I medici la definiscono un
"processo degenerativo cerebrale associato a un deterioramento della personalità."
Per i malati e per i familiari si traduce molto concretamente in perdita di memoria, di autonomia, in un progressivo venir meno delle più semplici capacità di relazione.
La malattia di Alzheimer colpisce circa il 5% delle persone dai 60 anni in su, oltre 500mila in tutta Italia.
Bruno era uno di loro.
Settantaquattro anni, perugino, la memoria che piano piano cominciava ad abbandonarlo, una diagnosi che non lasciava speranza.
Insieme ad altre persone Bruno, qualche anno fa, cominciò a frequentare il piccolo gruppo di malati del centro diurno di Alzheimer, a Madonna Alta.
Ed è stato lì che ha incontrato la musicoterapia, grazie ad una collaborazione creatasi tra il centro e l'associazione Pam, realtà nata nel 2000 con l'obiettivo di raccogliere le sofferenze, agevolare e facilitare le relazioni delle persone colpite da Alzheimer.
Bruno oggi non c'è più: la malattia, come succede sempre a chi riceve questa diagnosi, ha vinto sulla sua forza di volontà.
Ma Francesco Delicati, musicoterapeuta e presidente di Pam, si ricorda bene di quella persona speciale con la quale ha tanto lavorato:
"Bruno, dopo qualche mese di titubanza, ha ripreso a suonare il clarinetto, come faceva da giovane.
All'inizio era timoroso, sembrava far fatica, poi piano piano ha iniziato a prendere coraggio, con risultati che miglioravano di giorno in giorno, fino ad arrischiare persino brevi forme di improvvisazione."
La storia di Bruno è simile a tante altre storie di anziani, che grazie all'associazione per la quale opera Delicati, hanno trovato nella musicoterapia una formidabile possibilità di "ritorno alla vita".
Delicati lavora con piccoli gruppi di persone, operando con percussioni e suoni di ogni tipo per migliorare la qualità della vita degli anziani colpiti da Alzheimer.
"La malattia, certo, fa il suo corso - spiega - ma la musica può rallentare l'avanzare del morbo, può aprire nuovi e inaspettati canali di comunicazione, può agevolare le relazioni interpersonali.
Il mio lavoro è quello di raccogliere vissuti e stimolare competenze, quali quelle musicali, che il nostro cervello conserva fino alla fine."
Bruno, fino a pochi istanti prima di morire, ha cantato le canzoni della sua infanzia.
"Piemontesina", "Reginella campagnola", tutte le musiche della giovinezza, che tante porte aprivano sul passato e sui ricordi più belli.
"In molti - sottolinea Delicati sorridendo - mi chiedono quale sia il senso di lavorare con persone condannate a morte.
É il canto di Bruno, che ha allietato i suoi familiari fino all'ultimo giorno, a racchiudere tutto il senso del nostro operare"
Federica Grandis
Corriere dell'Umbria Mercoledì 17 Dicembre 2008

La fabbrica di Perugia: 100 anni di Perugina presentato il 22 dicembre

Presentazione del volume
di Renato Covino e Francesco Chiapparino

La fabbrica di Perugia: 100 anni di Perugina

lunedì, 22 dicembre 2008 (ore 16,30)
Sala della Vaccara - Perugia

La Perugina, e con essa la Buitoni, è ormai da un ventennio uno dei casi industriali più studiati in Italia.
Manca, tuttavia, una storia che metta in rapporto fabbrica e città, che abbia per oggetto i modi in cui la Perugina ha contribuito al cambiamento di Perugia.
L'ambizione di questo libro è quella di correlare tra loro la storia dell'impresa e le trasformazioni sociali, urbanistiche e culturali che maturano nell'arco di un secolo nel contesto urbano.
L'ipotesi è che le diverse vicende siano legate da molteplici fili che tessono una trama unitaria.
Più semplicemente l'ipotesi è che la Perugina sia la fabbrica di Perugia.

Se all'inizio l'azienda utilizza l'immagine della città, successivamente è l'azienda a caratterizzare l'immagine della città.
La Perugina è anche uno stereotipo nell'immaginario cittadino.

È la fabbrica dove tutti avrebbero voluto lavorare, il luogo dell'opportunità e, via via che crescono i livelli di consapevolezza operaia, il luogo della solidarietà.
Insomma, più di una fabbrica.
È un luogo di crescita umana, di educazione sentimentale, di realizzazione personale che garantisce più del salario: un approccio alla modernità, a nuovi stili di vita, a diverse forme di relazione collettiva.

Lo sforzo di questo lavoro è stato quello di mettere in rete fonti, informazioni, testimonianze diverse, cercando di tratteggiare una storia d'impresa che sia anche storia di chi vi ha lavorato e della città che l'ha ospitata.

Un grande santuario, un fanum, etrusco sotto il Duomo

"Non solo un tempio, ma un grande santuario, un fanum, etrusco."
L'ingegner Luciano Vagni scava qui, sotto il duomo di San Lorenzo, da ventidue anni.
Per motivi di consolidamento statico.
Ma in questa attività ha fatto tutta una serie di scoperte, alcune davvero sensazionali, che presto affiderà ad un libro che già si annuncia come un guanto di sfida lanciato agli archeologi laureati e paludati.
Ora sta puntando il faro contro un muro etrusco spesso tre metri e mezzo, proprio sotto l'abside della cattedrale.
Dall'alto giungono, attutite, le voci e i canti del celebrante, sull'altare della cattedrale.
"Qui, sotto l'abside di San Lorenzo - spiega ad un gruppo di perugini tra i quali gli avvocati Antonio e Francesca Bagianti, lo psichiatra D'Alessandro, l'ingegnere e scrittore Santi Parlagreco - era situata la parte più interna del santuario, che aveva forma rettangolare ed era orientato a sud, verso corso Vannucci, per intenderci."
Vagni parla da tecnico innamorato del proprio lavoro.
E mostra le diverse caratteristiche dei lavori che via via, in questi anni, a cominciare dal 1986, sono emersi sotto i suoi occhi:
"Da duemila settecento anni qui si sono esercitati, nell'arte ingegneristica, etruschi, romani, maestri dell'alto e del basso medioevo, tra i quali i maestri comaschi.
Beh, vi assicuro, nessuno si è dimostrato bravo come gli etruschi.
I quali usavano materiale povero e travertino proveniente dalla cava di Santa Sabina e dimostravano una grande conoscenza anche del terreno.
Con soluzioni ingegneristiche sofisticate.
Non solo.
Pur costruendo in cima ad un colle, privo di sorgenti, riuscivano ad avere acqua in abbondanza e senza pompe.
Come? Ogni cinquanta metri costruivano pozzi profondi, o meglio cisterne, scavate nell'argilla azzurra, a venticinque-trenta metri di profondità, attraversando il "mandorlato perugino", fatto di pietrisco, che serviva anche a far filtrare l'acqua che era semplicemente l'acqua piovana.
E per impedire che l'acqua venisse inquinata dai rifiuti organici avevano costruito delle fogne ben fatte, in travertino, ispezionabili, con postierle di scarico fuori della cinta muraria, all'esterno della città."
La strada circolare Tutto intorno al santuario si snodava una strada circolare.
Se ne trovano splendidi tratti, intorno al muro possente, levigato e preciso, alto anche nove metri ("Più bello - sottolinea Vagni con un pizzico di sciovinismo - del muro del pianto del tempio di Gerusalemme").
Sul lastricato della strada si notano ancora i segni , profondi, lasciati dalle ruote dei carri etruschi.
Spiega:
"a Pompei le strade si sono salvate sepolte dalla lava del Vesuvio.
Qui sono stati i romani che nella ristrutturazione urbanistica, probabilmente dopo il Bellum perusinum, coprirono tutto con la terra.
Ora si potranno fare anche studi concreti per vedere le differenze su come etruschi e romani costruivano le loro strade."
L'ingegnere Vagni esprime senza riserve le sue preferenze:
"Gli etruschi erano i più bravi. Abbiamo trovato tre fontane.
Quelle etrusche vantano caratteristiche tali che l'acqua, anche ci fosse stata una siccità lunga di mesi, non sarebbe mai mancata per le abluzioni…"
Passa, l'ingegnere perugino, davanti alle antiche feritorie. E chiarisce:
"Santuario etrusco, foro romano con spazi per il commercio, ma anche chiesa cristiana e poi fortezza.
Qui l'abate di Monmaggiore edificò la fortezza di Porta Sole in cui erano di stanza seicento soldati e di loro cavalli.
Perugia ebbe un suo ruolo strategico importantissimo nel cosiddetto "corridoio bizantino" che univa Roma a Ravenna in un territorio in cui spadroneggiavano, pericolosamente per il Papato, i Goti.
Per cui qui fu costruita una fortezza in cui, più tardi, quando arrivarono le armi da fuoco, le feritoie che servivano per gli arcieri furono allargate per piazzarci i cannoni… Sapete come chiamava Innocenzo III, che spirò proprio nella nostra città, Perugia? La definiva: "la spada dei Papi".
E i papi vi avevano costruito anche un grande palazzo, di cui abbiamo ritrovato le fondamenta."
Prima di entrare nelle viscere della terra, in piazza IV Novembre, aveva mostrato, sotto le Logge di Braccio, i resti dell'enorme campanile dodecagonale, con un diametro di dieci metri, che era una delle particolarità della Perugia del medioevo.
"Tanto che Fra Bevignate per la Fontana Maggiore utilizzò lo stesso disegno dodecagonale.
Sapete una cosa? Il quadro del Maestro dei Dossali di Montelabate, che si trova alla Galleria Nazionale, e che per molti non descriverebbe la vera Perugia dell'epoca, è invece realistico.
Di tutto quello che ha rappresentato noi abbiamo trovato le tracce, i resti."
Una Domus romana Più avanti, proprio sotto il secondo chiostro, quello inferiore, del complesso di San Lorenzo, è stata rinvenuta anche una Domus romana, con un impluvium di travertino.
Poco più avanti la fontana artificiale e i resti di una prima e poi di una seconda rampa, che portavano i fedeli al sancta sanctorum del tempio principale.
"Gli etruschi - ricorda Vagni - coltivavano una visione circolare, e non squadrata come quella dei romani con il cardo e con il decumano, della città fatta a immagine della volta del cielo.
Grosso modo la stessa visione del bronzetto di Piacenza che riporta la epatoscopia, che serviva agli aruspici per i loro vaticini tratti dal fegato degli animali, degli agnelli in particolari."
Tre fontane Tre tempi, tre fontane sono stati riportati alla luce in questi ventidue anni di scavi.
In un pozzo è stata recuperata una moneta in bronzo con la testa di Giano bifronte databile intorno al 270 avanti Cristo, epoca della conquista romana del mondo etrusco.
Gli etruschi costruivano utilizzando come metro di misura il triangolo rettangolo.
E tre erano le porte della città etrusca: Porta Marzia, Porta Trasimeno e Porta Sole.
"Sarà uno choc, ma quella che noi continuiamo ad indicare come porta Etrusca, a mio avviso, è una porta romana.
La vera porta Sole, con i nostri saggi, l'abbiamo individuata, ma c'è ancora da completare la ricerca, sotto gli orti tra le mura a nord e via Pinturicchio."
A fine gennaio quando verrà presentato il libro dell'ingegner Vagni discussioni, approfondimenti e polemiche, non mancheranno.
Ma serviranno, almeno, a far conoscere altri pezzi importanti di storia della nostra città in particolare del periodo, in gran parte sconosciuto, in cui Perugia era uno dei centri guida della confederazione delle dodici città etrusche

Elio Clero Bertoldi
Corriere dell'Umbria Martedì 16 Dicembre 2008

domenica 14 dicembre 2008

'Mercatino dell'Usato e del Baratto a Casa del Diavolo

14 Dicembre
Perugia - Località Casa del Diavolo
'Mercatino dell'Usato e del Baratto'

tutti possono aprire un banchetto, anche i bambini.
Gratis.
Svuota la soffitta da tutto quello che non ti serve, sicuramente sarà utile a qualcun'altro! Troverai senz'altro oggetti strani e deliziosi...
e magari spunterà da qualche soffitta sconosciuta il regalo diverso che cercavi.
Articoli per la casa, libri, videocassette, videogiochi, abbigliamento, anticaglie, artigianato, curiosità, elettrodomestici, attrezzi, auto usate, figurine, collezionismo, rarità.
Info: 075.9229914

I compromessi sposi per la Rassegna del Teatro Dialettale

Fino al 25 Gennaio
Perugia - Madonna Alta - Piccolo Teatro San Martino

'i compromessi sposi'
Gruppo Teatrale Città di Perugia 'Artemio Giovagnoni'
'Rassegna del Teatro Dialettale 2008/2009'

commedia brillante in 3 atti di Tito Zenni; adattamento e traduzione di Gianfranco Zampetti.
'Nel corso degli anni '60 del secolo scorso, Don Facondio, umile e mite parroco umbro, deve fronteggiare la rvalità politica che divide in due le aime affidate alle sue cure.
Predicare il messaggio evangelico della fratellanza, della tolleranza e dell'amore verso il prossimo è per lui la soluzione migliore ma la presenza di una perpetua alquanto invadente e l'intransigenza delle parti rendono ardua la missione.
Contro tutto e contro tutti l'amore vincerà? Spettacolo avvincente e di sicuro impatto riuscirà a farci rivivere un passato...
Orario: sabato 21.15, domenica e festivi 17.15 dal 6 al 28/12 e dal 3 al 25/01.

sabato 13 dicembre 2008

Dinamismi modulari: la mostra alla Rocca Paolina aperta fino all'11 Gennaio

La coerenza e l'eleganza sono valori oggigiorno? e così la figura? Solo forma astratta l'arte contemporanea? o solamente trionfo di video? é di questi giorni la nascita di un fronte o movimento spontaneo di letterati e filosofi che contesta l'"estetica dell'eccesso", ossia l'arte come trasgressione e provocazione, scandalo e infrazione, violazione violenta di canoni e di regole.
Mario Vargas Llosa , Robert Hughes, Antoine Compagnon, Paul Virilio, grandi firme, pur distanti anni luce l'uno dall'altro, sono concordi nel dire che è ora di dire basta alle cifre da capogiro che raggiungono Jeff Koons (opera d'arte è solo quella che si vende, e a carissimo prezzo) e i suoi gonfiabili, Damien Hirst e i suoi animali "formalinizzati", Maurizio Cattelan e i suoi bambini impiccati, e così via elencando.
Carlo Carnevali vorrà perdonarmi questo incipit polemico e in apparenza incongruo o im-pertinente in apertura della recensione sulla sua mostra bellissima - il superlativo non è iperbole ma verità - "Dinamismi modulari" (sontuoso catalogo italiano-inglese, traduzione Clelia Valorosi, curato da Emidio De Albentiis, impeccabile prodotto di Effe Fabrizio Fabbri Editore, con poetici ritratti fotografici dell'artista firmati Veronica Seppoloni e Federica Baratta, fotografie di Daniele Paparelli), fino all'11 gennaio negli spazi severi e storici del Cerp, Centro Espositivo Rocca Paolina della Provincia di Perugia (presentazione degli assessori alla cultura Silvano Rometti, Pier Luigi Neri, Andrea Cernecchi, e di Alfredo De Poi, appassionato presidente della Fondazione Accademia di Belle Arti).
Inaugurato da un quadro del 1973, un nudo femminile seduto e intitolato "Figura al quadrato", autentico incunabolo, dove il modulo quadratico è il nucleo geometrico del fondale e dell'incarnato, l'imponente rassegna (tutte le opere sono rigorosamente "Senza titolo"- "Unintitled" e in tecnica mista su multistrato ligneo) prosegue con una quindicina di pezzi dal 2000 al 2006, folti degli stilemi e delle cromìe propri della poetica dell'artista di Colombella - qui connotato topograficamente, anagraficamente per esaltarne non solo l'incisività del segno ma anche l'europea personalità pur vivendo alla periferia dell'impero -, ossia miscele di geometrie non euclidee commiste a rosse stesure e texture, che non sai decifrare fino in fondo, lampi o idee, noumeni o spezzoni, grumi, lacerti di realtà.
Il grosso dell'esposizione è comunque nutrito dal biennio 2007-2008.
Si tratta di quarantacinque pannelli vasti e costruiti, dove prevalgono i concetti trasformati in moduli, siano scacchiere rutilanti o intercambiabili con le caselle calamitate per "giocare" a sconvolgere l'ordine, per inserire il caos nella linearità del reale che "hoggidì" è sempre più soggetto ai tifoni della contemporaneità.
Ecco allora i senza titolo che si fanno portatori o del "Folle volo" d'Icaro, ma senza mito, stampigliato in cartigli o in cifre come "19,30", ora topica ed etrusca ombra della sera, o nei quadrati magici in cui le cifre da 1 a 9, nella sequenza 2 7 6 / 9 5 1 / 4 3 8 formano il numero 15 (un po' come il pompeiano Rotas7opera7tenet7arepo7sator le cui parole si leggono in orizzontale e in verticale).
Insomma, se non la solitudine dei numeri primi, Carnevali mette in ordine, secondo fantasie liriche e nel contempo razionali, la magia, il mistero della geometria e dei quadrati e dei cubi e dei colori primari e succedanei.
Per concludere, la mostra davvero epica giunge fino alla sinfonia delle quattro installazioni, che ispirandosi ad Alberto Burri che sta nella Rocca, l'una, o al Plessi che qui espose nel 1995 una favolosa messa in scena di materia e di video, l'altra - nella fattispecie una teoria di 225 formelle 15x15 coloratissime che invade come un labirinto, perché non terminare l'avventura ripetendo l'esperienza delle bare festose e come emergenti dalla terra, perché la morte bisogna prenderla in giro? o chiudere con la cappella di clausura dove confessare, di fronte a quadri ieraticamente quadrati e diabolicamente dipinti, immersi nell'assoluto silenzio, la propria umanità, caduca nel peccato ed eroica nel bene, insieme diavoli e santi?

Antonio Carlo Ponti
dal Corriere dell'Umbria Sabato 13 Dicembre 2008

Venditti insulta una ragazza del pubblico al Palaevagelisti!?

Negli anni Settanta cominciarono a diventare fenomeno diffuso di moda.
Erano gli occhiali degli elicotteristi e degli aviatori della Us Air Force, quei Ray Ban con il cerchietto che avevano la goccia più grande e profonda degli altri modelli.
Sì, l'esercito americano, quello al centro delle più violente contestazioni quale "strumento" di orrore nel Sud Est asiatico, il carnefice della guerra in Vietnam, era stato in qualche modo preso a prestito per trasformare un oggetto "tattico" come gli occhiali da sole antiriflesso militari nel simbolo di una generazione, rivoluzionaria e pacifista, contraddittoria e confusionaria, ma pur sempre una generazione che mantenne alta la bandiera degli ideali di un mondo più giusto e meno iniquo.
Antonello Venditti di quel mondo è rimasto uno dei più autorevoli rappresentanti, legato com'è alla stagione aurea dei suoi più indimenticabili successi che lo resero celebre al grande pubblico.
Ma sarebbe riduttivo e ingeneroso nei confronti del cantautore romano stabilire che il mondo vendittiano è legato ad un'idea passatista della vita, più esatto è dire che Antonello Venditti negli ideali più autentici e libertari di quella stagione è saldamente ancorato tanto che ne ha fatto i suoi valori di riferimento.
Quanto siano umanamente condivisibili quei valori, fondati sì sulla libertà, ma anche sul rispetto, sulla difesa della vita, sull'onestà, sull'amicizia, sull'amore, lo hanno dimostrato i numerosissimi giovani che hanno voluto accogliere in un ideale abbraccio il cantautore romano nella data perugina del suo tour "Dalla pelle al cuore", titolo omonimo del nuovo disco, nove canzoni in cui, dopo qualche esperimento non riuscito al meglio negli ultimi ani, Venditti ha ritrovato la sua vena più autenticamente poetica.
Sul palco del Palaevagelisti, strutturato in una grande piramide tecnologica sulla cui cima era posizionato il batterista Derek Wilson, Venditti si è presentato oltre che con i suoi inseparabili Ray Ban, jeans e camicia bianca, con una band composta da ottimi solisti che ha subito sfoggiato un notevole interplay e dinamiche melodiche e armoniche ben congegnate.
Seppure sul solco degli arrangiamenti originali, molto interessanti sono apparse alcune rivisitazioni che hanno contribuito a "rinfrescare" le hit più frequentate.
É così che, ad esempio, nella parte finale del concerto, quando il clima del palasport aveva raggiunto il suo apice, un intro con riferimenti techno ha spianato la strada per accennare al tema di "Benvenuti in paradiso", articolata poi su un energico tappeto sonoro formato da basso (Fabio Pignatelli) e chitarre (il perugino Toti Panzanelli, Maurizio Perfetto e Giovanni Di Caprio).
Ma che Venditti sia rimasto fondamentalmente un "puro" nei suoi sentimenti e nel credere nei suoi indiscutibili valori lo ha dimostrato soprattutto un episodio che, nato spontaneamente, ha provocato la reazione stizzita dell'artista.
Mentre infatti il cantante era impegnato nella spiegazione sul palco, tra i pochi interveti parlati tra tanta musica, delle motivazioni che lo avevano spinto a comporre "Tradimento e perdono" dedicata in particolare al ricordo di Agostino Di Bartolomei, storico capitano della Roma morto suicida dopo un decina d'anni dal ritiro dal calcio e di cui Venditti era grande amico, una voce dalle gradinate lo ha sollecitato a smetterla con le sue parole con un sardonico quanto doloroso: "Canta!".
Forse colto di sorpresa il cantante romano ha reagito rabbioso individuando come "cretina" la voce femminile arrivata sul palco.
E che quella sia stata solo l'uscita ineducata di una spettatrice non troppo sensibile è stato confermato dal caloroso applauso che il pubblico ha tributato a Venditti dopo l'esecuzione del brano.
Quest'episodio distonico si è verificato, minuto più minuto meno, a metà concerto quando il cantante aveva già ripercorso alcune delle tappe salienti del suo successo, cominciando però dal citare il brano che dà il titolo al suo nuovo lavoro "Dalla pelle al cuore".
Solo una breve digressione iniziale per poi ricalibrare tutto sull'onda della memoria collettiva.
É tempo di "Ci vorrebbe un amico", quindi dei ricordi di liceo con "Giulio Cesare".
Poi di nuovo un salto in avanti nel tempo con un inno ad un amore "Indimenticabile".
E a proposito di amore non poteva mancare la magica "Sara" e la supercelebrata "Notte prima degli esami".
"Roma capoccia" appare in tutta la sua fluidità con un ritmo slowing che ne accentua l'atmosfera sospesa e trasognata.
Quindi arriva il momento di sostenere con forza le proprie idee con la nuova "La mia religione".
Il concerto si avvia al gran finale con "Nata sotto il segno dei pesci" e la profetica "In questo mondo di ladri".
C'è ancora spazio per ironizzare con i "Comunisti al sole" e quindi nel bis dare spazio all'amore con un'intensa "Regali di Natale" che celebra infine un Venditti degno della fama che lo accompagna da oltre trenta anni

Claudio Bianconi
dal Corriere dell'Umbria Sabato 13 Dicembre 2008

Caso Narducci. al via con ludienza preliminare davanti al gup Paolo Micheli

"é una accusa irreale e priva di ogni fondamento.
Comunque dopo sette lunghi anni, devastanti per me e per la mia famiglia, siamo approdati in aula.
Il tempo è galantuomo e porterà la verità.
Spero solo di non invecchiare nell'attesa, anche per restituire onore e dignità a mio padre che ha 88 anni..."
Il dottor Pierluca Narducci, fratello minore del gastroenterologo Francesco, morto al Trasimeno l'8 ottobre del 1985, ha rilasciato questa dichiarazione, uscendo dall'aula dell'udienza preliminare, celebrata davanti al gup Paolo Micheli.
Lui, insieme al padre Ugo, all'ex questore di Perugia Francesco Trio, all'avvocato Alfredo Brizioli, al funzionario dei vigili del fuoco Adolfo Pennetti Pennella e al funzionario dirigente dell'Anticrimine Luigi De Feo, deve rispondere delle ipotesi di reato più pesanti e gravi: associazione per delinquere finalizzata al depistaggio delle indagini (gli ultimi due come semplici partecipi) finalizzata ad evitare che si scoprisse che il gastroenterologo era rimasto vittima di un omicidio e che si potesse collegare il suo decesso alla vicenda dei delitti seriali attribuiti al cosiddetto "Mostro di Firenze".
Il pm Mignini sostiene infatti che il gastroenterologo fosse stato ucciso quello stesso pomeriggio dell'8 ottobre, ma che per evitare che si scoprisse il delitto e si potessero fare collegamenti con le vicende fiorentine dei delitti seriali, sarebbe stata organizzata la sostituzione del cadavere, facendo ritrovare cinque giorni dopo, il corpo di un soggetto (non identificato) in località Arginone di Sant'Arcangelo, fatto riconoscere poi come quello del Narducci.
Tra le ventidue posizioni in ballo c'è anche un imputato molto malato ed un altro che ha chiesto, tramnite il proprio legale, un rito alternativo.
Se ne riparlerà il prossimo 20 gennaio.
L'udienza di ieri è servita alla costituzioni delle parti civili.
La costituzione più significativa comunque è quella della vedova del gastroenterologo in quanto la donna sosterrà l'accusa contro il suocero e il cognato: Ugo e Pierluca.
Tra gli indagati compaiono anche la madre, la sorella, una cognata e la stessa suocera del gastroenterologo protagonista, suo malgrado, di questo giallo giudiziario.
Alcuni difensori degli imputati principali avevano eccepito la costituzione di parte civile, ma il gup Micheli, l'ha ammessa.
La costituzione non è una sorpresa, ovviamente: fin dall'inizio Francesca Spagnoli aveva intrapreso una strada del tutto diversa rispetto a quella percorsa dai congiunti del marito.
La donna - che vive a Milano - aveva anche scritto a quattro mani un libro con il giornalista Diego Cugia dal titolo che aveva sollevato un vespaio di polemiche: "Un amore all'inferno".
La costituzione formale in giudizio, di ieri mattina, non è altro che un punto di arrivo prevedibile della vicenda.
Tra le decisioni assunte ieri anche l'affidamento di una trascrizione delle telefonate intercettate durante la lunghissima inchiesta dalla procura.
Agli atti è entrata anche la perizia di parte, depositata dal difensore di uno degli imputati, che si è ammalato gravemente nelle more del processo.
Si tratta di un imputato che, nel corso degli interrogatori del pubblico ministero Giuliano Mignini, non avrebbe risposto alle domande, opponendo come giustificazione, una frase: "Ho paura".
Un altro degli indagati è indagato per non aver voluto fornire i nome di
"alcuni personaggi fiorentini che lui, con il suo barchino, portava a caccia sulle acque del lago."
Una parte degli indagati (Spezi, Zaccaria, Ruocco) deve rispondere del depistaggio che sarebbe stato fatto a Firenze per indirizzare le indagini a favore della "pista sarda" e per screditare l'attività investigativa della procura di Perugia e del Gides di Firenze, diretto dal poliziotto Michele Giuttari

Elio Clero Bertoldi
dal Corriere dell'Umbria Sabato 13 Dicembre 2008

venerdì 12 dicembre 2008

Presepi di Carta in mostra a Corciano

Il Natale a Corciano comincia in anticipo.
Da sabato 20 fino all'11 gennaio, il borgo si trasforma in presepio e tante iniziative sono previste per tutto il periodo.
Di queste, la Natività è una tradizione consolidata.
Il presepio realizzato in collaborazione con la parrocchia e la città, si disloca per le vie del centro ed è fatto con statue a grandezza naturale, visi e mani in terracotta, vestiti medievali e oggetti di uso comune presi in prestito dal Museo della Casa Contadina.
La grotta di Gesù? Un'autentica stalla con tanto di melodie natalizie e zampognari.
Corciano, da qualche anno, affianca al presepe manifestazioni di altre culture e dopo aver ospitato la Campania e la Sicilia con i presepi di corallo, quest'anno punta sui presepi di carta.
"Questo - dichiara l'assessore alla Cultura Violetta Capezzali - è un segnale che arricchisce la nostra tradizione ed ha visto la partecipazione dei ragazzi delle scuole che hanno realizzato i loro presepi esposti come parte integrante della mostra."
La curatrice
"Il racconto della Nascita nel presepio di carta dal XVIII al XX secolo"
Antonella Parlani, è soddisfatta pur ammettendo le difficoltà incontrate nella realizzazione dell'evento.
Difficoltà legate alla gelosia dei collezionisti che mal volentieri si sono distaccati dai loro gioielli e dall'allestire spazi adeguati per oggetti facilmente deperibili.
La mostra ha tre location altrettanto preziose: la Chiesa Museo di San Francesco con i presepi più antichi e pregiati di Giusepe Carsana dei Padri Oblati di Rho, di Francesco Londonio dei Padri Barnabiti di Lodi, della Fondazione Ferretti, del Museo Diocesano di Bressanone e di collezioni private tedesche e italiane dell'800 e dei primi del '900.
Una seconda sezione è nella Chiesa Museo di Sant'Antonio con presepi provenienti da nazioni ed epoche diverse anche legati ai messaggi pubblicitari e la terza nella sala dell'antico molino.
É dedicata ai bambini e ci sono i cosiddetti presepi "pop up" italiani, americani francesi e cechi.
Un'esposizione bella da vedere che racconta una tradizione cominciata nel '600 e finita intorno agli anni '60.
Sono previste anche visite guidate al Museo di Pieve del Vescovo dove sono conservate due figure della passione di Cristo.
Gli appassionati del gusto apprezzeranno la mostra mercato "Le vie dei sapori di Qualità" con degustazioni di vino, olio e prodotti tipici, fagiolina, zafferano, miele e confetture.
Chi invece vuole cimentarsi nella preparazione dei dolci umbri, torciglione, rocciata e pan pepato o dei salati, come la parmigiana, può seguire i laboratori organizzati da Slow Food e dalla Comunità delle Cuoche popolari dell'Umbria.
(sabato 27 e 3 gennaio alle 16,30).
Se si vogliono fare addobbi natalizi originali ci sono laboratori ad hoc tenuti dagli artisti del luogo.
Infinte, per salutare il nuovo anno il concerto "Delta Gospel Singers" lunedì 5 gennaio alle 21,30 nella Chiesa di Santa Maria Assunta e l'inaugurazione del Museo Antiquarium con le testimonianze paleontologiche e archeologiche del territorio, venerdì 9

Maria Cristina Mancini
dal Corriere dell'Umbria Venerdì 12 Dicembre 2008

martedì 9 dicembre 2008

Il 2009 a Perugia sarà l'anno di Franco Battiato, Laura Pausini e Vinicio Capossela

L'annnunciata conferenza stampa di mercoledì prossimo servirà a Sergio Piazzoli e alla Musical Box a presentare, dopo Venditti e Negramaro, le date di Franco Battiato, Laura Pausini e Vinicio Capossela per l'anno che verrà.
La presenza dell'assessore regionale alla cultura, Silvano Rometti, e l'ufficializzazione della "sponda" Lyrick, alla luce del 'de profundis' intonato a futura memoria per il Turreno, probabilmente eviterà bordate ad enti e amministratori.
E magari sopirà l'estro "piazzoliano" capace di tirare fuori comparazioni imbarazzanti (
"la Regione ci dà gli stessi soldi della sagra della cipolla"
, disse).
Di sicuro resta l'amarezza di costatare che un progetto importante come questo, stenti, peraltro ogni anno di più, a ritrovare fasi "sperimentali", capaci di abbinare l'effetto Stagione ad ambiti artistici nuovi, di proposta.
"é vero. Si potrebbe fare molto di più. É un progetto - ammette Sergio Piazzoli - che proprio perché parte da lontano, intendo dire ben oltre i vent'anni della Stagione d'autore visto che organizzo concerti dagli anni Settanta, potrebbe dare ancora di più di quello che dà."
Già, ma ci vorrebbero sul piatto soldi e si dovrebbe poter prescindere dal mercato o, meglio, da quello che propone ormai in maniera autistica e aprire con coraggio occhi e orecchie.
"Anche se va detto - ribatte Piazzoli - che in giro c'è una fase di stagnazione abbastanza evidente.
Anche Fofo (Fabrizio Croce ndr.) che vende dischi da una vita e gestisce un locale come il Norman mi diceva che non sembra esserci molto in giro.
Comunque è vero che varrebbe la pena provare a cercare."
Dopo vent'anni viene voglia di fare qualche bilancio. Così, dopo il rimpianto e l'autocritica, c'è spazio per qualche bel ricordo.
"Su tutti Bob Dylan. Averlo portato al Santa Giuliana mi dà ancora i brividi. Per tanti motivi. Il primo è quello di essere riuscito a 'toccare' il mito. Mio fratello metteva i suoi dischi ogni giorno (e proprio alla memoria di Evandro, Piazzoli ha dedicato quel concerto ndr.).
Gli piaceva tantissimo. Io ero piccolo e posso dire di essere cresciuto ascoltando Dylan. Il secondo motivo è di aver messo alla prova me stesso dal punto di vista professionale. A pochi giorni dalla data fatidica c'era ancora chi mi fermava e mi domandava: ma è vero che porti Bob Dylan? e poi il Santa Giuliana.
Uno spazio che per lungo tempo non aveva visto così tanta gente. Forse solo ai tempi dei concerti progressive con Premiata Forneria Marconi, Rovescio della Medaglia, Banco del Mutuo Soccorso, Branduardi...
Vedere questo stadio dentro la città invaso da tutta quella gente per me è stato uno spettacolo nello spettacolo."
E scavando fra i ricordi, c'è anche un artista che per stima e amicizia è destinato a non manchere mai dal cartellone della Stagiopne d'autore.
"é Ivano Fossati. A parte la bravura e la storia artistica immensa visto che ha composto 23 dischi, con lui c'è un'intesa particolare.
Il 15 novembre, per dirne una, stavo andando a casa dopo il concerto di Morandi. Squilla il telefono. Era lui: 'Sergio, è finito adesso il concerto al Verdi di Firenze ... un successone. Anche 'sta tournée va benissimo. Le tre volte che sono partito dall'Umbria è stato un successo. Ricordatelo, per il prossimo tour dobbiamo fare lo stesso. Capito?'. Sì, devo dire che c'è un bel rapporto."
In vent'anni e passa di concerti, poi, capita anche di scoprire e far conoscere artisti destinati, col tempo, a diventare grandi.
Come nel caso di Vinicio Capossela.
"Stavo facendo zapping col televisore. A un certo punto su Videomusic vedo e sento questo sconosciuto. Rimasi folgorato. Qualche giorno dopo andai al Tenco e proprio lì il suo impresario sfidò me e gli altri organizzatori con i quali eravamo in riunione: 'Questo che non conoscete diventerà un grande'.
Si sbagliava. Io lo conoscevo. E da lì nacque una serie di concerti nei posti più disparati. Il primo di questi, quello alla sala dei Notari, mi sembra nel 1990, mi colp+ perché c'era tantissima gente: forse fu la curiosità per il personaggio, fatto sta che andò benissimo.
Vinicio può non piacere, ma è geniale ."
Kierkegaard sosteneva che il ricordo è un consolatore molesto. Sarebbe bello fosse così anche per la Stagione d'autore

Riccardo Regi
dal Corriere dell'Umbria Martedì 9 Dicembre 2008

lunedì 8 dicembre 2008

La Chiesa di San Severo a Perugia

Vuole la tradizione che questa chiesa della città di Perugia sia stata costruita sulle rovine di un tempio pagano nel secolo XI dedicato al dio Sole, il suo aspetto attuale è dovuto alla ristrutturazione subita fra il 1748 e il 1751.
La maggior parte della chiesa è in stile barocco.
Fra l'innumerevole opere al suo interno possiamo ammirare "Il Cristo in Gloria" di Francesco Appiani e "La Madonna col Bambino e i Santi" di Stefano Amadei del 1632.

Nella cappella quattrocentesca è custodito l'affresco di Raffaello (1505) La Trinità e i SS.Mauro, Placido e Benedetto abate (persa la figura del Padre Eterno); eseguito poco tempo prima che questo pittore si trasferisse a Firenze, essendo portato a termine dal Perugino nel 1521.

sabato 6 dicembre 2008

Il Duomo di Perugia

Il Duomo della città di Perugia per la gran parte fu costruito fra il 1437 e il 1487, su una precedente Basilica e intitolato a San Lorenzo, fondata nel 969 dal vescovo Rugerio.
Con una facciata austera, rivolta verso piazza Dante, rivestita in pietra rosa locale, si fa notare per il suo imponente portale realizzato di Pietro Carattoli nel 1721.
Sul fianco sinistro si apre il portale in travertino, con l'edicola che accoglie il "Crocifisso" opera di Polidoro Ciburri e di Ippolito Scalza (1568) e progettato da Galeazzo Alessi.

Su piazza Dante si affacciano gli archi della Loggia di Braccio Fortebracci e fatta costruire da Braccio da Montone nel 1423.
A destra del portale troviamo il quattrocentesco pulpito da cui predicò San Bernardino e a sinistra la statua in bronzo di papa Giulio III realizzata da Vincenzo Danti (1555).

All'interno della cattedrale a navate tripartite in stile gotico, fra le opere che si distinguono si possono ammirare:"La Deposizione" (1567-1569) di Federico Barocci; la Cappella del Sacramento di Galeazzo Alessi (1512-1572), affrescata da Marcello Leopardi (1795), "La Madonna delle Grazie" attribuita a Giannicola di Paolo, la sagrestia affrescata da Gian Antonio Pandolfi (1573-1576), la Cappella del Santo Anello, dove la tradizione racconta sia custodito l'anello nuziale della Madonna.
Il Duomo della Città di Perugia (Umbria), è uno dei monumenti più visitati stupisce la sua bellezza e la sua semplicità messe insieme, è un buon inizio del nostro tour per la città.

venerdì 5 dicembre 2008

Musicoterapia, pittura e pet-therapy Associazioni e terapie al Cesvol

Strumenti musicali, tele coloratissime dipinte a mano, oggetti di creta, ma anche animali, dagli asini ai cagnolini, fino ad arrivare ai clown, che con i loro siparietti hanno fatto sorridere persino i più seriosi.
La seconda giornata del convegno Cesvol, dedicata alle nuove vie del ben-essere, ha trasformato tutta Villa Umbra in uno speciale laboratorio di idee, emozioni, scoperte.
Protagoniste della mattinata sono state le cosiddette "X-terapie, ossia tutte quelle tecniche non convenzionali che possono dare una mano ai malati oncologici, alle persone anziane, ai ragazzi down o a chi, semplicemente, attraversa un momento di difficoltà.
A raccontare la loro esperienza sono state la psichiatra Giuliana Nataloni e la psicoterapeuta Marilena Civetta, che hanno dipinto con le parole e con le immagini i percorsi pittorici, poetici, narrativi e musicali utilizzati nelle attività con i malati di cancro.
Ma l'arte, come è stato sottolineato e mostrato in un video, può trovare un suo fondamentale spazio anche nell'educazione per gli adulti, e la musica, in modo particolare, può regalare risultati inaspettati persino con i malati di Alzheimer.
Un triangolo, un paio di maracas, un tamburo e il fondamentale aiuto di un musicoterapista, come è stato raccontato ieri, sono in grado di creare relazioni empatiche che quasi "
magicamente" riattivano le potenzialità fisiche e intellettive residue dell'anziano.
Ma l'espressione artistica passa anche attraverso la scrittura, strumento che può essere fonte di integrazione e riscatto della disabilità.A spiegare questo percorso e a raccontare in prima persona la sua esperienza è stato Luciano Pellegrini, dell'associazione Alea, disabile e autore di numerosi componimenti.
L'invasione pacifica e colorata dei clown ha invece dipinto sin dalle prime battute ai presenti il mondo dei volontari "Vip" e dell'associazione "Aurora", i pagliacci che ogni settimana prestano servizio gratuitamente negli ospedali, giocando con i bambini malati ma anche con gli adulti costretti a trascorrere un periodo più o meno lungo di degenza in ospedale.
Con lo stesso sentimento e con la stessa attenzione i volontari prestano il loro servizio anche in case di riposo, comunità e centri per portatori di handicap e infine gli animali, protagonisti del pomeriggio di lavori con il loro impiego per la pet-therapy, la terapia raccontata dai rappresentanti delle associazioni Ghismo e Atena.
Cavalli, cagnolini e persino gli asini possono, con la loro presenza, regalare sorrisi e inaspettati miglioramenti anche alle persone più in difficoltà.
E oggi, per l'ultimo appuntamento della tre giorni del volontariato, a salire il cattedra sarà il mondo giovanile, il tanto discusso "anello mancante" del no profit, realtà che tuttavia è in forte ripresa, grazie anche al servizio civile e alle diverse forme di cooperazione internazionale quali il servizio volontario europeo.
Dal volontariato tra i banchi di scuola (con lo stesso Cesvol attivo da anni negli istituti di tutta la regione) al volontariato delle Ong nel sud del mondo, tante saranno oggi le testimonianze in presa diretta, con associazioni ed esperti di enti locali."Io parlo volontario" è lo slogan scelto per i dieci anni di vita del centro servizi: un linguaggio comune che attraversa realtà e spinte diverse, spesso apparentemente contrastanti.
Tutte accomunate, però, dalla voglia di donare il proprio tempo per migliorare la vita degli altri

Federica Grandis
dal Corriere dell'Umbria

mercoledì 3 dicembre 2008

Giovedì doc allo Zenith con Morire di lavoro

La Fillea (il sindacato degli edili della Cgil) ha chiesto al regista Daniele Segre di raccontare il mondo del lavoro, quello dove si muore ancora per pochi euro.
Il regista torinese lo ha fatto e ha condensato tutto in un lungometraggio di quasi novantaminuti,
"Morire di lavoro, in cui denuncia il subappalto come una delle cause più dirette degli incidenti nel settore edile.
Da quando il documentario è stato prodotto dallo studio di Segre, "
i Cammmelli, ha avuto occasioni di visibilità importanti come le anteprime alla Camera dei deputati e al Parlamento europeo di Strasbrurgo, ma anche tanto silenzio intorno soprattutto da parte dei media ufficiali- lamentano più voci -.
Alla pellicola è stata data la popolarità dei festival, delle rassegne e dei cineforum dove è stata ospitata dall'inizio dell'anno a oggi.
E Daniele Segre accompagna, quando può, il suo lavoro per poter dire di più andando oltre la manciata di minuti di riprese.
Domani il regista si ferma a Perugia, dove al cinema Zenith presenterà "Morire di lavoro": due le proiezioni in programma, alle 18 e alle 21, e tra la prima e seconda il pubblico potrà dibattere con Segre.
Durante l'incontro è previsto un'intervento del segretario generale della Cgil di Perugia, Mario Bravi.
L'appuntamento con Segre conclude il ciclo della rassegna "Giovedì doc" organizzata da Riccardo Bizzarri, Giacomo Caldarelli e Andrea Mincigrucci che ha visto, nell'arco di un mese, passare per il cinema Zenith: Mimmo Calopresti con "La fabbrica dei tedeschi"; Gianfranco Pannone con "Il sol dell'avvenire"; Franco Fracassi con "Zero" e ora appunto Daniele Segre.
Sul grande schermo è stata portata dalla drammatica realtà delle morti bianche, con la tragedia della Thyssen Krupp e lo scandalo dei subappalti nell'edilizia, alle radici politico-ideologiche del terrorismo di sinistra in Italia, fino all'inchiesta sull'11 settembre.
"Temi che spesso non trovano luoghi per essere affrontati, qui però biamo notato un interesse crescente proprio verso questa formula di fruizione del cinema.
Direi, piuttosto, di riflessione sui fatti."
Il bilancio di "Giovedì doc" lo tira a grandi linee Giacomo Caldarelli, nuova energia dello spazio culturale perugino gestito da tempo in prima persona da Riccardo Bizzarri che aggiunge:
"Certo sono proposte impensabili da trovare nelle multisale che stanno spuntando, è per questo che vanno salvaguardate e protette; mentre le amministrazioni locali troppo spesso li penalizzano a favore di scelte più commerciali."
La polemica entra diretta sulla prossima chiusura del cinema Turreno e sulle tante sale del centro storico che hanno abbassato per sempre le saracinesche, dal Lilli al Modernissimo.
Eppure.
"Se si fa un minimetrò per portare gente nel centro storico - aggiunge Bizzarri - dovremo mantenerlo vivo e connotarlo con proposte diverse da ciò che già si trova altrove."
E prosegue:
"Non voglio fare il solito pianto ma tentiamo di difendere spazi e luoghi necessari all'educazione e alla formazione di bambini e adulti."
La triste panoramica fotografa un settore con risorse limitatissime ( lo 0,2% viene destinato al cinema dai bilanci regionali del settore cultura) in una regione che aspetta da anni il decollo di Terni a polo della cinematografia made in Umbria.
"Per passione insistiamo - rilancia Bizzarri - con una nuova idea."
In cantiere, infatti, c'è "Slow cinema".
Slow cinema é un progetto che nasce dal gruppo in questione, in collaborazione con la Casa delle culture, allo scopo di creare un laboratorio permanente e un centro di documentazione sul cinema nei locali dello Zenith.
Il laboratorio dovrebbe provvedere a formare tecnici, operatori cinematografici e dovrebbe evolversi in centro di produzione e distribuzione.
L'idea prenderebbe ulteriormente corpo in vista della prossima ristrutturazione dei locali dello Zenith.

Venditti e Negramaro 11 e 13 Dicembre al Palaevangelisti

Il passato e il futuro.
Un cantautore, tra i più celebrati dello Stivale a cominciare dagli anni Settanta , che inevitabilmente oltre che presentare la propria ultima produzione non potrà non autocitarsi in un popolare tuffo nel passato e una band che dal Salento ha risalito l'intera Penisola conquistando in pochi anni un successo clamoroso.
Da un parte Antonello Venditti (in programma al Palaevangelisti l'11 dicembre) e dall'altra i Negramaro (due giorni dopo, il 13 dicembre, nella stessa cornice del Palaevangelisti) per la stagione della canzone d'autore della Musical Box di Sergio Piazzoli.
Oggi, con diritto, i Negramaro possono considerarsi la band più acclamata d'Italia.
Il nuovo tour, suddiviso in quattro fasi, e partito lo scorso anno all'indomani dell'uscita dell'album "La Finestra", ha visto raccogliere attorno a sé più di duecentocinquantamila spettatori.
Ora, la band darà vita ad altre quindici date per la quarta e ultima parte del tour nei principali palasport italiani.
Del resto, con la pubblicazione dell'album "La Finestra" (uscito nel giugno 2007), la band composta da Giuliano Sangiorgi (voce, chitarre, pianoforte), Emanuele Spedicato (chitarra), Ermanno Carlà (basso), Andrea Mariano (piano rhodes, organo synth), Danilo Tasco (batteria), Andrea "Pupillo" De Rocco (campionatori, organetto), ha raggiunto risultati inaspettati.
L'album, da tempo multiplatino, dopo settanta settimane era ancora stabile nella Top 20 delle classifiche di vendita ed ha prodotto cinque singoli di grandissimo successo, dei quali sono stati in classifica radiofonica sino alla fine di ottobre, le canzoni "Via le mani dagli occhi" e "Un passo indietro".
Duecentocinquantamila è cifra che ricorre ultimamente anche nelle news che orbitano attorno ad Antonello Venditti.
A tanto infatti ammonta il numero di copie vendute dalla tripla antologia di "Diamanti", la raccolta più completa e ricca della lunga serie di successi dagli anni degli esordi ad oggi (quarantasei brani in tre cidì).
Il cantautore romano, dopo l'exploit del suo sguardo sul passato, è tornato sulla scena discografica lo scorso anno, nel 2007, con l'album di inediti "Dalla pelle al cuore" che dà anche il titolo al suo tour in giro da marzo di quest'anno nei principali palazzetti dello Stivale.
Uscito a quattro anni di distanza dall'ultimo album di inediti
"Che fantastica storia è la vita"
, "Dalla pelle al cuore" segna il ritorno del grande Venditti nell'abituale contesto del conflitto e delle contraddizioni tra pubblico e privato, di cui da sempre è il più illustre cantore.
Le canzoni sono nove in tutto unite da un unico concept (il tradimento e il perdono) su cui spiccano per originalità e sincerità "Giuda", "Comunisti al sole" (in cui sembra affiorare alla memoria un graffiante e sarcastico Gaber), e "Regali di Natale" in cui si sovrappongono i ruoli di padre e figlio.
Da notare che seppure con motivazioni ben diverse, partecipano all'incisione come ospiti speciali Carlo Verdone alla batteria e il sax lancinante di Gato Barbieri.
Ovvio aspettarsi durante il concerto le citazioni di alcuni dei suoi più grandi successi, da "Ricordati di me" a "Sara", da "Giulia" a "Compagno di scuola".
Antonello Venditti sarà accompagnato sul palco da Derek Wilson (batteria), Fabio Pignatelli (basso), Alessandro Centofanti (tastiere), Toti Panzanelli (chitarre), Maurizio Perfetto (chitarre), Giovanni Di Caprio (chitarre), Amedeo Bianchi (sax), Sandy Chambers (corista) e Julia St.
Louis (corista)

Claudio Bianconi
dal Corriere dell'Umbria Mercoledì 3 Dicembre 2008